La squadra “più coraggiosa al mondo” a Tokyo: ecco gli atleti rifugiati delle Paralimpiadi

Alia Issa e Abbas Karimi in testa nella cerimonia di apertura. Grandi (Unhcr): “La loro presenza sulla scena mondiale segna un momento storico di rappresentanza per oltre 12 milioni di persone costrette a fuggire che vivono con una disabilità in tutto il mondo"

La squadra “più coraggiosa al mondo” a Tokyo: ecco gli atleti rifugiati delle Paralimpiadi

Prendono il via oggi le Paralimpiadi di Tokyo. La squadra dei rifugiati sarà la prima ad entrare nello stadio olimpico del Giappone per la parata degli atleti. A rappresentare la squadra come portabandiera nella cerimonia di apertura saranno il lanciatore di origini siriane Alia Issa e il nuotatore Abbas Karimi, scappato a soli 13 anni dall’Afghanistan e oggi rifugiato negli Stati Uniti. 

Quella che a Tokyo gareggerà sotto la bandiera del Comitato paralimpico internazionale (Ipc) è la prima squadra ufficiale di rifugiati a partecipare ai Giochi, dopo l'inclusione di due atleti rifugiati nei giochi di Rio 2016 sotto la bandiera della squadra di atleti paralimpici indipendenti. La squadra è composta da sei atleti rifugiati provenienti da quattro paesi di accoglienza che competono in cinque sport paralimpici. La loro partecipazione, spiega l’Unhcr, contribuisce a “sfidare lo stigma e le percezioni negative delle persone costrette a fuggire, comprese quelle che vivono con disabilità”.

"È con enorme gioia che faccio il tifo per la squadra paralimpica dei rifugiati nella cerimonia di apertura e durante le gare", ha detto l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi. "La loro presenza sulla scena mondiale in questi Giochi Paralimpici segna un momento storico di rappresentanza per oltre 12 milioni di persone costrette a fuggire che vivono con una disabilità in tutto il mondo".

"Le persone costrette a fuggire che vivono con una disabilità possono essere esposte a un rischio maggiore di discriminazione, violenza e sfruttamento", ha aggiunto Grandi. "Nonostante queste immense sfide, i rifugiati che vivono con disabilità sono agenti di cambiamento positivo e leader nelle loro comunità, anche nel campo del Para-sport. Meritano pari accesso e opportunità per eccellere. Sarò orgoglioso di fare il tifo per la squadra paralimpica dei rifugiati mentre ispirano il mondo con la loro perseveranza e il loro talento".

L'Unhcr lavora da anni con e per le persone costrette a fuggire che vivono con disabilità per garantire loro l'accesso a servizi e opportunità vitali. L'agenzia collabora con l'Ipc dal 2016 per aiutare a fornire ai rifugiati un accesso allo sport in grado di cambiare la loro vita e per garantire un mondo più inclusivo e uguale. Lo sport, infatti, può aiutare “a ridurre lo stigma e la discriminazione, a sfidare i presupposti su ciò che le persone costrette a fuggire con disabilità possono e non possono fare, a garantire l'inclusione e a conferire loro potere - spiega Unhcr -. Lo sport aiuta anche le persone costrette a fuggire che vivono con una disabilità a raggiungere un maggiore benessere fisico e mentale”.

"L'ho detto prima e lo dirò di nuovo: la squadra paralimpica dei rifugiati è la squadra sportiva più coraggiosa del mondo", ha detto Andrew Parsons, Presidente del Comitato Paralimpico Internazionale - Quando si considera il viaggio incredibile che questi atleti hanno fatto per arrivare a Tokyo, si capisce veramente come il cambiamento può iniziare con lo sport. E nella stessa settimana in cui abbiamo lanciato WeThe15, è importante dare alle persone con disabilità una voce e una presenza: a Tokyo 2020, la squadra paralimpica dei rifugiati parlerà per conto di e rappresenterà orgogliosamente i 12 milioni di persone costrette a fuggire che hanno una disabilità." L’Unhcr, insieme all'Ipc e ad altri partner, sta guidando una campagna globale per un mondo in cui tutte le persone costrette a fuggire, comprese quelle con disabilità, possano accedere e partecipare allo sport in modo equo.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)