«Vento in poppa, caro padre vescovo»

Una famiglia, un parroco, un gruppo giovanissimi, un’insegnante di scuola paritaria, un’accompagnatrice degli adulti, una giornalista, un missionario, una volontaria Caritas, una religiosa: a loro abbiamo chiesto, a nome di tutta la diocesi, di consegnare al “padre vescovo” un augurio per il futuro.

«Vento in poppa, caro padre vescovo»

Padre vescovo Antonio, così hai voluto essere chiamato quando 26 anni fa hai accettato di guidare la diocesi di Padova.
Con il termine “padre” ci hai adottati, come san Giuseppe ha adottato Gesù bambino. Abbiamo desiderato vederti più spesso nelle nostre comunità, ma sappiamo che il padre molto spesso non c’è, perché sta lavorando, sta spendendo la propria vita per i figli a lui affidati. Anche tu hai speso buona parte della tua vita per noi, tuoi figli adottivi.
Ti chiediamo di continuare a pregare per tutte le famiglie del mondo, soprattutto in questi periodi in cui vengono minate le fondamenta della società, cercando di sminuire il valore del matrimonio e della famiglia. Vogliamo augurarti di continuare la tua missione, pur con le difficoltà, le gioie, le paure, le ansie, le attese, con la certezza che nell’ultimo incontro che apre alla vita, il Signore saprà darti la giusta ricompensa. Un’ultima cosa: per tutto il tuo operato e per tutto il bene elargito... grazie! Buon viaggio.

Andrea e Miriam con i figli Marianna, Eleonora e Giovanni Cogo, parrocchia di Ponso

Caro vescovo Antonio, ci permettiamo di darti del tu non tanto per mancarti di rispetto, ma per farti i migliori auguri, quelli veri, fatti con il cuore e che di solito si fanno a un amico o meglio ancora a un fratello.
Volevamo augurarti tutto il meglio che c’è, perché in ogni istante tu possa sempre sorridere e sprizzare quella energia (da sempre tua compagna di viaggio), tanto che chiunque ti incontri possa dire: «Guarda Dio come rende felici!».
Ti auguriamo di essere sempre un vero testimone di Qualcuno di Grande, sceso quaggiù e che ora ti sta stringendo entrambe le mani per darti tutto il coraggio possibile per questo nuovo viaggio che intraprenderai.
Ma soprattutto ti auguriamo di essere pittore, capace sempre di dipingere il mondo con i colori migliori per rischiarare il nero della realtà. Usa in abbondanza il verde delle nostre montagne, simbolo di speranza, il marrone dell’umiltà e semplicità che trovi in pianura e infine il viola dell’uva dei colli Euganei, il colore della passione per la vita e dell’amore più grande, quello che si trova nel perdono.
Ah, dimenticavamo: non scordarti dell’azzurro che c’ è dentro ognuno di noi, frammento di paradiso sulla terra.

gruppo giovanissimi dell’unità pastorale di Arsiè

«Va verso il paese che ti indicherò e sarai benedizione» (Gn 12-1,2).
Grazie padre vescovo Antonio perché è stato per tutti noi un dono che continuerà nel tempo, eco della sua vita vissuta in pienezza di dono al Signore e alla sua amata diocesi che, giorno dopo giorno, ha servito con determinazione, entusiasmo, audacia. Grazie! Oggi con la sua scelta di andare verso altre terre come “semplice missionario” torna a dirci il segreto del suo essere uomo di sconfinati orizzonti, un padre capace di risposta alle sfide urgenti del nostro tempo Grazie per la sua vita preziosa non solo agli occhi di Dio... preziosa anche per noi! Un dono di fedeltà e di forte testimonianza.
Le auguriamo, padre vescovo Antonio, che possa continuare a essere, per tutte le persone che l’attendono, benedizione.

suor Teresa Pavan - Usmi Padova

Incontrare Gesù Cristo, Parola fatta carne, rivelazione dell’Amore del Padre che sana e libera, è l’unica verità assolutamente necessaria che può dare senso e sapore all’esistenza di ogni uomo.
È questo ciò che ci motiva e ci spinge a donare gratuitamente tempo ed energie per farci “operai” nel cantiere aperto dell’iniziazione cristiana dove lei, padre vescovo, in questi anni ci ha fatto sentire la sua presenza di “direttore dei lavori” sempre attento e partecipe, incoraggiandoci e spronandoci con la passione, vigore ed entusiasmo che la contraddistinguono.
Ora siamo noi, catechisti ed accompagnatori dei genitori, insieme a tutta la comunità diocesana a “fare il tifo” per lei, a diventare “compagni di viaggio” in questa nuova esperienza di missione che l’attende, stringendola in un caldo abbraccio di stima affetto e accompagnandola con le nostre preghiere. Buon cammino... insieme!

Alessandra Cipolotti accompagnatrice degli adulti, parrocchia di Mortise

Carissimo padre vescovo, si erano perse le tracce di vescovi che aprono cammini missionari nuovi. Lei le ha rispolverate.
In Asia sono stati molti i vescovi che hanno cominciato il cristianesimo in aree complesse, immense e lontane, a volte anche in assenza di un presbiterio. Ma sono passati secoli. Sembrano quasi leggende.
Oggi lei dimostra che un pastore è anzitutto un missionario, uno che indica strade, stili e tempi. Questa sua scelta di vivere il suo servizio testimoniando in Etiopia esplicita chiaramente quello che era (e resta) un sogno, un impegno, una profezia per le chiese italiane.
In tempi di paura per il futuro, titubanza e ripiegamento, la strada del dono (fidei donum) e della fiducia in Dio è quella più feconda. Confido che amici e confratelli nel venirla a trovare sapranno respirare la bellezza e la gioia della missione.
Personalmente considero questa sua partenza come la linea pastorale più coerente e attuale che abbia proposto a noi di Padova. In Etiopia spero l’accolgano meglio di come noi accogliamo loro. Grazie e buon cammino.

don Attilio De Battisti, missionario fidei donum in Thailandia

La prima volta che ho incontrato il padre vescovo è stato nella terra di san Francesco. Io a un campo itinerante, lui in ritiro prima dell’ingresso a Padova. Era il 1989. Avevamo dimenticato il pranzo e lui divise in fraternità pasta al pomodoro e pollo. Il segnale di quello che sarebbe stato c’era tutto.
Caro padre vescovo è un po’ difficile vivere questo tempo anche se la distanza con Padova sarà solo fisica. Da giornalista non potrò mai dimenticare gli incontri per la festa di san Francesco di Sales, nostro patrono. Noi abituati a pungolare, lei pronto a parlare con schiettezza, a volte in modo scomodo, sempre stimolante e ricco di cultura sapientemente distillata ai cuori. E poi i ritiri di quaresima che ci ha regalato al monastero della Risurrezione di Montegalda, alle cucine popolari, all’Opsa, al centro universitario, plasmati del suo stile povero e concreto, pronto all’ascolto, vicino alle persone.
Padre vescovo, grazie per la sua passione e grazie anche per la testimonianza di questi ultimi intensi mesi. Ha avuto il coraggio di lasciare. Ha il coraggio di continuare. Missionario semplice in Etiopia: una scelta che tocca e muove le nostre coscienze.
Finito un lungo servizio, il servizio continua. Buona strada padre vescovo. Ci ricordi nelle sue preghiere. Alla ricerca della “verità sostanziale dei fatti”, ne abbiamo davvero tanto bisogno.

Chiara Gaiani, giornalista e presidente Ucsi Padova

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