Richiedenti asilo, Tribunale di Bologna dice "sì" all'iscrizione anagrafica

Accolto il ricorso di due persone che si erano viste negare l'iscrizione dal Comune. La soddisfazione del sindaco su Facebook. Zorzella (Asgi): “Per avere la residenza non servono titoli ma solo poter dimostrare la regolarità del soggiorno”. Avvocato di strada: “Ora andremo nelle 54 città in cui siamo presenti a chiedere l'iscrizione dei richiedenti asilo”

Richiedenti asilo, Tribunale di Bologna dice "sì" all'iscrizione anagrafica

BOLOGNA - Il Tribunale di Bologna ha accolto il ricorso di due richiedenti asilo che si erano visti negare l'iscrizione anagrafica dal Comune sulla base di quanto stabilito dal decreto 113/2018 convertito nella legge 132/2018. “È una sentenza di civiltà – dice Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di strada, che, insieme a Paola Pizzi, rappresentava una delle ricorrenti – Il tema è che le leggi non possono negare i diritti fondamentali delle persone. Se Salvini pensava di rendere ancora più difficile la vita delle persone richiedenti asilo che si trovano legalmente in Italia, gli è andata male”. La ricorrente, una donna ospite in una struttura di accoglienza che era scappata dal suo Paese perché si sentiva perseguitata a seguito della sparizione del marito e del figlio, aveva richiesto l'iscrizione anagrafica lo scorso 4 febbraio ma il 6 marzo l'ufficiale di anagrafe del Comune ha dichiarato “irricevibile” la domanda. Il 27 marzo ha presentato ricorso. “Queste persone hanno diritto alla residenza e, grazie a un'interpretazione costituzionale della norma, ora potranno accedere al servizio sanitario, aprire un conto corrente in banca o trovare un lavoro ovvero di godere di diritti che prima venivano loro negati – aggiunge Mumolo – È vero che la legge diceva che questi diritti sarebbero stati garantiti, ma non diceva con quali provvedimenti. La verità è che la legge Salvini privava queste persone di ogni possibilità di integrazione”. Prima di Bologna, era stato il Tribunale di Firenze a ordinare al sindaco di Scandicci di provvedere all'iscrizione al registro anagrafico della popolazione residente un richiedente asilo ospite in un centro di accoglienza del territorio: anche in questo caso la decisione era stata presa in risposta al ricorso presentato dai legali dell'Asgi quando gli operatori dell'ufficio anagrafe avevano rigettato la richiesta, facendo riferimento alle disposizione del decreto Salvini. “Ora che c'è una giurisprudenza consolidata, andremo nelle 54 città in cui è presente Avvocato di strada e accompagneremo i richiedenti asilo all'anagrafe per l'iscrizione e se i sindaci non lo faranno, ricorreremo in Tribunale”, annuncia Mumolo.

Soddisfazione anche da parte di Nazzarena Zorzella, avvocato di Asgi, che rappresentava l'altro ricorrente. “L'ordinanza è rigorosa dal punto di vista giuridico, non contiene valutazioni di tipo politico o altro ma ricostruisce la normativa in materia di iscrizione anagrafica in generale e per i cittadini stranieri che, a differenza degli italiani, devono dimostrare la regolarità del soggiorno”, spiega l'avvocato. E per questo va bene il permesso di soggiorno per richiesta di asilo. “La legge Salvini dice che il permesso di soggiorno per asilo non costituisce titolo per l'iscrizione anagrafica ma, come ha stabilito il Tribunale, non esistono titoli per l'iscrizione – aggiunge Zorzella - perché questa avviene sulla base di una dichiarazione della persone che denuncia al Comune il luogo in cui abita e non servono titoli ma solo la regolarità del soggiorno. È un'ordinanza ineccepibile”. L'iscrizione anagrafica, infatti, è l'esito di un procedimento amministrativo descritto nel regolamento anagrafico della popolazione residente (Dpr 223/1989) che avviene in base alle dichiarazioni degli interessati, agli accertamenti disposti dall'ufficio e alle comunicazioni dello stato civile. Secondo il Tribunale, nel quadro normativo vigente il permesso di soggiorno non è titolo per l'iscrizione anagrafica, ma una prova del requisito del regolare soggiorno. Inoltre, il Tribunale ha sottolineato che la mancata iscrizione ai registri anagrafici impedisce l'esercizio di diritti di rilievo costituzionale, come quello all'istruzione e al lavoro. Per questi motivi ordina al sindaco l'iscrizione nel registro anagrafico.

Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha espresso la sua soddisfazione per la decisione del Tribunale su Facebook. “Oggi il giudice del Tribunale di Bologna ha dato ragione a due richiedenti asilo che si erano visti negare l'iscrizione anagrafica dai nostri uffici sulla base del decreto Salvini e ha ordinato al Comune di iscriverli – ha scritto sul suo profilo – Saluto questa sentenza con soddisfazione, il Comune la applicherà senza opporsi.Smentire la destra significa batterla usando la legge e la legalità democratica. Quando ho ridato l'acqua agli occupanti ho agito come autorità sanitaria e non come delegato del governo, che è invece il caso dell'anagrafe. Il ministro Salvini fa propaganda ma i fatti lo smentiscono, è ingiusto negare la residenza ai richiedenti asilo”. (lp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)