Paolo e la famiglia. Si conclude il lungo viaggio attraverso i rapporti famigliari nel grande codice della Bibbia

Paolo non si dedica ad un trattato di etica famigliare, ma nelle sue lettere torna più volte sui rapporti fra gli sposi.

Paolo e la famiglia. Si conclude il lungo viaggio attraverso i rapporti famigliari nel grande codice della Bibbia

Siamo giunti al termine del lungo viaggio attraverso i rapporti famigliari nel grande codice della Bibbia, ma non potremmo dire concluso il nostro itinerario senza almeno un accenno a quanto ha avuto modo di dire l’apostolo Paolo sul matrimonio e i legami famigliari. Forse non tutti sanno che alcuni studiosi non escludono che da buon fariseo Saulo/Paolo potesse avere avuto una moglie ed essere rimasto vedovo o che abbia deciso di rinunciare alla sua compagnia per dedicarsi interamente ai pericolosi viaggi per la sua predicazione, ma se resta più diffusa l’opinione che non avesse moglie è assolutamente da sfatare quell’antico pregiudizio che lo dipinge come misogino o poco incline a riconoscere alle donne pari dignità degli uomini all’interno della comunità ecclesiale. Nulla di tutto ciò: Paolo non si dedica ad un trattato di etica famigliare, ma nelle sue lettere torna più volte sui rapporti fra gli sposi e riconosce alla concordia famigliare un valore primario come testimoniano queste parole: “Se qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele” (1Tim 5, 8). Il testo fondativo della “teologia coniugale” paolina è nella Lettera agli Efesini (Ef 5,1-2.21-33) dove l’apostolo innesta il rapporto fra marito e moglie sul rapporto fra Cristo “sposo” e la Chiesa. È una concezione assolutamente inedita che se, stravolge il legame di sudditanza che allora aveva la donna nei confronti del marito, quasi fosse un padrone, resta ancora oggi per ogni persona sposata la massima valorizzazione della sua relazione coniugale. Paolo nel descrivere l’amore reciproco fra i coniugi usa il verbo greco agapao che supera, attraverso la donazione totale e reciproca, la dimensione della passione espressa con il termine eros. Noi oggi comprendiamo più facilmente, almeno nella teoria (!!), questa distinzione basilare, ma ci accorgiamo come vivere tale sottomissione reciproca – essere coniugi cioè “sotto lo stesso giogo” che è leggero se guardiamo a Cristo come architrave della relazione – sia un cammino che si compie nella gradualità del tempo e si comprende e assimila nelle diverse stagioni della vita con ritmi e progressi differenti. Davvero, come esclama Paolo: “questo mistero è grande” (Ef 5,32) perché è un segno, un sacramento, appunto, che non esisterebbe senza la linfa vitale dello Spirito Santo che fluisce dall’Amore primigenio del Padre e attraverso la morte e resurrezione del Figlio. Molti altri sono gli ammonimenti che Paolo offre alle coppie sposate in merito a non assolutizzare la corporeità (1Cor 6,13) ma anche, viceversa a non rischiare eccessi di spiritualismo disincarnati (1Cor 7,5). Nella lettera ai Romani cerca di mettere in guardia i membri della comunità cristiana da tutte le deviazioni che l’ambiente della capitale viveva in modo quasi endemico (Rm 6,13). Ripetuto è l’invito alla preghiera in comune, alla condivisione delle fatiche quotidiane vissute come offerta al Signore e Paolo non esclude la possibilità che il legame matrimoniale sia il canale attraverso cui uno dei due coniugi giunga alla pienezza della fede (1Cor 7,14). Tutta la predicazione dell’apostolo è un’incoraggiante accompagnamento, proprio come quello di un padre spirituale che sostiene i suoi figli, consapevole dei carismi e dei talenti di ciascuno, in uno spirito che oggi chiameremmo di autentica laicità. Anche le raccomandazioni nel rapporto fra genitori e figli (Ef 6,1-4; Col 3,20-21) si innestano sulla legge ebraica e sui costumi delle città in cui Paolo viene a trovarsi, ma con un surplus di dedizione e cura per cui la severità degli uni e l’ubbidienza degli altri sono subordinate alla necessità di privilegiare sempre un dialogo franco e sincero, il cui primo esempio non può che essere quello degli sposi fra loro. Difficile tutto questo? Sì, ma non impossibile nel Signore. Quando chiesero a Gesù se era lecito divorziare secondo la legge di Mosè, Gesù disse che “in principio” non era così, affermando l’indissolubilità delle nozze: fu allora che i suoi discepoli esclamarono: “Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi” (Mt 19,10). Ebbene sì, il matrimonio è una via esigente, ma al termine di questo nostro viaggio l’auspicio è che ai più sia sembrata affascinante.

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Fonte: Sir