Sant’Angelo di Sala. Quali speranze nutrono il lavoro di un parroco?

All’avvio del Sinodo diocesano, gli incontri condivisi in parrocchia hanno suggerito uno sguardo formidabile: l’attenzione al bene, atteggiamento non nuovo, ma che può inciampare nella banalità dei giudizi, nella pigrizia che dà per scontato, nell’indolenza che non si accorge di nulla.

Sant’Angelo di Sala. Quali speranze nutrono il lavoro di un parroco?

Con occhio attento – e attraverso le lenti dell’amicizia e della gratitudine, che sempre cerco di indossare – vedo tanto bene nel mio piccolo gruppo di catechisti e accompagnatori. È vero, ogni anno registriamo fatiche e stanchezze, insieme a qualche defezione. E i nuovi ingressi hanno più il sapore del ritorno che della novità. Ma la loro tenacia, la costanza nell’impegno, l’affidamento agli educatori più giovani, la passione nella ricerca – talvolta soltanto di strategie nuove, ma più spesso e volentieri anche dei contatti umani che rendono vero e coinvolgente l’incontro – tutto questo continua ad alimentare il mio fuocherello di speranza e diventa motivo per scommettere in questo “laboratorio”. Mi ritrovo grato perché qualche intuizione immaginata da solo è maturata in scelte condivise, che adattiamo ai tempi, alla disponibilità delle famiglie, ai numeri. Negli ultimi anni, il ritmo degli incontri, la composizione dei gruppi, le consegne e le tappe, il desiderio di ritornare al cuore dell’eucaristia domenicale, tutto nelle modalità previste è stato abbastanza mutevole e fluttuante. Ma sto imparando a intravedere, in questi repentini cambiamenti, non un affannarci a coinvolgere grandi e piccoli, ma il nostro rincorrere il Vangelo vivente, il nostro camminare insieme per gettarne il seme, lasciando che le incertezze cedano alla gratuità e alla pazienza. Per me, in fondo, è come tornare a imparare, e riscoprire che di più conta proprio la fedeltà al cammino: davvero lungo la Via tutto è nuovo e sorprendente!

don Alberto Pregno
Parroco

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