Rapporto Immigrazione Caritas e Fondazione Migrantes. Nessuna invasione, anzi. Calano anche i migranti

Rapporto Immigrazione. In Italia, certificano Caritas e Fondazione Migrantes, la popolazione straniera equivale all'8,7 per cento del totale, 10,2 per cento in Veneto. Dal 2014 perso l'equivalente di una città come Palermo. Persino i rifugiati per motivi umanitari non ritengono più l’Italia un paese interessante

Rapporto Immigrazione Caritas e Fondazione Migrantes. Nessuna invasione, anzi. Calano anche i migranti

“Non si tratta solo di migranti”. Il titolo dell’ultima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebratasi a settembre, è anche il titolo dell’edizione 2019 del Rapporto immigrazione pubblicato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Non solo migranti: il tema della mobilità umana – sono 257 milioni e 700 mila le persone al mondo che vivono in un Paese diverso rispetto a quello di origine – influenza profondamente le società per quanto riguarda il lavoro, la famiglia, la scuola, la salute, la devianza, le appartenenze religiose.

In Europa nel 2018 risiedeva circa il 30 per cento dei migranti a livello globale, quasi 40 milioni di persone, in aumento del 3,5 per cento rispetto all’anno precedente. Calano gli immigrati in Austria, Svezia, Germania e aumentano in Paesi dell’Est come Romania, Ungheria, Estonia e Lettonia. L’Italia, con 5 milioni e 255 mila cittadini stranieri regolarmente residenti – pari all’8,7 per cento della popolazione – è al terzo posto in Unione Europea. Calano gli ingressi per motivi di lavoro, mentre aumentano quelli per motivi di asilo e protezione umanitaria. Dal 2014 la perdita di cittadini italiani risulta l’equivalente di una grande città come Palermo (677 mila persone): una perdita compensata, nello stesso periodo, dai nuovi cittadini per acquisizione di cittadinanza (oltre 638 mila) e dal contemporaneo aumento di oltre 241 mila unità di cittadini stranieri residenti. I trend però sono in netto calo: non solo gli immigrati, rispetto a pochi anni fa, fanno meno figli (di 3,7 per cento il calo della natalità degli stranieri lo scorso anno), ma diminuiscono pure gli arrivi.

«Non sono solo gli italiani ad andare all’estero – racconta Elena Spanache, presidente di Migranti Onlus – ma anche gli stranieri lasciano il Paese. Non c’è nessuna invasione in corso: la comunicazione politica continua a battere su questo tasto, ma anche gli arrivi via mare, che sono una piccola percentuale di tutto il fenomeno migratorio, sono diminuiti per via degli accordi con la Libia. Persino i rifugiati per motivi umanitari non ritengono più l’Italia un paese interessante».

Ed è proprio l’estrema differenza tra la realtà e la percezione amplificata dai talk televisivi a emergere con più forza dai dati messi nero su bianco dal Rapporto immigrazione. La metà degli immigrati in Italia viene dai paesi dell’Unione Europea, rumeni in primis con un milione e 206 mila residenti, il 23 per cento, quasi un quarto degli immigrati totali. Un numero nel quale non figurano tutti quegli immigrati, in Italia da tanti anni, che ormai hanno assunto la cittadinanza del Bel Paese. Al secondo posto troviamo gli albanesi, 441 mila residenti pari all’8,4 per cento degli stranieri in Italia, seguiti a pochissima distanza dai marocchini, 422 mila, 8 per cento.

I dati del Rapporto di Caritas e Fondazione Migrantes sottolineano come ben il 57,5 per cento degli stranieri risieda nelle regioni del Nord, a fronte di soli 25,4 per cento al Centro, 12,2 al Sud e 4,9 nelle isole. Aumentano gli occupati stranieri (più 2,5 per cento a fronte dell’1,6 degli italiani) e se cala complessivamente il numero degli infortuni sul lavoro, aumenta anche se in modo leggero per i lavoratori stranieri, che lamentano anche un fenomeno crescente di over-education, ovvero la necessità di svolgere impieghi sottodimensionati rispetto al loro titolo di studio.

Il Rapporto immigrazione accende i riflettori anche sul Veneto, con 501 mila immigrati, pari al 10,2 per cento della popolazione. Anche qui i rumeni sono un quarto del totale (quasi 127 mila), seguiti da marocchini (45 mila), cinesi (35 mila), albanesi e moldavi (33 mila entrambi). In Veneto gli stranieri sono impegnati principalmente nell’industria (28,9 per cento), nelle costruzioni (7,4), nel commercio (6,5) e in agricoltura (2). Nel 2017, poi, in Regione erano 29.661 gli stranieri titolari di partita iva, pari al 7,9 per cento del totale, mentre sono 93 mila i bambini, i ragazzi e i giovani stranieri seduti sui banchi delle scuole venete.

«Il tema dell’immigrazione – come ricorda il Rapporto – è oggi uno degli ambiti in cui più si misurano i problemi della disinformazione, delle fake news e dei discorsi d’odio (hate speech). Basti pensare che, secondo una rilevazione di Amnesty international, durante la campagna elettorale delle elezioni politiche 2018 si sono registrati 787 commenti e dichiarazioni di incitamento all’odio, il 91 per cento delle quali ha avuto come oggetto i migranti. Fra i più colpiti dall’odio online anche singoli individui o gruppi impegnati in attività solidaristica o di tipo umanitario, i musulmani, gli ebrei, le donne e i rom».

In questo scenario la scelta della Chiesa di Padova, attraverso la Caritas diocesana e il Coordinamento ecclesiale profughi, è stata quella di promuovere vicinanza, accoglienza e relazioni con le persone che giungevano e che ancora continuano ad arrivare nel nostro territorio.

«Lo slogan “#Prima Gli Ultimi” promosso dalla Caritas diocesana per l’Avvento 2019 – si legge in una nota della Chiesa di Padova – è un ulteriore appello affinché nelle nostre comunità non prevalga la cultura dello scarto e del rifiuto del più povero, ma una cultura nuova fatta di incontro, accoglienza e relazione». Fin dalla primavera araba nel 2011, la Diocesi si è impegnata sul tema dell’accoglienza delle persone richiedenti asilo con decine di iniziative, dai progetti strutturati di accoglienza alle campagne di informazione e sensibilizzazione. In particolar modo, nell’ultimo periodo è stata lanciata la proposta “Aggiungi un posto a tavola” per ospitare un migrante a pranzo alla domenica.

Corridoi umanitari, reintrodurre lo sponsor

«Al di là degli slogan – spiega Elena Spanache, presidente di Migranti Onlus – è urgente attivare corridoi umanitari per l’ingresso legale. Un’idea può essere quella di reintrodurre la figura dello sponsor all’ingresso delle persone».

Ospitare a casa propria, come fare

Sul sito di Refugees Welcome Italia Onlus, refugees-welcome.it, è possibile offrire una camera libera per ospitare un rifugiato in progetti di micro-accoglienza della durata di sei mesi. L’associazione si occupa di tutto il resto.

Il sito per parrocchie ospitali

La Cei ha promosso l’apertura di un nuovo corridoio umanitario tra Etiopia e Italia che permetterà l’arrivo di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi. Informazioni per ospitarne alcuni in parrocchia su inmigration.caritas.it

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