I Centri d’ascolto vicariali Caritas compiono 10 anni

I primi 13 sportelli furono attivati tra aprile e maggio 2013. Ora sono 38 presenti in 26 vicariati. Dai numerosi accessi si è passati a progetti personalizzati

I Centri d’ascolto vicariali Caritas compiono 10 anni

Era un lunedì l’8 aprile 2013. papa Francesco era stato eletto da meno di un mese, l’Italia si preparava alla rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano. Nella chiesa dell’Opsa, di Sarmeola di Rubano, in una contenuta ma significativa cerimonia, la Chiesa di Padova scriveva, con Caritas, una pagina importante della sua storia: la nascita ufficiale del primo Centro d’ascolto vicariale. Tra aprile e maggio di quell’anno, infatti, dopo lungo discernimento e dopo impegnativi corsi di formazione che coinvolsero le equipe locali, presero il via, in nove vicariati, i primi tredici sportelli dei Centri d’ascolto vicariali. «In quelle celebrazioni del mandato – spiega il direttore di Caritas Padova, Lorenzo Rampon – veniva firmato l’accordo tra la Caritas diocesana, l’associazione Adam e il vicariato nel quale si enucleavano i compiti di ciascuna realtà per sostenere il progetto del Centro d’ascolto vicariale». Oltre alle firme – che riguardavano anche aspetti tecnici quali l’uso dei locali delle parrocchie e il trattamento dei dati personali dei beneficiari – la preghiera e la presentazione alle comunità dopo un iter durato oltre un anno. «Prima dei Centri d’ascolto vicariali – racconta Rampon – il Centro d’ascolto diocesano, attivo fin dagli anni Novanta, era oggetto di richieste provenienti da tutto il territorio della Diocesi, il che presentava molti ostacoli. Prima di tutto, la difficoltà di seguire le persone provenienti da territori molto lontani, con il forte rischio di sovrapporsi alle attività già in atto nei loro riguardi nelle parrocchie. In secondo luogo, la consapevolezza dell’impossibilità di sviluppare, in breve tempo, una risposta efficace a livello parrocchiale per tutte le comunità. L’idea che i Centri d’ascolto operassero dunque a livello vicariale rappresentava dunque la soluzione ideale sia come supplenza per le parrocchie senza servizi caritativi, sia per garantire risposte nei territori con equipe formate a livello diocesano». «Una presenza a livello vicariale – continua Daniela Crivellaro di Caritas Padova – permetteva alle parrocchie vicine di collaborare tra loro, mettendo in comune conoscenze, risorse e discernimento tra comunità con Caritas più attive e comunità con gruppi appena nati. Confermare la dimensione vicariale, però, permetteva anche ai beneficiari, pur restando vicini ai loro territori, di poter dialogare con volontari di altre parrocchie rispetto alla loro, dunque con maggior distacco e con meno imbarazzi». Rispetto al 2013 molto è cambiato. Intanto, i vicariati: erano 38, oggi, attraverso accorpamenti, sono 32. I Centri d’ascolto Caritas oggi toccano 26 vicariati attraverso 38 sportelli. Il modello dei Centri d’ascolto, dopo il corso di formazione iniziale e l’esperienza sul campo, si è adattato nei singoli territori sposando le specificità locali. Nei cinque vicariati in cui manca non è per disattenzione o poco impegno, ma perché a livello locale si è fatta la scelta di potenziare le Caritas parrocchiali. Alcuni fattori però accomunano tutte le esperienze: «I Centri d’ascolto – prosegue Crivellaro – si sono rivelati ottime antenne sul territorio. Da loro abbiamo visto come siano anche cambiate le modalità di attivazione. Rispetto ai primi tempi, figli della grande crisi economica, si è passati da un gran numero di accessi e di interventi sulle bollette a progetti sempre più personalizzati come i progetti di Sostegno per l’accompagnamento (Spa)». Meno situazioni incontrate, dunque, ma si è sempre più passati dalla logica della prestazione a quella della presa in carico integrale della persona, a partire dalle sue ricchezze e talenti e considerando le sue povertà, anche economiche, con percorsi di accompagnamento al lavoro, tirocini e altri sostegni per aumentare autostima e fiducia. «I Centri d’ascolto vicariali si sono resi conto dell’efficacia dell’approccio che mette al centro la persona» concludono Rampon e Crivellaro.

6 maggio

Dieci anni da celebrare insieme. Sabato 6 maggio, dalle 9 alle 14 in Seminario Maggiore, i volontari dei Centri d’ascolto vicariali si ritrovano insieme per una giornata di festa, di ringraziamento e di formazione. Il titolo della giornata, “Verso una comunità osservante”, richiama la dimensione dell’osservazione del contesto, di “sentinelle” dei territori che i Centri d’ascolto hanno sempre più assunto in questo decennio. Spiega Daniela Crivellaro: «Stiamo lavorando per poter leggere i bisogni delle persone con uno sguardo ampio e prima ancora che si rivolgano ai nostri sportelli. Esistono povertà relazionali e solitudini che vanno affrontate andando incontro alle persone, nella dinamica dell’uscita».

Andrea Canton

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