Giovani e pandemia, "alta la fiducia in politici e scienziati, ma serve una comunicazione più chiara"

La Fondazione Mondo Digitale ha condotto una ricerca su 4 mila studenti tra i 14 e i 19 anni, per misurare la loro percezione della gestione dell'emergenza sanitaria. I ragazzi considerano prioritario il ruolo della ricerca per nuovi vaccini e farmaci, seguito dalla gestione equilibrata dei decisori politici e da una corretta comunicazione

Giovani e pandemia, "alta la fiducia in politici e scienziati, ma serve una comunicazione più chiara"

È alta la fiducia dei giovani nei politici, negli scienziati e nei medici, nonostante quattro su cinque abbiano manifestato insoddisfazione per la gestione comunicativa dell’emergenza sanitaria, percepita come confusionaria. Sono alcuni dei dati emersi dalla Ricerca sulla fiducia dei giovani nella scienza che ha coinvolto 4 mila studenti tra i 14 e i 19 anni, condotta dalla Fondazione Mondo Digitale con il supporto dell’Università di Siena nell’ambito del progetto “Fattore J”. Per superare l'emergenza sanitaria, i giovani considerano prioritario il ruolo della ricerca per nuovi vaccini e farmaci (81 per cento), seguito dalla gestione equilibrata dei decisori politici (53 per cento) e da una corretta comunicazione (30 per cento). E il 78 per cento dei ragazzi vorrebbe maggiore chiarezza e più capacità di ascolto.

“Nel corso della pandemia, i giovani hanno modificato i propri comportamenti, basandosi soprattutto sulle linee guida ufficiali, seguite dai suggerimenti dei familiari e dalle opinioni di esperti – afferma Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale –. Solo all'ultimo posto tra i criteri di riferimento hanno indicato le opinioni condivise sui social. Questo dato ci aiuta a capire che continuiamo a giudicare i ragazzi in base a stereotipi. Ora la sfida cruciale è rimanere al fianco delle nuove generazioni per aiutarle ad acquisire strumenti strategici per gestire la crescente complessità della nostra epoca e imparare a convivere con equilibrio con una quota inevitabile di incertezza”.

Il progetto Fattore J è stato avviato nel pieno del primo lockdown con l’obiettivo di integrare empatia e sviluppo dell'intelligenza emotiva nel tradizionale curriculum della scuola italiana, per formare ragazze e ragazzi sui temi della prevenzione e della salute, sensibilizzare al rispetto di chi vive in condizione di fragilità e consolidare la fiducia nella scienza. Nel corso dell’anno scolastico 12 mila giovani di 63 scuole superiori in 7 regioni italiane hanno riscoperto l’importanza di prendersi cura di se stessi e degli altri, anche come atto di responsabilità sociale.

Nell’evento conclusivo della prima edizione di Fattore J, svoltosi il 17 maggio, gli studenti sono stati coinvolti nell’ideazione di campagne Instagram per sconfiggere la fobocrazia, ovvero il dominio della paura, e promuovere una corretta informazione. Il “creative jam” ha visto i ragazzi al lavoro in sei stanze digitali dedicate alle aree terapeutiche del progetto: ematologia, neuroscienze, infettivologia, dermatologia, gastroenterologia e ipertensione polmonare. Al loro fianco, i dipendenti Janssen e rappresentanti delle otto associazioni di pazienti partner del progetto. Il team vincitore potrà avvalersi del supporto di alcuni esperti per far diventare la propria idea una realtà nel corso del prossimo anno scolastico.

“È solo partendo dalla corretta conoscenza che si rimuovono gli ostacoli della paura e si vincono quelle resistenze verso tematiche apparentemente lontane come la gestione di malattie, la loro cura, la possibilità di superarle tramite il progresso scientifico e la ricerca, l’essere vicino a chi ne è affetto riconoscendo con empatia il disagio e sapendolo condividere – afferma Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute –. È grazie alla ricerca scientifica che abbiamo potuto trovare risposte alle sfide di salute anche in tempi inimmaginabili, come ad esempio nello sviluppo dei vaccini anti-Covid. Spero che questa esperienza possa costituire per molti di voi un’ispirazione per provare a seguire un percorso professionale nell’ambito medico-scientifico o semplicemente per farvi avvicinare al tema salute con maggiore confidenza, per vivere con più consapevolezza e quindi preparazione emotiva e razionalità l’incontro con la malattia in tutte le sue sfaccettature e i differenti vissuti che essa comporta”.

L’evento è stato inoltre occasione per il lancio di una nuova edizione di Fattore J, specificatamente finalizzata ad accrescere nelle giovani generazioni la fiducia nei progressi della scienza, la consapevolezza dell’importanza che i vaccini hanno assunto nella storia dell’umanità anche come strumento di protezione collettiva e la capacità di saper riconoscere le fake news. I giovani saranno coinvolti in nuove azioni formative e divulgative per sensibilizzare sull’importanza di una corretta informazione scientifica e sulla vaccinazione come atto di responsabilità sociale e civica.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)