Lavoro minorile, Cgil: “Fenomeno ancora troppo radicato nel nostro Paese”

Il commento di Barbaresi e Gabrielli in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile: “Occorre intervenire su protezione sociale e dispersione scolastica”

Lavoro minorile, Cgil: “Fenomeno ancora troppo radicato nel nostro Paese”

“Il lavoro minorile è un fenomeno insidioso e ancora troppo radicato anche nel nostro Paese, figlio innanzitutto di disagio socio economico, marginalità ed esclusione sociale, le cui dimensioni non possono non far riflettere sulla disattenzione delle istituzioni e sull’inefficacia delle misure di contrasto messe in campo. Occorre rafforzare il sistema di protezione sociale e intervenire contro la dispersione scolastica, legata a doppio filo al lavoro minorile e che con esso rappresenta la più grande sconfitta delle istituzioni e di tutta la comunità”. È quanto dichiarano in una nota le segretarie confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Maria Grazia Gabrielli in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Per le dirigenti sindacali il lavoro minorile “è un fenomeno che va intercettato, osservato e analizzato con attenzione per come si manifesta e, soprattutto, per quelle che sono le cause che lo generano e lo alimentano, al fine di mettere in campo tutte quelle politiche necessarie al suo contrasto. È fondamentale - sostengono - attivare rapidamente un sistema di monitoraggio efficace, a partire dal tracciamento dei giovani che fuoriescono prematuramente dal sistema scolastico”. Per Barbaresi e Gabrielli “la relazione tra lavoro minorile e dispersione scolastica è un aspetto drammatico perché fa venir meno un diritto fondamentale che la Repubblica, a cui la Costituzione attribuisce il compito di rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo e crescita delle persone, dovrebbe garantire”.
“È necessario rafforzare il sistema di protezione sociale mettendo le istituzioni nelle condizioni di intercettare e soprattutto rispondere ai bisogni, complessi e molteplici, espressi e inespressi di quelle famiglie e di quei minori, garantendone la presa in carico complessiva. Per questo - continuano Barbaresi e Gabrielli - servono politiche idonee a promuovere l’inclusione sociale e investimenti forti, in termini di risorse, organizzazione, personale, competenze per rafforzare l’infrastruttura sociale nei territori”. “Se la povertà è un fenomeno complesso, come tale va affrontata, con una presa in carico complessiva dei bisogni, economici, lavorativi, abitativi, educativi. L’opposto di ciò che il Governo sta facendo - sottolineano - con il superamento dell’unico strumento universale di contrasto alla povertà”.
Infine, “se ci sono minori che lavorano, ci sono datori di lavoro per cui lavorano”, e “occorre intensificare anche l’attività ispettiva, cosa che non si può certo fare esonerando le imprese dai controlli”. “Quando parliamo di minori, parliamo del futuro del Paese - concludono le dirigenti sindacali - e il Paese tutto deve assumersene la responsabilità, dalle parti sociali alle istituzioni, cui spetta inserire il tema come prioritario nell’agenda politica”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)