Sono 2 mila gli orfani di femminicidio in Italia. Un progetto mira a garantire sostegno e accompagnamento

E’ il progetto “Orphan of femicide invisible victim” che, su iniziativa della cooperativa Iside, prevede attività di sostegno psico-sociale alle orfane e agli orfani, così come misure di accompagnamento, sostegno alla relazione e gestione delle esigenze materiali per le famiglie affidatarie/caregiver

Sono 2 mila gli orfani di femminicidio in Italia. Un progetto mira a garantire sostegno e accompagnamento

Si stima che siano 2000 le orfane e gli orfani di femminicidio nel nostro Paese, bambine e bambini, ragazze e ragazzi che sono rimasti soli dopo la morte violenta della madre, spesso causata dal padre o da un familiare. “Bambine e bambini, ragazze e ragazzi non considerati dal nostro sistema di welfare, in conseguenza della scarsa rilevanza politica ricoperta nel nostro paese dal tema della violenza maschile contro le donne”. Ad affermarlo sono i promotori del progetto “Orphan of femicide invisible victim”, un progetto della durata di 48 mesi che prevede attività di sostegno psico-sociale alle orfane e agli orfani, così come misure di accompagnamento, sostegno alla relazione e gestione delle esigenze materiali per le famiglie affidatarie/caregiver.
L’iniziativa è promossa dalla cooperativa Iside, attraverso la partecipazione al bando “A braccia aperte” dell’Impresa sociale “Con i Bambini”, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa, ed è finalizzato a realizzare interventi integrati e multidisciplinari in grado di prendere in carico tempestivamente e individualmente gli orfani di femminicidio e le loro famiglie.

I dati

I dati raccolti dall’Eures, che riguardano le Regioni interessate dal progetto, mettono in evidenza 159 minori rimasti orfani/e a seguito di 97 casi di femminicidi compiuti dal 2009 fino al 2021: Lombardia (74 orfani), Emilia Romagna (35 orfani), Veneto (33 orfani), Trentino Alto Adige (9 orfani), e Friuli Venezia Giulia (8 orfani).
Per quanto riguarda la Regione Emilia Romagna, sono stati individuati 35 orfani, mentre l’età media delle donne uccise è di 37 anni. Il 80% (28) degli orfani è figlio sia della vittima sia dell’autore del femminicidio, mentre il 20% (7) è figlio solo della vittima.
Inoltre, circa il 43% (15) degli orfani era presente all’omicidio della propria madre (il 6% del dato rilevato non era presente).

Susanna Zaccaria, presidente della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, ha dichiarato: “Si tratta di un progetto importante, di cui siamo orgogliose di fare parte. Il femminicidio è un atto di violenza estrema, il culmine della violenza sulle donne. La condizione degli orfani di femminicidio e delle loro famiglie affidatarie è una questione centrale nel contrasto alla violenza di genere, e questo progetto rappresenta un’occasione di dare risposte concrete e strutturate nel tempo, elaborando allo stesso tempo protocolli condivisi e buone pratiche per sostenere quanto più possibile le figlie e i figli delle donne uccise”.

E Giorgia Fontanella, presidente della cooperativa sociale Iside, ha affermato: “Il progetto parte dell’esperienza dei Centri Antiviolenza e dall’assunto che la violenza di genere e il femminicidio come suo esito più nefasto vadano contrastati investendo sulla prevenzione, sulla sensibilizzazione e garantendo una Rete che sostenga e accompagni la donna nel suo percorso di autonomia e fuoriuscita dalla violenza, una Rete che sia presente e attiva anche a sostegno di chi resta”.

Da parte sua, Simona Rotondi, vice-coordinatrice delle attività istituzionali di “Con i Bambini”, ha aggiunto: “Questa iniziativa rappresenta in assoluto la prima inedita sperimentazione nel nostro Paese dedicata specificatamente agli orfani di donne vittime di femminicidio. E’ stata fortemente voluta dal nostro Comitato di Indirizzo Strategico. Per “Con i Bambini” c’è una grande aspettativa rispetto a questo progetto, perché tra 4 anni uno dei risultati attesi sarà quello di creare delle linee guida a livello nazionale”. E la prof.ssa Silvia Galdi (Università degli Studi della Campania ”Luigi Vanvitelli”) ha dichiarato: “L'Università Vanvitelli lavora sul fenomeno degli orfani di femminicidio da molti anni ed ha contribuito, attraverso il progetto ‘Switch off’ a portare nel nostro paese una legge, la numero 4 del 2018, che riconoscesse il loro status e i loro diritti, ad esempio a cambiare il cognome o ad usufruire della pensione di reversibilità della madre uccisa dal padre. Il nostro contributo in questo progetto sarà quello di garantire una presa in carico degli orfani basata su quelli che sono i bisogni e le oggettive necessità di ciascuno. A questo fine ci occuperemo di costruire uno strumento volto a rilevare i fattori di rischio e gli eventuali fattori di protezione per individuare i bisogni di ciascun orfano.”

Gli orfani di femminicidio in Emilia Romagna

Per quanto riguarda la Regione dell’Emilia-Romagna, sono stati individuati 35 orfani, di cui 15 (circa il 51,7%) sono maschi e 14 (circa il 48,3%) femmine. In 6 casi non è stato possibile rilevare il dato.

Rispetto alla loro età attuale, emerge che 29 (circa l’82,9%) sono minori (3 < 6 anni; 14 nella fascia 6-12 anni; 12 nella fascia 13-17 anni) e 6 (circa il 17,1%) sono maggiorenni.
L’80% (28) è figlio sia della vittima sia dell’autore del femminicidio, mentre il 20% (7) è figlio solo della vittima.
Inoltre, circa il 45,5% (15) degli orfani era presente all’omicidio della propria madre. Il 54,5% (18) non era presente. In 2 casi non è stato possibile rilevare il dato.
L’età media delle donne uccise è di circa 37 anni. Le fasce d’età maggiormente rappresentate sono, nell’ordine, 31-40 anni, che conta 11 donne; 41-50 anni, che conta 8 donne; 18-30 anni, che conta 3 donne. Inoltre, una donna ha più di 50 anni.
Infine, in seguito al femminicidio 17 minori (circa il 70,8%) sono stati affidati alla famiglia della vittima e 5 (circa il 20,8%) ai Servizi sociali. Inoltre, 1 orfano è stato affidato al padre naturale e 1 alla famiglia dell’autore del femminicidio. In 11 casi non è stato possibile rilevare questo dato.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)