Rappresentanti, risorse sottovalutate. Dal 2007 le scuole invitano genitori e studenti a firmare un patto di corresponsabilità educativa

I nostri giovani hanno bisogno di essere valorizzati e compresi per intraprendere un cammino di autentica evoluzione

Rappresentanti, risorse sottovalutate. Dal 2007 le scuole invitano genitori e studenti a firmare un patto di corresponsabilità educativa

Ottobre è il mese delle elezioni dei rappresentanti di classe nelle scuole e, in qualche caso, anche del rinnovo dei rappresentanti d’istituto: due buone opportunità, spesso sottovalutate, per avviare o consolidare il necessario dialogo educativo scuola-famiglia.

I rapporti tra la famiglia e la scuola stanno attraversando una fase estremamente delicata, non di rado critica: leggiamo notizie di aggressioni, scontri verbali e forti contestazioni nei confronti del personale scolastico. Spesso con la pubblicazione degli esiti finali si scatenano le contestazioni, con accessi agli atti e veri e propri ricorsi che i genitori rivolgono contro l’intera istituzione. Si tratta di segnali allarmanti che testimoniano una cattiva comunicazione e un disallineamento sui temi al centro dell’azione educativa.

Dal 2007 le scuole, all’atto dell’iscrizione, invitano genitori e studenti a firmare un patto di corresponsabilità educativa: il documento, introdotto dall’allora Ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, intendeva promuovere più efficacemente il coinvolgimento e l’interazione fra tutte le componenti che gravitano attorno al sistema di istruzione.

Nonostante le numerose occasioni di incontro, però, la cooperazione tra scuola e famiglia stenta ancora oggi a decollare.

Lo psicanalista Car Gustav Jung affermava che “Il viaggio più difficile di un essere umano è quello che lo conduce dentro sé stesso alla scoperta di chi veramente egli è”. La società attuale rende il percorso di identificazione dei nostri giovani sempre più complesso: proprio per questo motivo scuola e famiglia dovrebbero essere motivati a progettarlo e organizzarlo assieme. Stringendo un patto, le due maggiori agenzie educative si impegnano a fare lo stesso viaggio, dialogando e stabilendo buone prassi da condividere e migliorare nel tempo.

Famiglia e scuola hanno certamente ruoli differenti e per questo è importante definire i rispettivi ambiti e compiti. Si tratta di due sistemi diversi, ma complementari. La scuola si occupa di istruire, seguire e sostenere l’apprendimento, favorire la socializzazione, costruire il talento e concorrere alla maturazione dell’individuo. La famiglia è fondamentale nel processo di identificazione, riconoscimento e costruzione della fiducia in sé stesso. Stabilire un dialogo e una comunicazione continua significa accompagnare e sostenere figli e studenti nel confronto con gli altri, nell’approccio e nell’approfondimento della conoscenza, nel progressivo riconoscimento delle proprie emozioni e nell’acquisizione della consapevolezza dei propri desideri e dei propri limiti. In sostanza, vuol dire porre basi essenziali per provare a vivere in armonia con sé stessi e il mondo, imparando a crescere nel cambiamento.

Educare vuol dire anche individuare delle buone regole, condivise e comprese. Esse devono tenere conto dell’identità familiare, ma anche dei valori a cui fa riferimento la scuola e quindi la società. L’individuazione di valori comuni pare essere l’ostacolo più consistente, perché i modelli attuali di riferimento sono per certi versi anacronistici e il relativismo imperante ha messo in cortocircuito le nostre certezze. Esiste anche un concreto problema di “tempo”: per individuare e fondare assieme valori, occorre ritagliare dei momenti significativi all’interno delle nostre giornate e avviare delle riflessioni. Oggi il tempo educativo appare notevolmente ridotto, schiacciato dagli impegni lavorativi degli adulti e da quelli extrascolastici dei giovani. È inoltre “sabotato” dai numerosi distrattori, disseminati come trappole nelle nostre abitazioni: apparecchi televisivi, smartphone, tablet e altri dispositivi che tendono ad assorbire la nostra attenzione quando rientriamo a casa.

L’educazione richiede pazienza e buon senso.

I nostri giovani hanno bisogno di essere valorizzati e compresi per intraprendere un cammino di autentica evoluzione.

“I care”, prendersi cura. L’invito di don Lorenzo Milani è ancora oggi illuminante per genitori, docenti ed educatori.

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Fonte: Sir