Economia Ue, previsioni in chiaroscuro. Crescita moderata, contesto incerto
Valdis Dombrovskis ha presentato le Previsioni economiche di primavera. Qualche elemento positivo, ma l'orizzonte preoccupa. “Non possiamo abbassare la guardia. I rischi - ha affermato - per le prospettive rimangono orientati al ribasso, quindi l'Ue deve adottare misure decisive per rafforzare la nostra competitività". Fra le incognite i dazi di Trump

“L’economia dell’Unione europea ha iniziato il 2025 con una base leggermente più solida del previsto. Si prevede che continuerà a crescere a un ritmo modesto quest’anno, con un’accelerazione prevista nel 2026, nonostante l’accresciuta incertezza politica globale e le tensioni commerciali”. Questo è l’orizzonte complessivo che emerge dalle oltre 200 pagine delle Previsioni economiche di primavera, illustrate il 19 maggio a Bruxelles da Valdis Dombrovskis, commissario per l’economia.
Schiarita (forse) nel 2026. La Commissione prevede una crescita del Pil reale dell’1,1% nel 2025 nell’Ue e dello 0,9% nell’area dell’euro, sostanzialmente allo stesso ritmo registrato nel 2024. Nel 2026, si prevede un’accelerazione della crescita all’1,5% nell’Ue e all’1,4% nell’area dell’euro. Si ritiene che l’inflazione complessiva nell’area dell’euro rallenterà dal 2,4% nel 2024 a una media del 2,1% nel 2025 e dell’1,7% nel 2026. Nell’Ue27, l’inflazione dovrebbe seguire una dinamica simile. Valdis Dombrovskis ha affermato, commentando i numeri: “L’economia dell’Ue sta dimostrando resilienza in un contesto di forti tensioni commerciali e di un’impennata dell’incertezza globale. Sostenuta da un mercato del lavoro solido e da salari in aumento, si ritiene che la crescita continuerà nel 2025, seppur a un ritmo moderato. L’inflazione sta diminuendo più rapidamente di quanto previsto ed è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 2% quest’anno”. Ma il commissario ha subito aggiunto: “Non possiamo abbassare la guardia. I rischi per le prospettive rimangono orientati al ribasso, quindi l’Ue deve adottare misure decisive per rafforzare la nostra competitività”.
Dazi e incertezza dei mercati. A ben guardare, le Previsioni economiche diffuse dalla Commissione europea non segnalano prospettive rosee. La frenata dell’economia Ue è dovuta “in gran parte all’indebolimento delle prospettive del commercio globale e alla maggiore incertezza sulle politiche commerciali”. Le Previsioni di primavera si basano su alcune ipotesi relative ai dazi commerciali, che potrebbe turbare – fortemente – l’economia mondiale. “Una revisione al ribasso” dei dati economici globali “riflette in gran parte un indebolimento delle prospettive sia per gli Stati Uniti che per la Cina. Il rallentamento del commercio globale è ancora più marcato”.
Creazione di posti di lavoro. “Nel 2024, la continua espansione dell’occupazione ha portato alla creazione di 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro nell’Ue, raggiungendo così un nuovo record per il numero di posti di lavoro nell’Unione”. In un quadro previsionale piuttosto fosco, la Commissione segnala dunque una nota positiva in relazione all’occupazione. Nonostante la modesta crescita economica, “si prevede che l’occupazione aumenterà di altri 2 milioni di posti di lavoro entro la fine dell’orizzonte di previsione”. Si immagina cioè che il tasso di disoccupazione scenderà a un nuovo minimo storico del 5,7% nel 2026. Sui salari si legge: “Dopo essere aumentata del 5,3% nel 2024, la crescita dei salari nominali rallenterà nel 2025 e nel 2026”. L’aumento dei salari non riguarda però tutti i Paesi: ad esempio l’Italia ne è esclusa.
Qualche auspicio. Sono molteplici le osservazioni macroeconomiche proposte dalla Commissione: riguardano appunto l’inflazione in calo, il lavoro in aumento, il deficit in lievitazione. D’altro canto, ciò che preoccupa maggiormente la Commissione rimane il “clima generale”. “Un’ulteriore frammentazione del commercio globale potrebbe mitigare la crescita del Pil e riaccendere le pressioni inflazionistiche. Anche le catastrofi legate al clima sono più frequenti e rimangono una fonte persistente di rischio al ribasso per la crescita”. Sul fronte positivo, un’auspicabile “distensione delle tensioni commerciali tra Ue e Stati Uniti o una più rapida espansione degli scambi commerciali dell’Ue con altri Paesi, anche attraverso nuovi accordi di libero scambio, potrebbero sostenere la crescita” economica dell’Europa a 27.
Focus sui dati italiani. Tornando all’analisi dei numeri contenuti nelle Previsioni economiche, è possibile qualche affondo sull’economia italiana e comparazioni su scala europea. Il dato del Pil segnala che l’Italia crescerà (stando alle attuali previsioni di Bruxelles) dello 0,7% quest’anno (come nel 2024), per salire allo 0,9% nel 2026. Dati molto negativi per la Germania: in recessione lo scorso anno (-0,2%), stagnante nel 2025 (0,0%) per riprendersi solo nel 2026 (1,1%). Meglio la Francia: rispettivamente, sui tre anni, 1,2% nel 2024, poi 0,6 quest’anno e quindi 1,3 nel 2026. Risultati migliori per le altre due principali economie europee, ossia Spagna e Polonia (crescita del Pil tra il 2 e il 3%). Per quanto riguarda ancora l’Italia: il deficit passerà dal 3,3% sul Pil quest’anno al 2,9 nel 2026; il debito continuerà a crescere: 136,7% nel 2025 (era al 135,3 lo scorso anno), raggiungendo il 138,2 nel 2026.