Ong: no all'uso dei fondi per lo sviluppo dell'Africa per bloccare i migranti

Concord, rete di 2.600 ong europee, contesta la tendenza dei Paesi dell'Eu a «sospingere a ogni costo i migranti verso i Paesi di origine e di transito» e a utilizzare i fondi europei «per delegare a governi poco o affatto democratici, in cambio di una manciata di denaro, la gestione delle frontiere e il contenimento degli sbarchi».

Ong: no all'uso dei fondi per lo sviluppo dell'Africa per bloccare i migranti

Giù le mani dai fondi europei di sviluppo per l'Africa.
Non vanno usati per "pagare" i governi africani affinché blocchino i migranti. È quanto sostengono Concord Europe e Concord Italia, reti che rappresentano oltre 2.600 ong, in un documento redatto in vista del Consiglio Europeo del 28-29 giugno in cui i governi si riuniranno per discutere di immigrazione e della riforma del sistema europeo comune di asilo (CEAS).

«Il Trust Fund Europa for Africa deve essere uno strumento interamente legato allo sviluppo - spiega Francesco Petrelli, portavoce di Concord Italia - non merce di scambio per delegare a governi spesso poco o affatto democratici, in cambio di una manciata di denaro, la gestione delle frontiere e il contenimento degli sbarchi, anche a costo della violazione dei diritti umani di uomini, donne e bambini. Questa idea oltre che inaccettabile moralmente è del tutto illusoria e irrealistica». 

La politica europea sull'immigrazione si sta orientando su «proposte che ancora una volta sono prevalentemente centrate sulla cosiddetta esternalizzazione delle frontiere, piuttosto che sulla  protezione dei rifugiati e il rispetto dei diritti umani», si legge nel documento di Concord Europa.

«È una gestione dei migranti che tende a sospingerli ad ogni costo verso i Paesi di origine e di transito, utilizzando in modo improprio parte delle risorse per lo sviluppo del Fondo fiduciario di Emergenza dell'UE per l'Africa, in fase di rifinanziamento. L’obiettivo è la creazione di hotspot, o 'piattaforme di sbarco', proprio in quei Paesi allo scopo di rafforzare i confini esterni di quella che sempre più sta trasformando il nostro continente in una "Fortezza Europa"». 

Concord nello specifico chiede «che vengano istituiti sistemi di monitoraggio coerenti per valutare l’impatto dei progetti finanziati dal Fondo sul tema dei diritti umani, permettendo di identificare e chiudere quegli interventi, come quello a sostegno delle guardie costiere libiche, che favoriscono l’esternalizzazione alle autorità di frontiera dei Paesi di transito la gestione dei flussi migratori».
Inoltre, chiede «di favorire e non di limitare la mobilità regionale intra-africana, che oggi rappresenta l’80 per cento dei flussi migratori e che è un fattore essenziale per lo sviluppo di quel continente e per la stabilità e lo sviluppo di molti paesi». 

Concord propone quindi «che vengano istituiti canali di ingresso regolari verso l’Europa per garantire che la migrazione internazionale possa favorire lo sviluppo africano» e «che venga modificata la struttura di governance del Fondo fiduciario per l'Africa per includere formalmente un requisito di cogestione dei progetti per i partner africani, a partire dalle organizzazioni della società civile e dalle istituzioni locali, oltre che ai governi».

In un’ottica di coerenza delle politiche è necessario inoltre - sostiene Concord - che il secondo strumento di finanziamento disponibile nell'ambito del 'pacchetto migrazioni' per sostenere la dimensione esterna delle politiche migratorie dell'UE, vale a dire l'EU External Investment Plan, dia priorità agli impatti sullo sviluppo rispetto agli interessi finanziari delle grandi imprese europee o internazionali, sostenendo modelli equi e strutturati di business utili per i lavoratori e gli imprenditori locali». 

«Il Fondo di Investimenti per l’Africa, su cui il governo italiano punta, può essere un’occasione a patto che sia uno  strumento di vero e verificabile impatto per lo sviluppo economico sostenibile e non un’occasione di speculazione. 

Il Fondo non deve diventare il cavallo di Troia per la privatizzazione di servizi essenziali come la salute o l’educazione, che sono volani essenziali di crescita economica e una delle cause profonde su cui intervenire per dare prospettive ai giovani africani nei loro Paesi», conclude Francesco Petrelli.

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Parole chiave: Concord (2), Fondi Ue (1), migranti (229)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)