La pedina delle terre rare. La corsa alle materie prime e la dignità del lavoro

Come evitare che il silenzio, cioè l’ignoranza, l’indifferenza e l’egoismo, circondino un microchip, un’auto elettrica, uno smartphone?

La pedina delle terre rare. La corsa alle materie prime e la dignità del lavoro

C’è un rischio nel tempo dell’auspicata ripresa economica che a gran voce viene denunciato da imprenditori ed economisti: la scarsità di materie prime con la conseguente impennata del loro costo.

Tra le materie prime più ricercate ci sono le cosiddette “terre rare”, hanno questo nome non perché difficili da trovare ma perché solo in Cina vengono estratte. Non si bada molto alla salute dell’uomo e alla salvaguardia dell’ambiente.

Queste terre contengono elementi chimici preziosi per diverse produzioni industriali. Basti pensare ai microchip, alle auto elettriche, ai dispositivi elettronici, alle attrezzature mediche, all’acciaio per i cantieri.

Il governo italiano, dichiaratosi consapevole della situazione, sta lavorando a un provvedimento che consenta di non compromettere la ripresa economica tanto annunciata. Non si può perdere tempo dicono gli imprenditori nelle dichiarazioni rilasciate in questi giorni. E’ evidente che, rallentato il passo dell’epidemia e augurando che il contagio non riprenda il ritmo dei mesi scorsi, questo è un problema da affrontare e risolvere con determinazione rapidità ben sapendo che le “terre rare” sono da tempo una pedina politica in mano a potenze dell’Est e dell’Ovest. Sembrerebbe troppo complicato, se non inutile, occuparsene.

E’ invece importante seguire quanto sta avvenendo perché riguarda il futuro e già oggi ha riflessi di rilievo nella vita e anche nel pensiero di una persona e di una famiglia.

Se sulla scacchiera della politica e dell’economia c’è scarsa sensibilità per la dignità e i diritti dell’uomo così non è, o non dovrebbe essere, per chi ritiene che il bene comune coinvolga l’intero pianeta.

Appaiono nei servizi giornalistici le foto di interventi che deturpano l’ambiente e pongono un primo pesante interrogativo sul modo di intendere la transizione ecologica e la transizione energetica. Altre domande riguardano le violazioni dei diritti e il furto della speranza.

Quale “prezzo umano” hanno le materie prime che servono a una parte minoritaria e benestante della popolazione mondiale?

Si è nuovamente di fronte al rapporto tra l’uomo, la scienza, la tecnologica e il mercato. Non si tratta certo di fermare un percorso ma di far sì che non scavalchi la dignità del lavoro e i diritti dell’uomo.

Come evitare che il silenzio, cioè l’ignoranza, l’indifferenza e l’egoismo, circondino un microchip, un’auto elettrica, uno smartphone?

Si può fare poco o nulla perché il problema è troppo grande, troppo complesso? Potrebbe essere ma la direzione della storia è cambiata quando, grazie alla conoscenza e al pensiero, la coscienza ha preso la parola per dire che non può esserci un futuro migliore solo per alcuni.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir