Il Natale per l'Eritrea. «Coltiviamo solidarietà e perdono»

Eritrea. Il secondo Natale in Italia per Naizghi Mael Tesfabrhan, studente di ingegneria

Il Natale per l'Eritrea. «Coltiviamo solidarietà e perdono»

Anche Naizghi Mael Tesfabrhan, 29enne eritreo, è arrivato a Padova per studiare ingegneria energetica con i “corridoi
universitari”. Di fede ortodossa, nel suo Paese è abituato a celebrare due diversi “natali”: «In Eritrea è festa nazionale il 25 dicembre, con gli uffici e i posti di lavoro chiusi, ma si tratta di una celebrazione vissuta soprattutto nelle grandi città, con luci, alberi di Natale e regali. Il 7 gennaio, invece, giorno di Natale per gli ortodossi, è per noi la vera festa religiosa, anticipata il 6 gennaio dalla messa che dura dalle cinque alle sei ore». Una curiosità: sebbene questo Natale sia festeggiato il 7 gennaio, per il calendario tradizionale Ge’ez, che divide l’anno in tredici mesi, questo giorno – lo stesso – è il 29 dicembre. Il Natale ortodosso chiude un mese e mezzo di digiuno. Un digiuno impegnativo per i fedeli
praticanti. Per questo, il 7 gennaio soprattutto si mangia: abbondano i piatti della cultura habesha, cibi grassi derivati dal latte, e l’immancabile cerimonia del caffè, nel Paese, appunto, dove si coltivano chicchi pregiatissimi. E proprio perché si mangia, il pensiero è ancora più rivolto verso chi, da solo, non potrebbe. «Prima della festa – racconta Tesfabrhan – le persone vanno a comprare cibo per i poveri, perché anche loro abbiano di che mangiare in abbondanza in un giorno che deve essere di gioia. Se Dio è venuto al mondo per sacrificarsi per l’umanità, è importante coltivare la cultura della solidarietà e del perdono, lasciando perdere i rancori». Il Natale, che viene a ricordare all’umanità le doti della tolleranza e della fraternità, supera i confini geografici e fa sentire il mondo un po’ più vicino. Naizghi Mael Tesfabrhan trascorrerà il suo secondo Natale italiano in compagnia degli amici: «Si respira un clima di gioia e di pace. Spero di completare presto i miei studi».

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