Librerie indipendenti: piccole, ma grandi baluardi di cultura

Tutto il Padovano, ma soprattutto la città, è costellato di piccole realtà indipendenti, dove la differenza la fanno giovani librai che hanno recuperato la passione per una professione in declino e che sanno riavvicinare i lettori con il rapporto personale.

Librerie indipendenti: piccole, ma grandi baluardi di cultura

Possibile che la libreria non venga più vista oggi giorno come un luogo di diffusione culturale? È una riflessione critica quella di Antonio Zaglia, presidente del gruppo librai Ascom, intervenuto a fine gennaio a un convegno organizzato dalla sua associazione di categoria nel quale, assieme alla presenza di editori, librai veneti, l’onorevole Flavia Piccoli Nardelli, presidente della commissione cultura della Camera e l’onorevole Giulia Narduolo, componente della stessa commissione, si è provato a dare una risposta alla domanda: “Qual è il futuro della libreria indipendente?”.

In un contesto reso complesso dagli squilibri tra grandi catene e piccole realtà, si parte dai dati, quelli tangibili e altrettanto sconfortanti: secondo l’Istat soltanto 4 italiani su 10 leggono almeno un libro all’anno. L’Italia, negli ultimi sei anni, ha perso 3 milioni e 300 mila lettori. Arduo indagare sulle cause, dall’uso di internet che è entrato in concorrenza spietata con la carta stampata, a forme di letture sempre più brevi per mancanza di quella concentrazione di cui le nuove tecnologie ci stanno privando.

Rimane, però, una realtà eloquente: «L’Italia è all’ultimo posto in Europa per numero di lettori – continua Zaglia, titolare della libreria Gregoriana estense – ed, evidentemente, non è un problema di prezzo perché siamo sotto a paesi come l’Inghilterra, dove il libro è più caro e senza sconti, o come in Germania, dove per il primo anno e mezzo dall’uscita del libro non è previsto alcun tipo di deprezzamento». In Italia, inoltre, dal passaggio lira-euro, il libro ha mantenuto, se non anche abbassato, il proprio costo di copertina: «Oggi mediamente si può comprare un libro a 15 euro, nel 2000 un titolo di Ken Follett costava dalle 28 alle 32 mila lire».

A Padova la realtà è molto complessa e frastagliata: sommando quelle universitarie, le due grandi catene e i tanti negozi indipendenti si arriva a circa 20 librerie. Una dimensione viva, ma molto frazionata: «Se guardiamo a Vicenza, a Venezia, ma anche a Treviso o Belluno, esistono librerie indipendenti dall’importante valore economico e radicate da anni nel territorio. A Padova ci sono realtà più piccole: la stessa San Paolo Gregoriana, ora con sede solo di fianco al Duomo, prima aveva quattro punti vendita con filiali a Este e a Thiene, ed era l’unica 30 anni fa ad avere un’estensione locale così ampia».

Dalle difficoltà, però, qualcuno trova nuovi stimoli: ecco così che le librerie indipendenti provano a stare al mondo, cucendosi addosso una propria dimensione specializzata, instaurando un rapporto diretto con il cliente e invogliandolo ad abbracciare tutte le forme artistiche, da mostre a letture di poesia, la libreria si trasforma in baluardo culturale. Se la crisi dell’editoria è tangibile, è anche vero che loro, caparbiamente, passano ore e ore nei magazzini a scegliere ogni libro, ad approfondirlo e farlo proprio per ritornare a essere librai e non solo commercianti. Ragazzi laureati che proprio tra i banchi di scuola hanno stretto amicizie e sogni da tirar fuori dai cassetti: «Da noi sono passate centinaia di classi – conclude Zaglia – e noi vediamo la curiosità soprattutto dei bambini che vengono in libreria, girano tra gli scaffali, toccano un libro. Questo nelle grandi catene avviene meno perché l’entusiasmo che solo il piccolo librario può trasmettere non si torva altrove: è il cuore che doni e lo metti solo in qualcosa di tuo».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)