Il Sinodo diocesano si apre il 5 giugno 2022, giorno di Pentecoste. Pronti a partire

Il Sinodo diocesano si apre a Pentecoste. Quale Chiesa per testimoniare il Vangelo e servire da cristiani la società in questo cambiamento d’epoca

Il Sinodo diocesano si apre il 5 giugno 2022, giorno di Pentecoste. Pronti a partire

Sarà per la prima volta il popolo di Dio che vive nella Diocesi di Padova a fermarsi per un attimo, nel suo cammino millenario, a mettersi in ascolto dello Spirito e, infine, a scrivere in un documento che cosa pensa che il Signore voglia oggi dalla Chiesa di Padova. Domenica 5 giugno, Pentecoste, pienezza della Pasqua, arriva una tappa fondamentale per il Sinodo diocesano, a sedici mesi di distanza dal parere favorevole del Consiglio presbiterale e del Consiglio pastorale diocesano, a un anno abbondante dall’indizione in Cattedrale (il 16 maggio 2021) il cammino si apre ufficialmente, nella forma che il Concilio Vaticano II ha delineato 57 anni orsono. Il risultato momentaneo sono le 12.500 persone che hanno partecipato l’autunno scorso agli spazi di dialogo, da cui le 1.200 relazioni, tremila pagine, su cui hanno applicato il loro discernimento i 60 membri della Commissione preparatoria. Un processo guidato fin dal principio dalla Segreteria del Sinodo. E proprio nella domenica di Pentecoste 2022, saranno quasi 400 i membri dell’Assemblea sinodale che a partire da marzo – dopo essersi formati – si applicheranno a quanto avranno prodotto i Gruppi di discernimento, il prossimo autunno, nel secondo ascolto di parrocchie, ambiti e ambienti vitali. Perché questo Sinodo sarà così importante? «Perché dal Concilio Vaticano a oggi non c’era ancora stata un’occasione in cui la Chiesa di Padova sostasse per considerare la strada che ha davanti a se – risponde il vescovo Claudio – Chiesa significa cristiani, non solo il clero o i vescovi o gli specialisti della materia. Con il Sinodo vogliamo interpellare tutta la Chiesa, dare vita a un’esperienza che riguarda tutti i battezzati». Più volte in questi mesi è emersa la domanda sul senso di partire per un viaggio così «impegnativo», secondo la definizione dello stesso mons. Cipolla, mentre infuriano la pandemia – siamo ancora nel tempo dei bollettini quotidiani delle infezioni e dei decessi – e la guerra alle porte d’Europa. Il vicario per la pastorale e membro della Segreteria del Sinodo, don Leopoldo Voltan, ammetteva che il tutto potrebbe essere visto con un «non rilevante esercizio ecclesiale », ma poi aggiungeva come «ci sembra che questi drammi rinforzino invece la necessità del Sinodo: il sogno di coltivare insieme la speranza e l’incredibile; il desiderio di una società che si realizza nella giustizia, nella pace e nella riconciliazione e di metterci a servizio come cristiani perché questo avvenga».

La chiave di lettura è questa dunque: come cristiani a servizio di una società “accelerata” testimoniando il Vangelo con parole e gesti adatti alla cultura di oggi. «I notevoli cambiamenti che stiamo vivendo – continua il vescovo Claudio – hanno riflessi sul nostro modo di pensare, di assegnare valore alle scelte, allo stile con cui si vive l’etica e la politica. Viviamo tempi in cui comprendere chi siamo, che cosa stiamo scegliendo, discernere quanto c’è di buono nella nostra realtà per consolidarlo e accompagnarlo diventa fondamentale. Le risposte che darà la Chiesa dovranno essere adeguate alla situazione odierna. Il Vangelo rimane lo stesso di sempre, siamo noi a essere cambiati, ogni epoca necessita di un nuovo linguaggio per trasmettere i valori con coi noi cristiani ci sentiamo portatori del mistero di Gesù e per poterlo testimoniare abbiamo bisogno di un nuovo codice, fatto di gesti più che di parole». Per questo è fondamentale la partecipazione, l’estensione di un cammino che muterà il volto della Chiesa di Padova. «Abbiamo la necessità che questo importante impegno non venga portato avanti da alcuni pochi all’interno della Chiesa, ma da tutti i titolari della vita cristiana, ancora una volta, da tutti i battezzati – sottolinea il vescovo – Per questa ragione con l’apertura del Sinodo, il 5 giugno, incarichiamo circa 400 persone a raccogliere il cammino di discernimento che avverrà nelle parrocchie, negli ambiti e negli ambienti di vita. Sono Assemblea sinodale, rappresentano i territori. Dovranno aiutarmi a delineare quale sarà la Chiesa verso cui intendiamo andare». Il punto di partenza sono i 14 temi, inseriti nel primo Strumento di lavoro, in distribuzione in questi giorni. Sono il frutto di un grande lavoro della Commissione, ma sono presentati anche «con umiltà. C’è piena consapevolezza infatti che sono poca cosa, un inizio – scrive don Claudio nella sua introduzione allo stesso strumento di lavoro – Rivolgiamo con fiducia la preghiera al Signore perché ci indichi le strade per il futuro della nostra Chiesa. Chiediamo il suo intervento, la sua luce, il suo sostegno. Il dono che chiediamo è più grande di quanto meritiamo o di quanto siamo capaci di realizzare. Ma abbiamo fiducia».

Il percorso compiuto finora
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Il Sinodo diocesano è stato indetto domenica 16 maggio 2021. Durante l’estate 2021 i consigli pastorali parrocchiali hanno individuato i facilitatori per l’attivazione degli Spazi di dialogo: piccoli gruppi di scambio e dialogo informale. I facilitatori sono stati formati da settembre a novembre 2021 attraverso un percorso di tre incontri. Ai percorsi formativi hanno partecipato circa duemila facilitatori. Da ottobre 2021 a gennaio 2022 nelle parrocchie si sono attivati gli Spazi di dialogo, che hanno visto la partecipazione di circa 11.250 persone. Contemporaneamente gli Uffici diocesani hanno proposto degli Spazi di dialogo di ambito (famiglia, lavoro, impresa, salute, scuola, università, arte e cultura, amministratori, consacrati e consacrate, presbiteri, luoghi caritativi, professioni…). Circa 1.350 persone hanno partecipato agli Spazi di dialogo di ambito, leggendo la situazione attuale della Chiesa dal proprio punto di vista. Quanto emerso negli incontri degli Spazi di dialogo sia parrocchiali che di ambito è stato trascritto dai facilitatori, che ne hanno inviato una relazione alla Segreteria del Sinodo diocesano. A febbraio 2022 sono arrivate tremila pagine. Contestualmente all’attivazione degli Spazi di dialogo, la Commissione preparatoria (formata da una sessantina di persone provenienti dai territori diocesani e con diverse competenze professionali, culturali, pastorali e teologiche) ha iniziato un cammino di formazione, misurandosi su alcuni nuclei tematici decisivi: l’odierno contesto culturale e sociale, la bellezza del Vangelo e l’attualità del suo messaggio, le scelte pastorali della Diocesi negli ultimi decenni, i processi decisionali nella Chiesa, il futuro delle parrocchie, il linguaggio e la comunicazione. Alla Commissione preparatoria è stato affidato il compito di leggere le relazioni provenienti dagli Spazi di dialogo, per ascoltare la voce degli uomini e delle donne che vi hanno partecipato e per individuare, a partire dall’ascolto, i temi del Sinodo diocesano. Il lavoro è stato condotto per tappe progressive: lettura personale; condivisione per terne; lettura in segreteria con l’ausilio di una verifica di lessicometrico e scientifico; individuazione degli elementi emergenti (questioni e nuclei tematici); analisi per quaterne degli elementi emergenti; elaborazione dei testi; condivisione in plenaria dove si sono definiti i 14 temi del Sinodo che sono stati raccolti nello Strumento di lavoro 1 consegnato al vescovo. Questi temi saranno oggetto di un nuovo ascolto nei Gruppi di discernimento sinodale nell’autunno 2022.

Le prospettive di fondo del Sinodo diocesano

Le tre prospettive fondamentali condivise con la Chiesa universale:
1 - La conversione in chiave missionaria di tutta la pastorale. Siamo in un periodo di transizione; sarà importante rimanere all’interno di questo processo di cambiamento, investendo convintamente in uno stile missionario. Lo scopo non è la conservazione dell’esistente, ma la promozione delle condizioni che permettono di annunciare anche oggi il Vangelo, di renderlo generativo per le donne e gli uomini del nostro tempo.;
2 - Il volto e lo stile fraterno delle nostre parrocchie perché rendano accessibile il Vangelo alle persone. La comunicazione del Vangelo infatti può avvenire solo all’interno di relazioni affidabili e continuative. Senza affetto – ossia senza un legame che coinvolga profondamente le persone – non c’è fede. Le parrocchie possono rimettere al centro la qualità evangelica delle proprie relazioni: buone, appassionate e gratuite;
3 - L’inculturazione del Vangelo in un contesto non più visibilmente cristiano nel quale i riferimenti valoriali al messaggio e alla persona di Gesù sono diventati labili. L’incontro con il cristianesimo infatti non avviene più per osmosi e la fede non è più sentita da molti come necessaria per una vita buona.

I 14 temi suddivisi in tre ambiti differenti
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I 14 temi del Sinodo diocesano (che abbiamo presentato nella Difesa del 22 maggio) rappresentano grandi sfide aperte per la vita della Chiesa, non si tratta di temi autonomi, l’uno richiama l’altro. Nello Strumento di lavoro sono compresi in tre ambiti: dimensioni trasversali (annuncio, cultura, ambiti di vita, liturgia), soggetti (famiglie, giovani, laici, presbiteri) e cantieri.

La storia

Il primo Sinodo della Chiesa di Padova? Nel 964, convocato dal vescovo Ildeberto. L’ultimo? Nel 1957, voluto da mons.
Bortignon, che precisò non trattarsi di un Sinodo, pur mantenendone la forma. In più di mille anni, nessuno ha avuto le caratteristiche di quello che si apre questa domenica in Cattedrale. Lo spiega bene mons. Stefano Dal Santo nella video intervista che abbiamo realizzato con lui.

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