Don Davide Ciucevich nuovo prete. "Grato alla famiglia e alla comunità"

Nato il 2 gennaio 1987 a Padova è originario della parrocchia di Roncaglia. Prima del Seminario ha studiato allo scientifico e poi si è laureato in ingegneria civile. È entrato a Casa Sant’Andrea a gennaio 2016, per poi passare al Maggiore nello stesso anno. Ha prestato servizio a Conselve, Tombelle e Galta, Limena. In quest’ultima parrocchia ha svolto il suo servizio diaconale.

Don Davide Ciucevich nuovo prete. "Grato alla famiglia e alla comunità"

Ciao don Davide. Ormai l’ordinazione è alle porte...
«Siamo proprio vicini, sono giorni intensi e anche ricchi di preparativi di cose da fare, sia qui in Seminario che in parrocchia. Non c’è nemmeno tanto tempo per pensare all’ordinazione. Forse è una fortuna perché la trepidazione è tanta, così come è tanta anche la gioia per questo momento».

Come immagini il pomeriggio del 28 maggio, con la celebrazione nella quale vieni ordinato sacerdote?
«Mi aspetto un momento proprio emozionante, bello per me, per le tante persone che in questi anni mi hanno
accompagnato e che mi vogliono bene. Non mi immagino di essere in grado di capire tutto ciò che succede, ma mi piacerebbe proprio sentirmi accompagnato dalla Chiesa in quel momento».

Il Seminario, ma anche le comunità che ti hanno accolto come chierico: quanti volti, quante persone, quante testimonianze?
«Provo una grande gratitudine verso il Seminario, gli educatori e le comunità parrocchiali dove in questi anni ho avuto la grazia e la fortuna di stare. Penso a Conselve, a Tombelle, a Galta e ora a Limena: le porto nel cuore perché sono stati per me anni ricchi in cui ho ricevuto molto».

Un salto più indietro: cosa provi, rileggendo la tua storia con gli occhi di oggi, la tua comunità di origine –
Roncaglia – e la tua famiglia?
«Sento la mia famiglia come un grande dono del Signore. Sono grato ai miei genitori, ai miei fratelli e alle loro famiglie per quello che sono stati e per quello che sono. E poi la comunità di Roncaglia: lì è nata la mia vocazione, lì ho mosso i primi passi, lì ricordo momenti ma soprattutto volti di persone care con cui abbiamo condiviso qualche fatica e molte gioie della vita parrocchiale».

La giornata del 28 maggio vede Gesù al centro. Come lo percepisci nella tua vita da giovane uomo – quasi prete – del 2022?

«Quando sono entrato in seminario, don Giovanni (Molon, ndr) mi ha fatto la stessa domanda. Quel giorno risposi: “Gesù per me è amico e maestro”. Questi anni in Seminario sono stati tempo prezioso per crescere nella relazione con lui. Oggi mi sento proprio di dire che in questa relazione si fonda la sua chiamata e la mia risposta».

Tempo di Sinodo. Si parla di una Chiesa in evoluzione. Come vedi la Chiesa di Padova, la Chiesa universale e il tuo essere prete in questi tempi di cambiamento?
«Io e miei compagni di ordinazione siamo preti fortunati: il Sinodo aiuterà la nostra Chiesa a trovare le strade da prendere per il futuro. Certo, ci sono alcune inquietudini e domande aperte, ma tra le incertezze che spaventano c’è una sicurezza: la Chiesa è del Signore e lui non manca mai di fare la sua parte».

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