G20 donne, empowerment è anche “condivisione dei carichi di cura”

Si parla di donne afghane e dei loro diritti, a Santa Margherita Ligure, ma anche di donne italiane e degli ostacoli che ancora incontrano nel cammino verso una piena parità. Bonetti: “Nella pandemia, si aggravano i carichi di cura familiare”

G20 donne, empowerment è anche “condivisione dei carichi di cura”

C'è soprattutto la preoccupazione per le donne afghane e per il loro incerto destino, al centro dei lavori della prima Conferenza del G20 sull'"Empowerment" femminile, in corso a Santa Margherita Ligure. Ma si parla anche di donne italiane, con un'attenzione particolare al tema della violenza e a quello del lavoro di cura. Ne ha parlato la ministra Elena Bonetti nel suo discorso di apertura: “Sono tante le sfide che le donne hanno fronteggiato nella pandemia di Covid-19 e ancora affrontano – ha detto -: quelle sanitarie in primis e quelle causate dal gravare dei carichi di cura familiare in maniera preponderante sul ruolo femminile. Simili sfide chiedono una risposta coordinata in seno al G20”.

E ancora, riguardo la violenza sulle donne: “La pandemia ha segnato anche un drammatico aumento dei casi di violenza contro le donne, aggravando un fenomeno che resterà difficile contrastare se non creando condizioni di vera parità tra uomini e donne. Per gran parte delle vittime, l’empowerment, anche economico, è la sola possibilità di una via d’uscita dalla violenza”. Inevitabile il riferimento all'Afghanistan: “In questa giornata non possiamo non volgere la nostra attenzione verso l’Afghanistan, alla popolazione civile e in particolare alla condizione delle donne, delle bambine, delle ragazze. Il rischio di violenze, di abusi e di violazioni dei diritti umani cui l’intera popolazione femminile, di ogni età, si trova ora esposta, richiede una chiara assunzione di responsabilità dei membri del G20 e dell’intera comunità internazionale”.

Contrastare violenza e diseguaglianza è quindi l'obiettivo? Ma quali gli strumenti? L'educazione, innanzitutto: “Abbiamo bisogno di contrastare in ogni ambito, anche in quello familiare ed educativo oltre che nel lavoro, le diseguaglianze che gravano sulle donne, sulle bambine e le ragazze. Sappiamo bene che le diseguaglianze tra donne e uomini si radicano già nella prima infanzia. E sappiamo che finché permetteremo discriminazioni sulle bambine, negheremo di fatto l’affermazione che i diritti dei bambini sono universali, affermazione che già ci impegna nella Convenzione sui diritti del bambino”.

E poi, ci sono gli strumenti della politica: “Abbiamo l’opportunità, e credo anche la responsabilità, di cimentarci in uno sforzo congiunto per la creazione di un’agenda per la parità di genere a livello globale, che veda la convergenza di attori istituzionali pubblici, del settore privato e della società civile su obiettivi misurabili”.

La ministra ha fatto poi riferimento agli strumenti che l'Italia, in particolare, sta mettendo in campo per accompagnare le donne in questo percorso di empowerment: tra questi, “il Piano Italia Domani, approvato nell’ambito del Next Generation Eu, ha riconosciuto alla parità di genere un ruolo trasversale prioritario, includendo misure a supporto di lavoro, imprenditoria femminile e genitorialità”. Ancora, “ho voluto che l’Italia si dotasse per la prima volta nella sua storia di una Strategia nazionale, da poco approvata, per la parità di genere, per dare un approccio integrato alla promozione delle pari opportunità e preparare il Paese ad affrontare le sfide dei tempi futuri”. Infine, proprio con lo scopo, tra l'altro, di liberare il tempo e le energie delle donne, c'è il Family Act, “proposta di legge che ho avanzato per strutturare le politiche familiari su più livelli, a partire dall’occupazione delle donne, dai servizi educativi, la condivisione dei carichi di cura e l’armonizzazione dei tempi di vita e lavoro”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)