Terreni alieni? Gli studi per coltivare ortaggi e semenze varie in "campi" insoliti

Ad esclusione degli spinaci, tutti gli altri semi hanno dato origine a coltivazioni sane e commestibili (almeno in parte).

Terreni alieni? Gli studi per coltivare ortaggi e semenze varie in "campi" insoliti

In un futuro – prossimo o lontano – con ogni probabilità finiremo per colonizzare altri pianeti, vuoi per l’incontenibile ed inesauribile desiderio di conoscenza che ci caratterizza, vuoi per necessità (deterioramento e invecchiamento del pianeta Terra). In verità, pur se alla lontana, abbiamo già iniziato i preparativi per una simile impresa, cominciando a testare la possibilità di approntare gli “attrezzi” essenziali per la sopravvivenza in ambienti alieni. Tra i primi, ovviamente, figura la produzione “in loco” di cibo. Saremmo in grado, ad esempio, di coltivare ortaggi e semenze varie – ovvero comuni prodotti agricoli terrestri – su terreni con caratteristiche “marziane” o “lunari”? Ci hanno provato alcuni scienziati della Wageningen University & Research, in Olanda, realizzando un esperimento durato diversi anni (ma soltanto ora pubblicato su Open Agricolture).

Risultato finale? Abbastanza incoraggiante per molte specie vegetali, ma… pensate un po’… non per gli spinaci! Proprio così, per gli spinaci non c’è stato verso (con buona pace di “Braccio di ferro”!). Tuttavia, per altre nove specie vegetali si sono invece ottenuti ottimi e insperati risultati.

Per condurre l’esperimento, gli studiosi olandesi hanno utilizzato riproduzioni artificiali della regolite lunare e del Pianeta Rosso (la regolite, nota anche come “eluvium”, è uno strato di materiale sciolto e di granulometria eterogenea, che ricopre uno strato di roccia compatta), provando a coltivarvi spinaci, crescione, rucola, pomodori, ravanelli, segale, quinoa, erba cipollina, piselli e porri. Per preparare il mix di terreno simil-marziano ci si è basati sulle rilevazioni storiche dei lander delle missioni Viking e del rover Pathfinder, attingendo soprattutto al suolo hawaiano (più simile alle caratteristiche desiderate). Per il terriccio lunare, invece, ci si è basati sui campioni di regolite che già possediamo, e su polveri e sabbia raccolte nel deserto vicino a Flagstaff, in Arizona.

Per portare avanti le innovative coltivazioni è stato poi necessario usare un concime adatto e “producibile” in ambienti alieni; la scelta è caduta su un composto di materia organica, ottenuta da residui vegetali di raccolti precedenti (un tipo di “rifiuto utile”, facilmente conservabile dagli astronauti di una futura colonia marziana o lunare). Ovviamente, tutte le vasche di suolo seminate, durante il processo di coltivazione, sono state messe a confronto e “misurate” con analoghe coltivazioni terrestri.

Ad esclusione degli spinaci, dunque, tutti gli altri semi hanno dato origine a coltivazioni sane e commestibili (almeno in parte). Migliori sono stati i risultati ottenuti col suolo di tipo marziano rispetto a quello lunare. Inoltre, oltre ad ottenere un primo raccolto, gli scienziati sono riusciti a raccogliere abbastanza semi di ravanelli, crescione e rucola da impiegare per una nuova semina, a garanzia della possibilità di continuità della coltivazione.

Questo esperimento, con i suoi interessanti risultati, si aggiunge ai precedenti già realizzati da altri studiosi in altri Paesi. Non è certo, infatti, la prima volta che si studia la possibilità di avviare un’attività agricola su altri mondi. Da tempo, ad esempio, gli scienziati sono al lavoro per capire come coltivare patate su Marte; oppure, hanno già verificato che i lombrichi (utilissimi decompositori) potrebbero vivere e riprodursi senza problemi nel suolo del Pianeta Rosso. Inoltre, risale soltanto a pochi mesi fa la notizia del primo seme germogliato sulla Luna, all’interno del lander cinese Chang’E-4.

L’esperimento olandese, comunque, si è limitato a testare le possibilità offerte dai diversi tipi di suolo, senza prendere in considerazione l’analisi di altri fattori come le radiazioni cosmiche o le temperature estreme, anche in considerazione del fatto che, qualunque sia il raccolto che riusciremo ad avviare su Marte o sulla Luna, con ogni probabilità esso dovrà rimanere al chiuso. La pellicola “The Martian” docet!

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Fonte: Sir