Don Dario Marchioretto nuovo prete. "Voglio annunciare la gioia che Lui mi dà"

Nato il 27 febbraio 1981, è originario di San Giorgio di Perlena. Prima del Seminario ha studiato come perito industriale in elettronica e lavorato per alcuni anni. È entrato nel 2017 a Casa Sant’Andrea, per poi passare al Maggiore. Ha prestato servizio a San Giacomo di Romano, Sant’Eufemia e San Leonardo in Borgoricco, Santi Pietro e Paolo in Zané (come diacono).

Don Dario Marchioretto nuovo prete. "Voglio annunciare la gioia che Lui mi dà"

Don Dario Marchioretto, ci siamo. Come ti senti?
«Mi sento emozionato di fronte alle meraviglie che compie il Signore. Penso alla mia passione della lavorazione del legno: come di fronte a un progetto che in corso d’opera continua a cambiare e migliorare, così vedo come il Signore continuamente cambia nel bene e migliora ciò che fa».

L’ordinazione è il 28 maggio in Cattedrale...
«Io vengo dalla periferia, dalla parte “alta” della Diocesi in provincia di Vicenza. Anche nell’ordinazione diaconale ho provato una grande emozione sapendo di essere nella Cattedrale che rappresenta l’unità della nostra Diocesi, varcando quella porta con la gente della tua comunità che ti accompagna e fa sentire la sua vicinanza».

In tanti ti hanno accompagnato in questi anni, dentro le mura del Seminario ma anche nelle comunità in cui sei stato chierico...

«Sono grato proprio al Seminario, ai rettori, ai padri spirituali e agli educatori, che hanno saputo accompagnarmi e farmi crescere anche come uomo. Nonostante abbia 41 anni si continua sempre a crescere. Allo stesso modo sono grato alle mie comunità di formazione e alle comunità dove ho prestato servizio, perché ognuna mi ha fatto scoprire una prospettiva diversa della Chiesa, sia nel Bassanese, nella zona di Camposampiero, Borgoricco, e adesso nel Vicentino, a Zanè».

Facciamo ancora un balzo più indietro e torniamo a San Giorgio di Perlena e alla tua famiglia. Cosa provi?
«Tanta gratitudine. Nella mia parrocchia ho svolto tante attività, nel consiglio pastorale, nella corale, ma più che il fare è importante il vivere, il crescere cristianamente. Sono grato alla mia famiglia per i valori che mi ha trasmesso, per quel che mi ha insegnato, per quello che ho potuto apprendere e comprendere e soprattutto anche per come mi ha accompagnato e come ha accolto la mia vocazione dopo 15 anni di lavoro. Avevano le loro aspettative però hanno saputo fidarsi del progetto del Signore».

Come descriveresti la tua relazione con Gesù?
«È una relazione che è cresciuta, che è maturata. Nell’immagine di ordinazione ho messo un versetto dal salmo 22: «Annuncerò il tuo nome a miei fratelli. Ti loderò in mezzo all’assemblea». Non posso tenere per me la gioia che il Signore mi dà: gli sto offrendo la mia vita. E non mi basta annunciarlo, bisogna lodarlo e ringraziarlo».

Alla luce del Sinodo, come vedi il tuo futuro di prete in questa grande evoluzione della Chiesa?
«Dobbiamo metterci in ascolto e camminare insieme. Come prete la mia aspettativa più grande è di essere trasparente, cioè lasciar trasparire Cristo e la sua azione negli altri e nei fratelli. È facile farsi prendere, ma è lui il centro della mia vita e di tutta la nostra esistenza».

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