Non solo furti, anche ritorni. Recuperate opere delle chiese di Este e Montagnana

Il nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale di Torino ha restituito alcune opere d’arte rubate e ora recuperate, due delle quali alle chiese di Este e Montagnana. Serve investire in allarmi e sicurezza, chiudere le chiese non è la soluzione

Non solo furti, anche ritorni. Recuperate opere delle chiese di Este e Montagnana

Sono tornate al proprio posto, il 30 maggio, restituite dai Carabinieri del nucleo di Tutela patrimonio culturale
(Tpc) di Torino, 19 opere d’arte appartenenti a chiese del territorio del Nord dell’Italia, soprattutto venete, nell’ambito di una importante operazione denominata “Pro Ecclesia”. Tra queste vi erano due opere rubate rispettivamente dalla chiesa di San Martino a Este e dal duomo di Montagnana. L’operazione ha fatto seguito a quella che lo scorso anno aveva riportato a Ospedaletto Euganeo alcune statue che ornavano l’altare maggiore della chiesa di San Giovanni Battista: in quel caso se ne era occupato il nucleo Tpc dei Carabinieri di Venezia. «Tre pale erano state rubate nella notte tra Natale e Santo Stefano del 1981 – racconta don Lorenzo Mocellin, parroco di Santa Maria delle Grazie a Este, presente a Torino alla riconsegna delle opere – Una fu restituita nel 2007 e ora ci è stato restituito un frammento della seconda, la pala raffigurante Sant’Agnese, i Santi Pietro e Paolo e san Francesco di Sales, del pittore Francesco Zanella, del secolo 17°. Il frammento restituito rappresenta tre angeli, ritagliati e incorniciati ora come opera a se stante. Il comandante del nucleo Tpc di Torino lo ha additato come esempio di scempio di un’opera d’arte fatto per meri motivi economici, e si teme che anche la terza opera possa avere subito la medesima sorte». Il dipinto restituito a Montagnana, un seicentesco San Pietro in carcere – una delle otto opere rubate in Duomo nel 1982 – è al contrario integro e persino restaurato. «Questo ritornare le opere ai luoghi originari, tra l’altro in forma comunitaria, è un gesto importante – prosegue don Mocellin – Restituisce un patrimonio culturale che appartiene a una città, a una tradizione. La comunità l’ha vissuto con gioia: ora il frammento restituito è in una teca illuminata, esposto con la spiegazione delle sue vicende».«I beni culturali rappresentano l’espressione più alta dei valori storici, artistici ed estetici delle aree di appartenenza» ha ricordato il Generale di brigata Vincenzo Molinese, Comandante dei Carabinieri Tpc, alla recente presentazione del Rapporto 2022 delle attività dei Nuclei. Purtroppo le opere d’arte sono un patrimonio fragile da proteggere e i furti continuano, anche se i reati paiono in calo. «L’attività operativa – ha proseguito il Comandante – continua a evidenziare una graduale diminuzione dei reati contro il patrimonio, anche alla luce delle innovazioni legislative che hanno di fatto inasprito lo specifico sistema sanzionatorio, rendendo molto più efficace l’attività repressiva». Nel 2022 è entrata infatti in vigore nell’ordinamento giuridico italiano (Legge 22 del 9 marzo 2022) la Convenzione di Nicosia del 2017 del Consiglio d’Europa sulle infrazioni relative ai beni culturali, allo scopo di prevenirne e combatterne la distruzione, il danneggiamento e il traffico illecito, nonché di rafforzare la cooperazione nazionale e internazionale e dotare le forze dell’ordine di maggiori strumenti, anche telematici, per indagare e contrastare i fenomeni di riciclaggio di beni culturali. L’entrata in vigore della convenzione ha già dato i primi risultati in termini di indagini e arresti. Dall’analisi dei dati, rispetto al 2021 si rileva che continua la tendenza già in atto a una lenta riduzione dei furti (da 346 nel 2021 a 333 l’anno scorso, ma erano stati 474 nel 2017) e al contempo un significativo aumento dei beni recuperati tra reperti paleontologici, beni numismatici, oggetti religiosi e devozionali (questi ultimi passati da 77 a 388). Questo in virtù anche di un notevole aumento dei controlli di mercati e fiere antiquariali, in graduale ripresa dopo la pandemia. Tuttavia non è calato, anzi è in aumento, il numero di oggetti trafugati soprattutto da luoghi di culto o abitazioni private, ossia in siti molto spesso privi di idonee misure di sicurezza (da 3.904 a 4.144). Se il furto più celebre fu quello della Gioconda, nel 1911, nella Diocesi di Padova ha fatto epoca quello della lingua del Santo dalla basilica omonima, che ha ispirato anche un film di Carlo Mazzacurati. Molti altri sono i beni scomparsi negli ultimi decenni, per lo più da pievi e oratori poco controllati. Cosa si può fare per limitare i rischi? «Come Diocesi di Padova – spiega Claudio Seno, direttore dell’Ufficio beni culturali – la linea che seguiamo, che poi è quella della Soprintendenza, è che le opere d’arte debbano rimanere nelle chiese che le ospitano. Rimuoverle significa svuotare il luogo di significato, perdere una parte di storia. Salvo casi rari, non può essere una soluzione quella di prenderle e metterle in un magazzino, per proteggerle». Questa “linea” richiede alla diocesi e alle comunità stesse «lo sforzo di attivarsi per dotarsi di impianti di sicurezza. Un sistema di allarme e videosorveglianza, collegato con una centrale operativa di controllo delle immagini, oggi è decisamente meno costoso che in passato». La Diocesi di Padova riceve ogni anno 19 mila euro dalla Cei per interventi di questo tipo: «Sono pochi soldi – continua Claudio Seno – ma permettono di installare almeno alcuni impianti. Con questa cifra daremo quindi risposta per il 2023 a quattro o cinque siti oggi ancora poco protetti». Altri deterrenti oltre a quelli elettronici? «Mantenere presidiate ma aperte le chiese. Anche tenerle chiuse, che sicuramente è un deterrente per i malintenzionati, non deve essere una soluzione ma un ripiego. In Piemonte, la Regione ecclesiastica ha sperimentato un sistema computerizzato degli accessi agli edifici non sorvegliati, con password e registrazione dei visitatori in un portale: noi riteniamo che non sia nemmeno questa una soluzione ideale. Per questo lavoriamo perché siano adottate iniziative con il territorio, in particolare con l’aiuto di volontari o delle associazioni, per mantenere aperti e presidiati gli edifici che ospitano queste opere d’arte».

Sette chiese hanno riavuto le loro opere

Durante la cerimonia tenutasi a Torino, 19 opere d’arte recuperate dal locale nucleo Carabinieri di Tutela del patrimonio culturale sono state restituite a sette chiese: San Bortolo a Rovigo, Longare a Vicenza, San Pietro di Bozzolo a Mantova, San Michele Arcangelo di Cazzago San Martino (Diocesi di Brescia), Duomo di Santa Maria Assunta di Montagnana, San Martino aEste (che fa riferimento a Santa Maria delle Grazie) e San Biagio di Casaleone (Verona).

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