Dall’impero romano a oggi... Siamo tornati in pieno periodo coloniale, ancora più buio di quello del passato
Per circa cinque secoli l’impero romano controllò il suo territorio grazie al governo diretto o usando governi locali vassalli.

Le cose non sono cambiate di molto e lo abbiamo visto nelle ultime settimane. Appena tornato alla Casa Bianca, il presidente Trump ha iniziato a dare forti segnali di una nuova ripartizione delle sfere di influenza globale. Gli Stati Uniti non intendono rinunciare al loro ruolo nella politica e finanza planetaria; e per farlo stanno ridisegnando lo scacchiere mondiale. Da parte loro, i Paesi del Sud hanno da tempo denunciato la loro mancata rappresentanza nei centri di potere globale. Per decenni i Paesi africani e asiatici hanno chiesto di avere un ruolo maggiore all’Onu, senza successo. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (Brics) da tempo organizzano incontri multilaterali volti a formare un polo alternativo agli Usa. Ma funziona veramente? Non sembra. Dopo aver perso l’abbrivio iniziale, i Paesi aderenti al Brics si sono divisi sulla decisione di avere una nuova moneta comune da contrapporre al dollaro americano. Non è ancora chiaro quale sia il progetto trumpiano, ma chiari sono i segni di cambiamento. Appena salito al potere, è scoppiata una nuova fase dell’invasione ruandese nella Repubblica del Congo. Il Ruanda è presente nei territori al confine con il gigante africano sin dagli anni Novanta con l’ausilio di milizie sostenute dal regime di Kigali. Questa nuova invasione violenta – con migliaia di morti e feriti e inaudite violenze contro donne e bambini – ha la benedizione degli Stati Uniti, e avvia un processo di ripartizione del Congo ridisegnando i confini dal paese. Il Congo orientale è ricco di risorse minerarie: quelle interessano e la sofferenza umana causata per accaparrarsele sta sotto il radar. E che dire delle isole Chagos, piazzate nel bel mezzo dell’Oceano indiano. Isole che mai ebbero l’indipendenza dal governo britannico e la cui popolazione venne espulsa nel 1967 per permettere la costruzione della base militare americana di Diego Garcia. Ora il governo del Regno Unito ha accettato di restituire l’arcipelago alle Isole Maurizio, senza però preparare un piano per il ritorno della popolazione (nel frattempo tutte le infrastrutture sono crollate) né si vede la materializzazione di una adeguata compensazione alla popolazione espulsa. La base militare rimarrà sotto il controllo statunitense. La lista potrebbe continuare. Ci troviamo di fronte alla spartizione di interi continenti in sfere di interesse. Spartizione che avviene senza preoccuparsi di interpellare la popolazione interessata. Si permetterà a paesi emergenti – Turchia e India – di accaparrarsi qualche forma di interesse economico, ma senza porre un seria sfida geopolitica a Usa e Cina. La Russia, che sembra essere favorita da Trump, di fatto ne uscirà con le ossa rotte. La guerra in Ucraina ha stremato il paese. I pochi guadagni territoriali che ne trarrà non ripagheranno lo sforzo bellico. La sua influenza in altri continenti non crescerà di molto e dovrà accontentarsi di poche vittorie di facciata. Il tempo delle svolta democratiche è giunto al tramonto. Siamo tornati in pieno periodo coloniale, forse più buio di quello del passato.
Giuseppe Caramazza
Missionario Comboniano