Biodiversità, quello che conta è l’equilibrio. Difesa dalle specie “aliene”, produzione di cibo per tutti e tutela dell’ambiente devono andare di pari passo

Le specie autoctone, animali e vegetali, del nostro Paese hanno a che fare con oltre 3.500 varietà “aliene” cioè in arrivo da altri climi e da altre parti del mondo

Biodiversità, quello che conta è l’equilibrio. Difesa dalle specie “aliene”, produzione di cibo per tutti e tutela dell’ambiente devono an...

Biodiversità da difendere, ma con giudizio. Il tema è importante e delicato. Perché – all’indomani della “giornata” dedicata proprio a questo argomento – si deve fare uno sforzo di analisi attenta su cosa davvero significhi biodiversità. Che, a ben vedere, da una parte rappresenta una indubbia qualità del territorio da difendere, ma, dall’altra, può essere fraintesa e quindi crear danno.

L’obiettivo appare comunque essere piuttosto chiaro: salvaguardare le specie (vegetali e animali) proprie di un determinato territorio per rispettarmi le caratteristiche e le qualità, valorizzarne le peculiarità, trarne corretto profitto in termini di mercato e quindi di occupazione. Temi, questi, importanti soprattutto per l’agricoltura italiana che proprio della diversità produttiva ha fatto, giustamente, uno dei suoi cavalli di battaglia in un agone commerciale sempre più competitivo. A testimoniare la preziosità dell’agricoltura e dell’agroalimentare nazionale proprio in termini di biodiversità, stanno d’altra parte i numeri che indicano il patrimonio di prodotti tipici, l’elevata qualità degli stessi che si riflette anche in termini di risultati di mercato (che solo per le esportazioni ha ampiamente superato i 60 miliardi di valore).

Biodiversità, dunque, che proprio la globalizzazione pare da un lato valorizzare e, dall’altro, minacciare. Le logiche di mercato e prima ancora di marketing, ma anche le stesse condizioni economiche, non sono sempre votate alla valorizzazione del prodotto tipico. D’altra parte, ancora la globalizzazione ha tra i suoi effetti quel cambiamento climatico che produce fenomeni meteorologici estremi così come l’alterazione degli equilibri di fauna e flora. Fa notare a questo proposito l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) come le specie autoctone, animali e vegetali, del nostro Paese abbiano a che fare con oltre 3.500 varietà “aliene” cioè in arrivo da altri climi e da altre parti del mondo, la cui presenza è già stata documentata e che si stima aumenti ogni anno di altre 200, favorita dalla crisi climatica e dalla globalizzazione.

Uno degli ultimi casi a questo proposito è quello del Procambaurs Clarkii (chiamato anche gambero della Louisiana o gambero killer), un crostaceo di origine nord-americana, introdotto in Europa negli anni Settanta a scopo alimentare e poi proliferato fino a diventare la specie di gambero d’acqua dolce più “traslocata” al mondo ma anche più invasiva. Tanto da essere oggetto di un progetto europeo per il suo controllo.

La morale? I consorzi di bonifica e irrigazione, ma d’altra parte tutti gli agricoltori e coltivatori diretti, la spiegano cosi: per difendere la biodiversità serve un approccio ambientalista sostenibile, che salvaguardi gli ecosistemi ed incentivi la permanenza, nonché lo sviluppo delle attività agricole. Che significa, tra l’altro, contrastare in Italia la perdita di terreni agricoli e la cementificazione, ma anche avere un equilibrio negli interventi, nelle tecniche adottate, nelle leggi approvate. Un equilibrio che riesca a coniugare le esigenze dell’ambiente con quelle della produzione e quindi dei bilanci delle imprese e del lavoro. Perché, e anche questo è bene ricordalo, la biodiversità tocca un settore, quello agricolo, che ha il compito fondamentale di produrre cibo per tutti, cibo sano, ottenuto correttamente. Compito difficile da eseguire che, però, riguarda tutti noi.

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Fonte: Sir