Un cammino iniziato tanto tempo fa. La profondità del rapporto tra poesia e canzone

Un bel numero di grandi poeti hanno scritto per la musica: Pasolini, Elsa Morante, Prevert, Carla Vistarini.

Un cammino iniziato tanto tempo fa. La profondità del rapporto tra poesia e canzone

Ma l’animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai
si prende tutto, anche il caffè.

Parole assai conosciute per chi ha amato ed ama Franco Battiato. Sono in realtà parole che vengono da lontano, perché rappresentano una citazione da un libro abbastanza sconosciuto in Italia, Viaggio intorno alla mia camera (1794), di Xavier de Maistre, fratello del più famoso Joseph, che fu avversario della rivoluzione francese e dei suoi eccessi. Il viaggio dichiarato nel titolo avviene dentro una casa: l’ufficiale savoiardo de Maistre è stato punito con gli arresti domiciliari, per aver partecipato ad un duello. Qui, ottanta anni prima di Freud, è narrato un inconscio che se ne va per conto suo, sotto forma animale:

Di solito alla mia bestia do l’incarico di preparami la colazione: essa mi abbrustolisce il pane, e lo affetta. Sa fare il caffè a meraviglia, e molto spesso se lo beve pure.

Il lettore non si meravigli, quella della letteratura “alta” nella canzone è una presenza che viene da molto lontano. Dai tempi in cui la separazione non era stata ancora consumata. Da quando i trovatori cantavano le loro poesie d’amore -il fatto che la poesia allora fosse composta di “canzoni”, “ballate”, “sonetti”, “madrigali” dovrebbe farci molto pensare- dedicate alle belle signore senza pietà.

Tempi abissalmente lontani? Non tanto, e lo stesso padre Dante ce ne offre una prova, spesso rimossa anche a scuola: l’episodio di Casella che nel secondo canto del Purgatorio intona la canzone “Amor che nella mente mi ragiona” dell’amico Dante. Segno che anche nel passaggio tra Due e Trecento la canzone era veicolo per la poesia, e lo sarà ancora per alcuni secoli.

Un bel numero di grandi poeti hanno scritto per la musica: Pasolini, Elsa Morante (“Ai giochi addio”, da Romeo e Giulietta di Zeffirelli), Prevert, Carla Vistarini, scrittrice e autrice, tra le tante, di “E mia madre”, struggente ricordo materno, cantata sia dal batterista e voce della Formula tre, Toni Cicco, sia da Raffaella Carrà.

Se non vogliamo parlare del fatto che nel 2016, tra le polemiche, il premio Nobel per la letteratura è stato attribuito a Bob Dylan, che l’ossessione per le categorie porrebbe tra i cosiddetti cantautori. I quali però annoverano tra le loro file autentici poeti come Cohen, Peter Gabriel, e da noi De Gregori, Venditti, De Andrè, Guccini, il compianto Luigi Tenco, solo per fare pochi nomi.

E d’altronde il successo della recente tournée di Bruce Springsteen, come anche dei concerti di Vasco Rossi, ci dice che qualsiasi tipo di musica, chiamatela rock, progressive, indie, blues, folk, o come volete, nasconde autentiche poesie in grado di essere studiate a scuola. E amate dai giovani.

Il tributo di De Andrè a Edgar Lee Masters, il mito di Orfeo diventato opera rock grazie a Tito Schipa Jr con “Orfeo 9” (considerata una delle più belle opere rock di sempre), semplici canzoni in grado di arrivare nelle profondità dell’anima come “Telefono elettronico” di Renzo Zenobi e Lucio Dalla, e, gli aristocratici raffinati non si scandalizzino, “I giardini di marzo” o “Pensieri e parole” di Battisti-Mogol, “Una miniera” dei New Trolls, “Un giorno credi” di Edoardo Bennato, “Gli angeli” di Vasco Rossi e tante altre “canzonette”, per restare in tema, sono solo pochissimi esempi di quanto la canzone possa entrare dentro di noi e restarci per la sua profondità.

Non è un caso che nel Lazio un collettivo di attori, lettori, musicisti, Writer Monkey, da qualche tempo rappresenti “Lucio x 2”: uno spettacolo in cui vengono suonati, e anche letti come poesie, testi di Dalla e Battisti, accompagnati dalle parole di uno storico dei rapporti tra letteratura e musica. Le parole, quando entrano e rimangono dentro, sono poesia, anche cantate.

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Fonte: Sir