Coronavirus, decreto porti non sicuri. Arci presenta ricorso al Tar: “Illegittimo”

Secondo l’organizzazione il decreto oltre ad essere inopportuno e illegittimo, è del tutto incoerente e sbagliato. Miraglia:“Il diritto internazionale non può essere cancellato con un decreto”

Coronavirus, decreto porti non sicuri. Arci presenta ricorso al Tar: “Illegittimo”

“Il diritto internazionale non può essere cancellato con un decreto”. A sottolinearlo è Filippo Miraglia, di Arci nazionale. Il riferimento è al decreto ministeriale dell’8 aprile scorso con cui l’Italia ha dichiarato i suoi porti non sicuri, per i salvataggi operati in alto mare da navi non battenti bandiera italiana. Una misura considerata “illegittima” e contro la quale oggi Arci ha presentato un ricorso al Tar del Lazio.

Secondo l’organizzazione il decreto oltre ad essere illegittimo, è del tutto incoerente e sbagliato. Per questo ora si appella  alla giustizia amministrativa con la speranza che blocchi il provvedimento. “Consideriamo inopportuno questo intervento sottoscritto da 4 ministri nel momento in cui era in avvicinamento verso le coste italiane la Alan Kurdi con 150 migranti a bordo - spiega Miraglia -. Dall’inizio dell'anno gli arrivi di migranti in Italia sono avvenuti quasi tutti con sbarchi autonomi. Nel frattempo nel Mediterraneo centrale si continua a morire e a non fare salvataggio in mare. Le ong non sono i nemici da combattere,  vanno combattuti i torturatori che ammazzano le persone nei lager libici e i governi europei che guardano alla Libia solo come un luogo per realizzare i propri interessi”.

Dall'inizio dell'anno più di 3mila persone, anziché essere salvate, sono state riportate in Libia dalla cosiddetta guardia costiera libica: in un Paese in guerra, in condizioni sempre più disumane. “E la Libia sicuramente non è un porto sicuro - aggiunge Miraglia - Ora i migranti di Aita Mari e Alan Kurdi sono stati trasferiti su una nave in quarantena. Una misura che in parte contraddice il decreto, ma che resta in linea con l’atteggiamento propagandistico del governo volto a tenere la gente lontano dall’ Italia”. 

Per Miraglia le politiche europee in materia di immigrazione, in particolare il processo di esternalizzazione delle frontiere e di chiusura dei porti, si basano sulla retorica dell’invasione. I numeri, invece, dicono tutt'altro. “Le persone nel mondo in cerca di accoglienza nel 2018, di competenza dell'Unhcr, erano 74 milioni, l'1% circa della popolazione mondiale. Nel 2019, l'Unione Europea, ne ha accolti meno del 1% della sua popolazione: in totale soltanto 676 mila circa, lo 0,13% dei suoi cittadini -sottolinea - Malta è in cima alla classifica, seguita da Germania, Grecia, Francia e Spagna. L'Italia, invece, è ben al di sotto della media Ue, con lo 0,07%”. 

Secondo Arci, dunque, né i numeri dell’accoglienza né l'emergenza sanitaria globale giustificano queste misure. “Le soluzioni esistono, come ha ribadito più volte l'Unhcr, e vanno prese nell’interesse del Paese, delle persone e della sicurezza di tutti e non per inseguire la propaganda di chi è alla ricerca di consenso sfruttando anche la drammatica pandemia che sta colpendo tutto il mondo - sottolinea l’organizzazione -. Pensiamo che si possano predisporre adeguate misure, inclusa la quarantena, non in alto mare ma a terra, e dispositivi di sicurezza per i naufraghi e per il personale che si occupa dello sbarco e dell'accoglienza. Invece di chiudere i porti l'Italia potrebbe chiedere sostegno economico e strutturale all'Ue ed essere protagonista di un cambiamento che noi auspichiamo, introducendo canali d’accesso legali e sicuri e promuovendo un programma di ricerca e salvataggio europeo”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)