I più fragili tra i fragili. I bambini e le bambine nell’agenda di un Festival dell’economia
I bambini e le bambine non hanno voce per chiedere di cancellare gli squilibri economici

Il pensiero dei bambini e delle bambine vittime innocenti delle guerre di oggi come di quelle di ieri si presenta ogni giorno con il suo carico di dolore e di indignazione. Lo strazio che i media raccontano per quanto è loro consentito, rende difficile scrivere di bimbe e bimbi che in Italia vivono situazioni di fatica, di emarginazione e di umiliazione.
Sarebbe però ingiusto non scrivere di quel milione e trecentomila minori che nel nostro Paese vivono in povertà assoluta e che sono compresi, in base ai dati Istat, nei cinque milioni e settecentomila adulti che sono nella stessa situazione.
“L’incidenza della povertà assoluta – sottolinea Elisa Campisi nell’inserto di Avvenire “L’economia civile” del 21 maggio 2025 – raggiunge il valore più alto tra i minori di 17 anni superando le percentuali registrate tra i giovani adulti, gli adulti e gli anziani”.
La povertà estrema, documenta l’Istat, colpisce famiglie numerose, famiglie immigrate, famiglie con persone disabili, famiglie meridionali, famiglie che cercano di vivere con quello che viene definito un lavoro povero.
Di questa allarmante realtà se ne parlerà nel corso del Festival internazionale dell’economia dal titolo “Le generazioni del mondo” che si terrà a Torino dal 30 maggio al 2 giugno, Un incontro previsto nelle tre giornate sarà dedicato al tema: “I più fragili tra i fragili: gli effetti delle diseguaglianze economiche sui bambini”.
La considerazione che emerge dal quadro di povertà nel nostro Paese è che i bambini poveri di oggi saranno gli adulti fragili di domani e questa prospettiva non può lasciare tranquille una società e una politica e le interrogano sulla loro incapacità di pensare e costruire un futuro senza disuguaglianze.
Per interrompere un circolo di deprivazione e marginalità suggerisce Marianna Filandri sociologa dell’Università di Torino, non sono sufficienti assegni e bonus che “sono spesso inefficaci, troppo generici o mal calibrati e non sempre raggiungono le famiglie che ne hanno realmente bisogno” ma servono “politiche pubbliche strutturate, inclusive e capaci di agire in modo compensativo nei confronti delle diseguaglianze”.
I bambini e le bambine non hanno voce per chiedere di cancellare gli squilibri economici e sapere che di loro si parlerà a un convegno di esperti di economia è un segno di speranza. Deve però diventare anche un appello a non disertare l’impegno per un a politica e un’economia degne del loro nome.
I pensieri, i sogni, i diritti delle persone che si affacciano alla vita entreranno nei lavori di un Festival dell’economia: i numeri e le percentuali cederanno finalmente il passo ai volti? Potrà venire da questo confronto tra economisti e politici un segnale di cambiamento del pensare e del costruire il futuro?