Italia "profondamente disuguale" anche prima della pandemia

“DisuguItalia”, l'approfondimento del rapporto Oxfam, "Il virus della disuguaglianza" Allo scoppio dell’emergenza sanitaria "poco più del 40% degli italiani non disponeva di  risparmi accumulati sufficienti per vivere, in assenza di reddito o altre entrate". L'agenda delle priorità per affrontare le vulnerabilità 

Italia "profondamente disuguale" anche prima della pandemia

Anche prima dell’abbattersi della pandemia sul nostro paese, l’Italia era profondamente disuguale, contrassegnata da ampi squilibri nella distribuzione della ricchezza nazionale aumentati negli ultimi vent’anni.  A metà 2019 – secondo gli ultimi dati disponibili - il top-10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possedeva oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione”. Lo rivela l’approfondimento dedicato all’Italia del rapporto Il virus della disuguaglianza, pubblicato oggi da Oxfam, in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che quest’anno si terrà in forma virtuale e che è dedicato alla crisi mondiale generata dalla pandemia da Covid-19.

Secondo il report “DisuguItalia” “allo scoppio dell’emergenza sanitaria il grado di resilienza economica delle famiglie italiane era estremamente diversificato, con poco più del 40% degli italiani in condizioni di povertà finanziaria, ovvero senza risparmi accumulati sufficienti per vivere, in assenza di reddito o altre entrate, sopra la soglia di povertà relativa per oltre tre mesi. Circa 10 milioni di nostri concittadini più poveri, con un valore medio del risparmio non superiore a 400 euro, non avevano nessun cuscinetto finanziario per resistere autonomamente allo shock pandemico. Secondo la Banca d’Italia, durante il primo lockdown di marzo metà delle famiglie italiane dichiarava di aver subito una contrazione del proprio reddito ed il 15% di aver visto dimezzarsi le proprie entrate, con solo il 20% dei lavoratori autonomi che non aveva subito contraccolpi. A fine estate nel 20% delle famiglie con figli minori di 14 anni uno o tutti e due i genitori aveva ridotto l’orario lavorativo o rinunciato al lavoro per accudirli. Mentre il 30% dichiarava di non disporre di risorse sufficienti per far fronte a spese essenziali nemmeno per un mese, in assenza di altre entrate”.

L’impatto delle misure di sostegno pubblico

I provvedimenti di sostegno al reddito, al lavoro e alle famiglie emanate nel corso del 2020 dal Governo “hanno contribuito ad attenuare gli impatti della crisi e a ridurre moderatamente i divari retributivi e reddituali”, sottolineano gli osservatori. Le “prime stime rilevano che le misure di emergenza abbiano determinato una riduzione di 1,7% della disuguaglianza dei redditi da lavoro di 1,1% di quella dei redditi disponibili equivalenti delle famiglie italiane, oltre ad attenuare la crescita dell’incidenza della povertà”. Tuttavia, “questa moderata riduzione delle disparità è stata accompagnata da un calo dei redditi per una quota ampia della popolazione meno abbiente. Inoltre, tale riduzione delle disuguaglianze non è l’effetto di un intervento strutturale ma esclusivamente di misure compensative che hanno semmai bisogno di essere mantenute fino a un pieno recupero dell’economia”.

“Crescono le diseguaglianze sociali e territoriali”

In Italia, “la pandemia ha potentemente rivelato, esacerbandoli, gli ampi divari preesistenti lungo dimensioni fondamentali del benessere come la salute, l’accesso a un’istruzione di qualità, la disponibilità di una abitazione adeguata, il grado di riconoscimento da parte della collettività, dimensioni imprescindibili per una vita dignitosa e libera da disagio per ciascuno. Vecchie vulnerabilità si sono acuite e sommate a nuove fragilità con conseguenze allarmanti per il benessere dei cittadini, l’inclusione e la coesione sociale. Questo il quadro che emerge da un’indagine qualitativa condotta tra novembre e dicembre 2020 tra gli operatori dei Community Center animati da Oxfam, dalla Diaconia Valdese e da altri partner a Torino, Milano, Bologna, Empoli, Prato, Firenze, Campi Bisenzio, Arezzo, Napoli e Catania. Luoghi di ascolto e supporto per tutti i cittadini che si trovano in una situazione di difficoltà.
“Gli operatori dei nostri Community Center hanno rilevato un forte peggioramento delle condizioni economiche e del profilo occupazionale dei propri utenti. Lavoro assente, perduto o congelato, vecchie povertà e nuovo impoverimento, l’acuirsi del disagio abitativo, le vulnerabilità educative e formative, confermano l’istantanea di un Paese in forte sofferenza. – ha aggiunto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia - Durante il lockdown e oltre, molte persone sono state sempre più escluse, di fatto, dai servizi di bassa soglia e dall’accesso ai trasferimenti emergenziali, a causa di una pubblica amministrazione spesso impotente nel far fronte alla mole crescente dei bisogni e a un’informazione carente o inadeguata. Il basso grado di scolarizzazione e alfabetizzazione digitale dei cittadini più fragili ha contribuito a scoraggiarli dall’affrontare le complessità procedurali. A questo si aggiunge una scarsa consapevolezza dei propri diritti in materia di lavoro e protezione sociale”.

L’ "agenda" di Oxfam

Per affrontare le vulnerabilità crescenti a seguito dell’impatto della pandemia è necessario adottare "politiche che possano incidere sulle cause strutturali, che alimentano i divari economici e sociali". Ecco le priorità e gli ambiti di azione individuati da Oxfam:  ammodernamento dei sistemi di protezione dei redditi; ridare potere al lavoro; rafforzare la portata redistributiva del sistema nazionale di imposte e trasferimenti; investire in un’istruzione pubblica di qualità e nel contrasto alla povertà educativa; favorire la mobilità intergenerazionale.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)