San Marco di Camposampiero: sentinelle di fragilità in ascolto

La Caritas interparrocchiale di Camposampiero, che include le parrocchie di San Marco (della diocesi di Padova), di Rustega e dei Santi Pietro e Paolo (diocesi di Treviso) e la comunità dei frati minori conventuali dei Santuari Antoniani, ha attivato, già da alcuni anni, un progetto denominato “Sentinelle della fragilità”. L’intento è sentire e vedere situazioni di bisogno e segnalarle poi alla Caritas, con quella discrezione e sensibilità che ci fa essere davvero fratelli tutti

San Marco di Camposampiero: sentinelle di fragilità in ascolto

Essere come sentinelle, con occhi, orecchie, ma anche cuore, aperti e attenti alle condizioni di isolamento, emarginazione, difficoltà. La Caritas interparrocchiale di Camposampiero – che include le parrocchie di San Marco (Diocesi di Padova), Rustega e Santi Pietro e Paolo (diocesi di Treviso) e la comunità dei frati minori conventuali dei Santuari Antoniani – ha attivato già da alcuni anni il progetto “Sentinelle della fragilità”. «Ora vorremmo rilanciare l’iniziativa – spiega don Bruno Bevilacqua, parroco di San Marco – Il tempo che viviamo chiede un’attenzione maggiore al nostro vicino, alla fragilità che ci circonda. Da un lato, per le restrizioni, è difficile andare in aiuto, ma di contro è un tempo che crea molte più instabilità. L’intento è sentire e vedere situazioni di bisogno e segnalarle poi alla Caritas, con quella discrezione e sensibilità che ci fa essere davvero fratelli tutti».

Il progetto nasce da alcune riflessioni dei volontari Caritas a seguito del ritrovamento di persone decedute da alcuni giorni in casa propria: «Se non ci accorgiamo che qualcuno vicino a noi muore – spiega Paola Betto, coordinatrice del Centro di ascolto – forse c’è qualcosa che non va. Non ci conosciamo, ma soprattutto abbiamo perso la capacità di relazionarci, non ci sono più i buoni rapporti di vicinato. C’è proprio la necessità di partire dalle relazioni, svilupparne di buone e sane». È stata coinvolta la cittadinanza e poi è stata fatta una mappatura delle vie per trovare persone di riferimento. Ogni parrocchia ora ha un proprio coordinatore che è referente per le diverse “sentinelle” presenti nel territorio, che possono segnalare fragilità non tanto economiche, quanto relazionali, di isolamento, difficoltà fra familiari, famiglie con legami sbriciolati. Accanto alle sentinelle si è sviluppata anche una rete di volontari che mettono a disposizione il proprio tempo per portare un po’ di compagnia, un aiuto semplice.

«Per un cristiano – conclude Paola Betto – dovrebbe essere spontaneo e naturale accorgersi della sofferenza, è questo il “vedere del buon samaritano”. Certo, quando doni una spesa assolvi rapidamente a un compito, quando segnali invece una fragilità, non puoi restare indifferente, c’è coinvolgimento maggiore e non puoi lavartene le mani. Ma è questa la sfida da affrontare per diventare vera comunità che accoglie».

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