Salmo 4. Un Salmo per riconciliarsi con Dio e il mondo prima di chiudere la giornata

L’ebreo osservante come il cristiano coltiva questo rapporto con la Scrittura, con la Parola che salva e che nella nuova alleanza si è fatto persona in Cristo, morto e risorto.

Salmo 4. Un Salmo per riconciliarsi con Dio e il mondo prima di chiudere la giornata

Settimana scorsa abbiamo letto e commentato un salmo da recitarsi la mattina; il Salmo 4, invece, potremmo chiamarlo, con un’espressione forse un po’ ingenua, ma non credo irriverente, il salmo della buona notte. “Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! Nell’angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me, ascolta la mia preghiera” (vv. 1-2) È una supplica e una lode insieme, quella che sgorga nei primi due versi e sembra proprio nascere dal cuore di un uomo, una donna, un giovane o una giovane e, perché no, anche un’adolescente o un ragazzo, al termine della giornata. “Signore, io so che ci sei, anche se magari durante questo giorno sono successe cose che mi hanno contrariato e fatto proprio male; anche se un incontro è stato doloroso o fallimentare; oppure non ho ottenuto, nonostante i miei sforzi, il risultato che mi ero prefissato. Io mi fido di te, ma tu rispondimi, perché non sempre il mio udito è attento alla tua voce e mi scoraggio facilmente; invece tu sei la mia giustizia cioè mi aiuti a credere che, nonostante i miei fallimenti, la bilancia del Tuo amore per me è sempre favorevole, o comunque pende sempre a mio favore, mi permette di ricominciare, domattina, da capo, senza rimpianti o sensi di colpa sterili per quello che oggi è avvenuto”. Il salmista esalta la fedeltà di Dio, lo vuole dire a tutti (“Sappiatelo!” v. 4) anche se in realtà magari lo sta sussurrando presso il suo letto. Dio compie “prodigi” (v. 4) e “mi ascolta quando lo invoco” (v. 4). I prodigi, i segni che possiamo vivere e gustare sul nostro cammino, non sono magie, non sono giochi di prestigio e neanche regali che possiamo presumere di meritare… i prodigi del Signore sono il frutto maturo della nostra fede. Prima la fede, poi i miracoli… Spesso è successo così anche nell’incontro con Gesù, che più volte ha potuto dire: “La tua fede ti ha salvato!” (Mc 10,52). Anche il funzionario, sulla carta “non credente” che chiede a Gesù la guarigione del figlio, fa un percorso, si mette in cammino e il miracolo si alimenta proprio a partire dal suo itinerario di fede (“”Va’, tuo figlio vive”. Quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino” Gv 4,50)

L’invito dell’orante è anche per coloro che hanno commesso il male, se vogliamo anche per i propri nemici, perché si ravvedano, non amino “cose vane” – e di quante cose vane siamo oggi circondati! – Noi non siamo solo dalla parte del giusto, spesso siamo proprio coloro che hanno bisogno di ritrovare il tremore di tenerezza e non di paura per la legge del Signore: una legge che non è catena, ma parola di vita, perché io viva… “Esaminate il vostro cuore” (v. 5). Una volta si insegnava a fare “l’esame di coscienza”, forse oggi l’espressione è meno frequente, ma la sostanza non cambia. Chi di noi si accanisce contro i cartelli stradali o i paracarri che segnano la strada? E quanto invece possiamo ravvederci e chiedere perdono per tutte le volte che “usciamo di strada”? L’ebreo osservante come il cristiano coltiva questo rapporto con la Scrittura, con la Parola che salva e che nella nuova alleanza si è fatto persona in Cristo, morto e risorto. “Vi supplichiamo, in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20) Paolo esorta a questo ogni uomo e noi possiamo fargli eco tutte le sere, al termine della nostra giornata, pensando alle volte in cui di Dio non ci siamo fidati e pregando per tutti quegli uomini e quelle donne che ancora non hanno incontrato Gesù e temono che Dio sia un giudice che punisce e castiga o che la loro vita sia solo alla mercé di eventi per lo più tragici, in balia di un virus o di una guerra, segnata inesorabilmente dall’ombra della morte. Non è così, per noi non sia così! Gesù ha vinto la morte per sempre! E allora possiamo gioire e fare festa con le parole del salmista: “Hai messo più gioia nel mio cuore di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza” (v. 8). Il grano e il vino, segni di abbondanza per l’ebreo, segni eucaristici per il cristiano. Noi possiamo gioire del pane e del vino, perché essi ci sono stati donati, per sempre, come il corpo e il sangue di Gesù e questo alimento non verrà mai meno e sostiene la fatica di ogni singolo giorno della nostra esistenza, perché noi diventiamo il Corpo che mangiamo.

Infine un verso che risuona come un adagio da ripetersi fino a quando le palpebre non si chiudono: “In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare” (v 9). Conosco una bambina che oggi si avvia a diventare una giovane donna. Ricordo quando faceva fatica a prendere sonno, quando rimboccandole le coperte c’era bisogno di scacciare qualche fantasma… Guardo vicino al suo letto e trovo ancora scritte queste parole: “in pace mi corico e subito mi addormento”, Siamo tutti Figli nel Figlio e il Signore ci tiene in braccio come una madre, di cosa possiamo temere?

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Fonte: Sir