Storia. Il primo Sinodo diocesano risale al 964

«Quando mi chiedono quando è stato celebrato l’ultimo – spiega mons. Stefano Dal Santo – rispondo con una battuta: mai». Quello del 1957, convocato da Bortignon, pur avendone la forma giuridica, si configurò come un “corso di aggiornamento”

Storia. Il primo Sinodo diocesano risale al 964

La data del 16 maggio 2021 entrerà nella storia della Chiesa di Padova. Mai prima d’ora la nostra Diocesi aveva vissuto un Sinodo diocesano come lo intendiamo dopo il Concilio Vaticano II (e la riforma del Codice di diritto canonico del 1983), cioè con la presenza dei laici accanto a quella dei presbiteri. «Spesso mi chiedono, in queste ultime settimane, quando a Padova abbiamo vissuto l’ultimo Sinodo: con una battuta rispondo “mai”», spiega mons. Stefano Dal Santo, docente di storia della Chiesa alla Facoltà teologica del Triveneto. Prima della metà del 20° secolo infatti, «quel cammino, odos, che caratterizza la parola greca per Sinodo, non era altro che un convenire del clero diocesano attorno al proprio vescovo per recepire delle norme o indicazioni per la vita pastorale della Chiesa locale».

Così fu per tutti i Sinodi diocesani, dall’Alto medioevo – ci sono attestazioni nel 6° secolo – fino appunto alla teologia del Vaticano II. Due le date chiave in questi 1400 anni di storia: il 1215, quando il Concilio Lateranense VI definisce normativamente la forma sinodale; e il 1917, quando la riforma del Codice di diritto canonico, pur senza definire i dettagli delle assemblee, le rende obbligatorie almeno ogni dieci anni.

«Il primo sinodo documentato per Padova risale all’anno 964, convocato dal vescovo Ildeberto – riprende mons. Dal Santo - In realtà non si tratta di un’assemblea normativa, egli conferma semplicemente la proprietà di alcuni beni per altrettante istituzioni ecclesiastiche. Sono invece importanti per il medioevo i Sinodi che si tennero dopo il Concilio di Trento (1545-1563), dove si stabilì che proprio i Sinodi diocesani dovessero essere il luogo in cui la normativa tridentina veniva accolta e applicata nelle Diocesi». Padova obbedì alla prescrizione immediatamente, già nel 1564 viene convocato il primo Sinodo dopo Trento. Nel 1566, in un secondo Sinodo si decise di aprire il Seminario per i futuri presbiteri. Nei 120 anni successivi furono convocati quindici Sinodi diocesani, con cadenze irregolari: a fronte di vescovi che non convocarono mai il Sinodo, ci furono pastori, come Marco II Corner, che ne convocarono ben sette». Dopo il Concilio tridentino, le assemblee diocesane acquisirono un elemento importante: i vescovi iniziarono a chiedere al clero di raccogliere e consegnare loro documentazioni e informazioni relative alle comunità, come si vede nel caso di Federico II Corner per il Sinodo del 1585, nonostante egli stesse compiendo un’importante visita pastorale.

Arrivò quindi la grande stagione riformatrice nel segno di san Gregorio Barbarigo, ma il fatto che in trentatré anni di episcopato abbia convocato appena due Sinodi (1667 e 1683), ci fa comprendere che non sempre era in questo contesto che le grandi decisioni venivano annunciate o applicate. «In questo episcopato è l’istituzione dei vicari foranei ad acquisire un’importanza particolare – aggiunge mons. Dal Santo – Chiedendo loro di radunarsi con lui almeno una volta all’anno, gli storici sono concordi nel dire che il Barbarigo intese creare una sorta di “surrogato del Sinodo”, dal momento che non poteva per ragioni di natura organizzativa convocare spesso l’assemblea con tutti i presbiteri».

Per trovare una nuova convocazione per Padova, occorre poi attendere oltre duecento anni, per arrivare al 1890 con il vescovo Callegari. Nel Novecento Sinodi sono indetti da Elia Dalla Costa (1927), Carlo Agostini (1947) e Girolamo Bortignon (1957), ma «la storia di quest’ultimo è singolare – conclude lo storico della Chiesa – Bortignon precisa che non si tratta di un nuovo Sinodo, anche se a livello giuridico, almeno nella convocazione, ne mantiene la forma. Per il vescovo si tratta piuttosto di “discutere” – verbo inusuale, allora i Sinodi prevedevano comunicazioni – senza cambiare molto le normative già approvate da Agostini, come dire che quel Sinodo rimaneva valido pur con la necessità di aggiornamento. Bortignon previde la partecipazione di tutti i presbiteri, ma in dieci gruppi di ottanta in incontri separati di tre giorni dal luglio al novembre del 1957. Ecco perché non si può parlare di Sinodo, per un evento che infatti venne comparato a un importante corso di aggiornamento di cui si perse il ricordo nella memoria diocesana».

Fare memoria del passato per scegliere

Collocare nella storia e nel vissuto della Chiesa di Padova il Sinodo diocesano che inizia significa fare memoria del cammino percorso fino a qui. «Dal passato non derivano indicazioni per il futuro - commenta mons. Stefano Dal Santo - ma la storia ci permette di essere consapevoli di quanto vissuto e deciso. Sapere da dove veniamo, per decidere dove andare».

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