Referendum e lavoro. Nell’elencare i quesiti emerge la debolezza intrinseca degli stessi

L'8 e 9 giugno gli italiani sono chiamati ad esprimersi in merito a cinque quesiti, quattro relativi al mondo del lavoro e uno sulla cittadinanza italiana

Referendum e lavoro. Nell’elencare i quesiti emerge la debolezza intrinseca degli stessi

Cinque schede; due giorni per ritirarle al seggio (ma si può essere selettivi nel ritiro) e votare tra domenica 8 giugno dalle 7 alle 23, e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Quindi anzitutto la conta delle schede: perché il voto referendario ha la particolarità che è valido se vota la maggioranza degli elettori. Solo in quel caso si scrutinano i sì e i no alla proposta referendaria.

In sintesi è quello che coinvolgerà gli italiani chiamati ad esprimersi in merito a cinque quesiti, quattro relativi al mondo del lavoro e uno sulla cittadinanza italiana. Quest’ultimo non c’entra nulla con gli altri, ma per ragioni di economia e tempo si è unito agli altri. Chiede agli italiani se intendano ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza regolare necessari per richiedere la cittadinanza tricolore. Il quesito non modifica gli altri requisiti richiesti per la cittadinanza: conoscenza della lingua, avere un reddito stabile, non avere commesso reati. C’è anche da dire che l’attuale situazione è complicata dal fatto che la domanda può essere fatta dopo dieci anni, ma normalmente ce ne vogliono fino a tre in più per ottenerla.

Quindi i quattro referendum sul lavoro. Uno (scheda verde chiaro) punta ad abrogare le norme sui licenziamenti che consentono oggi di non reintegrare un lavoratore licenziato in modo illegittimo (se assunto dopo il 2015), ma di risarcirlo con un indennizzo economico che va dalle 6 alle 36 mensilità.

Un altro quesito referendario (scheda arancione) chiede di eliminare il tetto all’indennità – massimo sei mesi – nei licenziamenti nelle imprese con meno di 16 dipendenti. Un altro ancora (scheda grigia) vuole eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a tempo determinato, in sostanza limitandone l’utilizzo attuale.

Infine il quesito della scheda rosso rubino chiede di aumentare la responsabilità dell’imprenditore committente nel caso di infortuni sul lavoro o malattie professionali.

E nell’elencarli (se si è d’accordo con questi referendum, si traccia una croce sul sì) emerge la debolezza intrinseca degli stessi. La validità o meno delle richieste referendarie va lasciata alle opinioni e alle esperienze di ciascuno di noi. Ma non fatichiamo a pensare che si tratti – soprattutto in un paio di casi – di cambiamenti molto, molto specifici che da una parte faticano ad essere compresi da una vasta platea (servono circa 24 milioni di votanti!) di elettori; dall’altra sembrano fatti per una valutazione parlamentare più che popolare.

Insomma non quei quesiti chiari e che toccano tutti, quali sono stati ad esempio l’introduzione del divorzio o dell’aborto, ma forzature legislative nel momento in cui s’intenda, per varie ragioni, bypassare il Parlamento. Ma, onestamente, quanti di noi saprebbero valutare con sapienza e coscienza se serva la scrittura della causale specifica nella stipulazione di un contratto a tempo determinato?

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir