Leone XIV, un Papa vicino ai fragili. Misitano: “Ci guida con ascolto e amore

Maurizio Misitano, direttore della Fondazione Agostiniani nel Mondo, racconta il legame con Papa Leone XIV, nato durante la comune esperienza missionaria. “Pace, amore, unità, dialogo”: sono le parole-chiave del suo pontificato, che invita la Chiesa a farsi prossima agli ultimi e attenta ai segni dei tempi

Leone XIV, un Papa vicino ai fragili. Misitano: “Ci guida con ascolto e amore

Maurizio Misitano, direttore della Fondazione Agostiniani nel Mondo, racconta il legame con il nuovo Papa e le radici comuni in una Chiesa che mette al centro pace, amore, unità e dialogo.

Ci può raccontare come è nata la Fondazione Agostiniani nel Mondo e quando ha conosciuto Leone XIV?
Proprio durante il mandato di Prevost come priore generale dell’Ordine di sant’Agostino fu creato l’Ufficio per i progetti sociali, e la Curia generalizia agostiniana fu riconosciuta come Ong presso le Nazioni Unite in Ecosoc. È stato proprio l’attuale Pontefice a gettare le basi per la nascita della Fondazione Agostiniani nel Mondo Ets (www.osafund.org), che fa capo alla Curia generalizia dei frati dell’Ordine di sant’Agostino, oggi presenti in oltre 50 Paesi. Ho avuto la fortuna e l’opportunità di lavorare con lui a partire dal 2008, ma lo avevo conosciuto già nel 2006, durante un progetto in Nigeria per la costruzione di una scuola residenziale vicino ad Abuja, sviluppato insieme all’associazione con cui collaboravo.

Come si è evoluta nel tempo la vostra collaborazione?
Da quella prima esperienza nacque un rapporto di amicizia e collaborazione professionale. Insieme all’allora priore generale, Papa Leone XIV, e al vicario generale, padre Alejandro Moral, creammo l’Ufficio per i progetti internazionali dell’Ordine di sant’Agostino. Proprio da quell’ufficio nacque poi la Fondazione Agostiniani nel Mondo. Conosco Papa Leone XIV da molti anni e non mi ha sorpreso ritrovare nei suoi primi discorsi da Papa alcune parole-chiave che hanno sempre guidato il suo cammino.

Quali sono queste parole-chiave?
La prima parola è sicuramente pace. Fin dal primo discorso ha detto “Pace a voi” e ha gridato “Mai più la guerra!”, un richiamo che mi ha ricordato Giovanni Paolo II. Ha anche citato “Beati gli operatori di pace”. La pace per lui è “disarmata e disarmante”: se togliamo le armi, le persone devono dialogare, sedersi a un tavolo.
Oltre alla pace, ci sono i ponti. Dobbiamo essere tutti costruttori di ponti, come sant’Agostino, che fu ponte tra culture diverse. Lui era algerino, ma ha rappresentato un ponte verso la cultura occidentale. I ponti uniscono, creano dialogo; i muri, al contrario, dividono.
Poi c’è l’amore: domenica scorsa ha menzionato questa parola molte volte. Come diceva sant’Agostino: “Ama e fa’ ciò che vuoi”. Se mettiamo l’amore al centro, non possiamo fare del male all’altro. L’amore autentico non ferisce, è dono.

Il Papa ha parlato anche dei missionari e degli operatori di pace. Che ruolo hanno nella sua visione?
Hanno un ruolo fondamentale. Papa Leone XIV viene da una forte esperienza missionaria. I missionari nel mondo promuovono pace e amore anche attraverso progetti sociali. La loro missione è essere vicini agli ultimi. E insieme all’amore, c’è la parola unità, che per lui è un valore essenziale. Unità non significa uniformità, ma comunione, armonia nelle differenze. Rispettare i ruoli di ciascuno, ascoltare, condividere un percorso comune. Sono questi i tratti di una Chiesa aperta, missionaria, che entra nelle situazioni reali, nelle difficoltà della gente. Una Chiesa che si fa “fermento”, vivendo le realtà, non mettendosi al di sopra ma dentro le situazioni.
Non a caso Leone XIV ha parlato anche di dialogo con altre religioni. Nelle scuole agostiniane in Nigeria, a Jos, nel quartiere di Katako, ad esempio, il 90% degli alunni è musulmano. Si inizia leggendo il Vangelo e si finisce leggendo il Corano. Questo è l’approccio.

Il Papa ha anche fatto riferimento a un nuovo modo di vivere la leadership nella Chiesa?
Esatto. Ha detto chiaramente che bisogna fare un passo indietro per portare avanti il messaggio di Gesù. Non si tratta di comandare, ma di camminare insieme. Anche per noi della Fondazione Agostiniani nel Mondo è così: non siamo noi al centro, ma il progetto e i poveri. Lo stesso vale per la Chiesa: deve essere vicina a chi ha bisogno, non essere un’istituzione che dà dall’alto.

In che modo la Chiesa può affrontare le sfide contemporanee come le disuguaglianze economiche, l’ambiente e l’intelligenza artificiale?
Papa Leone ha posto attenzione a tutti questi temi. Ha parlato della necessità di riequilibrare il sistema economico a favore dei più poveri. Ha ripreso la tematica ambientale già cara a papa Francesco. Ma ha anche citato l’intelligenza artificiale, definendola una nuova questione sociale, come lo fu quella del lavoro al tempo di Leone XIII. E infatti ha scelto il nome Leone XIV proprio in continuità con Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum novarum, testo fondamentale per la dottrina sociale della Chiesa cattolica.

Qual è l’approccio del nuovo Pontefice rispetto alla tecnologia?
Il Papa ha una formazione scientifica, è laureato in matematica. Ha detto chiaramente che la Chiesa non deve avere paura delle nuove tecnologie. Bisogna studiarle per usarle nel modo corretto. Anche l’intelligenza artificiale può diventare strumento di giustizia e solidarietà se ben indirizzata.

In sintesi, secondo lei, che indicazioni emergono dai primi interventi di Leone XIV?
Che dobbiamo ripartire da parole semplici ma profonde: pace, amore, unità, dialogo, ascolto. Solo così possiamo costruire una società e una Chiesa che camminano insieme, che non escludono nessuno, e che mettono i poveri e i più fragili al centro.

Giubileo bambini e anziani
Dal 30 maggio al 1° giugno 2025 si svolgerà il Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani. Un’occasione per ribadire come sia fondamentale favorire il pieno sviluppo delle potenzialità dei più piccoli e l’inclusione sociale dei più anziani, attraverso luoghi e servizi dedicati di cura e accompagnamento. È quanto fa la Chiesa cattolica italiana, tramite il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, grazie ai fondi dell’8xmille, sostenendo – insieme a organismi e realtà missionarie – migliaia di progetti specifici rivolti a bambini e anziani in oltre 100 Paesi. Come avviene all’Istituto Maman Dorothée, gestito dai missionari agostiniani insieme alla Fondazione Agostiniani nel Mondo nella zona di Dungu, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo. La scuola ospita 330 alunni, di cui 92 alla materna e 238 nella primaria. Si stanno ampliando i locali per accogliere fino a 1.000 studenti. Ci sono programmi specifici per assistere i più poveri e un progetto per contrastare il lavoro minorile. Nella Repubblica Democratica del Congo, infatti, ci sono ancora tantissimi bambini costretti a lavorare. Inoltre, con l’aggravarsi dell’instabilità nella regione del Kivu, molte scuole hanno chiuso e crescono le violenze contro i bambini, così come il fenomeno dei bambini-soldato. Per il recupero e il reinserimento di questi ultimi, la Fondazione Agostiniani nel Mondo, insieme ai frati agostiniani congolesi, ha aperto, sempre a Dungu, il Centro Juvenat. Sono solo alcuni degli innumerevoli esempi di comunità che non lasciano indietro nessuno e – come auspicato da Papa Leone XIV – si fanno “piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità” che “non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno”.

Ferruccio Ferrante

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Fonte: Sir