Festival Biblico. Da Babele alla città celeste: domenica 29 maggio con Teatrocarcere Due Palazzi

All’Opsa, domenica 29 maggio alle 16, appuntamento con Teatrocarcere Due Palazzi, Lidia Maggi (biblista) e don Roberto Ravazzolo (direttore dell’Opsa)

Festival Biblico. Da Babele alla città celeste: domenica 29 maggio con Teatrocarcere Due Palazzi

“Da Babele alla città celeste” è il titolo dell’appuntamento in programma domenica 29 maggio alle 16 nel teatro dell’Opsa a Sarmeola. Teatrocarcere Due Palazzi, progetto attivo dal 2005 nella casa di reclusione di Padova, porta in scena la contrapposizione tra bene e male – Babele e Gerusalemme celeste, appunto – e “dialoga” con Lidia Maggi, biblista, e don Roberto Ravazzolo, direttore dell’Opsa. L’esperienza del teatro inclusivo e di comunità, che sta al centro del progetto Teatrocarcere, vive del concetto di recupero della relazione e delle capacità comunicative come presupposto all’inclusione sociale. Per questo la regista Maria Cinzia Zanellato si è ispirata al pensiero del card. Carlo Maria Martini, che in tutta la sua attività a Milano fu spesso presente a San Vittore, elaborando così l’idea di “giustizia riparativa”, che partendo dalla dignità della persona ha anche lo scopo di farla guardare avanti, senza dimenticare il passato, ma dando spunti di rinascita. «È un concetto fondamentale per chiarire i presupposti che sostengono e centrano tutta la progettualità che stiamo portando avanti da molti anni e che ci ha visti tornare pochi giorni fa da un incontro con i monaci di Bose, che è stato davvero molto profondo» continua la regista, che qualche mese fa ha vissuto un’altra bella esperienza con Teatrocarcere nell’unità pastorale di Codevigo. Tra gli intenti del progetto vi è «l’esperienza corporeo-vocale-relazionale delle attività teatrali e di canto corale, che favorisce la maturazione di uno stile comunicativo assertivo e di capacità di autoregolazione emotiva che influiscono positivamente sulla qualità delle relazioni delle persone detenute coinvolte, mentre le occasioni di dialogo e riflessione, a partire da elementi artistici, stimolano la rielaborazione drammaturgica dei vissuti delle persone detenute». Proprio per questo è importante che la relazione si svolga in un’ottica di sistema sia tra le persone detenute stesse all’interno della realtà carceraria, sia come relazione aperta con il territorio e la cittadinanza mediante la realizzazione di attività culturali (come il Festival biblico, ad esempio, dove Teatrocarcere è una presenza consolidata), sociali, pedagogiche che possano favorire una più ampia partecipazione creando le premesse per il vero reinserimento delle persone detenute, in collaborazione con le varie agenzie educative. «Facciamo nostro l’invito di Martini a pensare a nuove e più coraggiose forme di giustizia penale – conclude Maria Cinzia Zanellato – con il desiderio di combattere il male in maniera efficace, di provvedere alla sicurezza e all’ordine della società, e nel sostenere i condannati perché possano ritrovare quella capacità di bene che pure hanno nel profondo del cuore».

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