Ucraina, Senior Italia: fare memoria per promuovere l'accoglienza

In una serie di video le testimonianze di chi la guerra l'ha vissuta, i nostri anziani, quelli che si ricordando l'orrore, la paura, la vita continuamente in sospeso. La presidente Selvi: "Le loro parole ci scuotono dal distacco"

Ucraina, Senior Italia: fare memoria per promuovere l'accoglienza

"La guerra è una cosa bruttissima, basta la parola" (Anselma, 88 anni), "Ricordo le notti nei rifugi perché ci bombardavano continuamente, era un vero terrore", (Maria Felice 93 anni), "Sono stato prigioniero, i Paesi in guerra appena potevano si facevano il male reciproco" (Antonio, 105 anni). Sono le parole di chi la guerra l'ha vissuta, i nostri anziani, quelli che si ricordando l'orrore, la paura, la vita continuamente in sospeso. E' una guerra di molti anni fa, ma la sua tragedia è la stessa di quella di oggi in Ucraina. C'è una memoria della guerra che non finisce mai, sicuramente finché c'è chi la racconta. Senior Italia FederAnziani ha raccolto le testimonianze di questi libri parlanti, di questi anziani patrimonio insostituibile in una serie di video ("Guerra di ieri e di oggi. La memoria dei senior italiani") per raccontarlo a chi l'ha letta solo sui libri di storia. Le video testimonianze sono diffuse in questi giorni sui canali social della federazione, raggiungono i ragazzi, gli studenti, tutti, invocando un messaggio che non potrebbe essere più esplicito nella sua brutalità: bisogna porre fine alla guerra, aiutare chi ne ha bisogno.

"Le loro parole ci scuotono dal distacco a cui troppo spesso ci sentiamo autorizzati di fronte a una guerra, sì in Europa, ma che forse distrattamente riteniamo abbastanza lontana. E non è vero: la guerra è qui, nella memoria dei nostri anziani, ed è qui nel volto delle migliaia di profughi che stanno arrivando nel nostro paese", dichiara la Presidente Senior Italia FederAnziani Eleonora Selvi.

"Donne, bambini, e anziani, malati in molti casi, portatori di malattie croniche, proprio come tanti anziani del nostro Paese. I profughi della guerra non sono solo profughi, ma sono anche persone come le altre, coi loro bisogni e la loro condizione di salute che pre-esiste alla guerra. E il nostro Paese- prosegue Selvi- è chiamato a rispondere al bisogno di accoglienza e di salute: il che significa non solo emergenza Covid, con cui ancora bisogna fare i conti, ma anche appunto cronicità, come malattie respiratorie, oncologiche, cardiocircolatorie, diabete, con un impatto sul nostro sistema sanitario che dobbiamo saper affrontare. Ed è anche questo il messaggio dei video: nei volti e nella voce dei nostri anziani si riflettono i bisogni di tanti, anziani come loro, e anche loro libri parlanti, patrimonio inestimabile, e allo stesso tempo fragili tra i fragili". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)