La storia di Riccardo Rosso di Tribano. Dal bene ricevuto nasce speranza
Riccardo Rosso è un giovane di Tribano. A 11 mesi gli è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta infantile, che l’ha portato al trapianto di midollo. Dal suo percorso, in cui è stato accompagnato dalla Città della Speranza, è nato un modo di “approcciare” la vita... rivolto agli altri

Restituire il bene ricevuto, trasmettendo un messaggio di speranza: è quanto sta facendo da qualche tempo Riccardo Rosso, sopravvissuto alla leucemia infantile e sottoposto a trapianto di midollo a 2 anni. Riccardo è nato nel 1996, abita a Tribano e si può ben dire che sia cresciuto assieme alla Città della Speranza, fondata nel 1994. A undici mesi, infatti, gli è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta infantile che a nemmeno due anni, il 23 luglio 1998, lo ha portato al trapianto di midollo. È stato uno dei primi bambini in così tenera età a sottoporsi al trapianto e ancora oggi in quella data festeggia e si commuove. «A quell’epoca la percentuale di sopravvivenza a tumori infantili in bambini così piccoli era del 20 per cento – racconta Riccardo Rosso, giovane uomo innamorato della vita che lavora per gli altri come assistente sociale, è appassionato di montagna e di equitazione – Oggi, grazie agli importanti traguardi conseguiti dalla ricerca e anche grazie all’impegno della Città della Speranza, il tasso di sopravvivenza è capovolto: l’80 percento dei bambini che si ammalano anche in tenerissima età sopravvive. Non ho ricordo dei primi anni di malattia, ma ho convissuto con questa realtà tutta la mia infanzia e la mia adolescenza tra esami continui, terapie e controlli periodici sino alla dichiarazione di guarigione che ho finalmente ricevuto a 18 anni. Sono stato seguito dal prof. Luigi Zanesco e dalla sua équipe, da medici e infermieri che sono stati accanto a me e alla mia famiglia, alcuni dei quali rivedo ancora oggi quando passo in reparto: si ricordano di me e di quanto ero piccolo». Una vita legata a doppio filo con la Clinica oncoematologica pediatrica dell’Azienda Ospedale di Padova costruita grazie alla ferrea volontà di “fare qualcosa” da parte di Franco Masello, fondatore di Città della Speranza. Ma soprattutto una vita trascorsa nella condivisione con tanti altri ragazzi colpiti dal medesimo destino, un legame forte che si è trasformato in desiderio di vicinanza. Per questo oggi Riccardo è ancora accanto alla Città della Speranza come volontario, per condividere la sua esperienza e per parlare con i giovani grazie al linguaggio dello sport. «Negli anni dell’adolescenza, quando ero costretto a fare frequenti terapie ed esami, sono entrato nel gruppo degli “Stranger Teens”, un progetto sostenuto dalla Clinica oncoematologica pediatrica. Con gli altri ragazzi si è creata fratellanza in un clima positivo, con tanta voglia di stare insieme e di vivere come i nostri coetanei. E in questo lo sport ci ha davvero aiutato. Per questo sono rimasto accanto a Città della Speranza: ogni anno organizzo due eventi sportivi, il “Torneo Città della Speranza” che comprende un torneo di calcio a cinque e la partita di green volley per raccogliere fondi, ma soprattutto per trasmettere il mio messaggio positivo e infondere speranza». Un appuntamento che mette insieme sport e informazione sul tema della oncoematologia si svolgerà l’8 giugno presso gli impianti sportivi di Tribano. Nei tanti anni trascorsi tra ricoveri e controlli nel reparto di oncoematologia pediatrica, la Fondazione è diventata per Riccardo una seconda famiglia: «È ancora molto forte il legame della mia famiglia con Andrea Camporese, past president di Città della Speranza e caro amico. Grazie a loro anche la mia famiglia ha trovato aiuto, appoggio, speranza. Ci siamo sostenuti vicendevolmente». Non deve essere stato facile per mamma Fabia e papà Sergio alternarsi nella cura del primogenito Riccardo, dovendo seguire anche i fratelli più piccoli Laura e Tommaso. «La comunità di Tribano, la parrocchia in particolare, nella quale siamo tutti a vario titolo impegnati, ma anche gli amici e parenti di Conselve sono stati davvero un bell’aiuto per tutti noi» evidenzia Riccardo. E ora, a tanti anni di distanza da quella esperienza impegnativa, Riccardo si descrive così: «Sono sopravvissuto, ma non mi sento “solo” un sopravvissuto. In questa mia guarigione c’è stato tanto di più: prima di tutto l’amore della mia famiglia; poi, senz’altro la fortuna o il destino, ma più di tutto la ricerca e la professionalità e l’accoglienza di chi mi è stato accanto. E per questo sento forte il desiderio oggi di essere di aiuto per gli altri, come posso, mettendo a disposizione la mia esperienza, ma soprattutto comunicando speranza».
Torneo di calcio a 5 a favore di Città della Speranza
Il “Torneo Città della Speranza”, 5a edizione, si svolgerà l’8 giugno presso gli impianti sportivi di via Deledda a Tribano. In campo 15 squadre di calcio a 5 e una decina di squadre di green volley che giocheranno per far vincere la ricerca e salvare la vita ai piccoli pazienti ricoverati in oncoematologia pediatrica di Padova e nei reparti d’Italia. Il ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione Città della Speranza.
Don Andrea Tieto racconta Riccardo
Don Andrea Tieto, parroco di Tribano, racconta Riccardo a partire da un pellegrinaggio. «Era il nostro primo cammino serio, con un gruppo di giovani in Friuli. Riccardo aveva un passo deciso, così deciso che faticavo a stargli dietro. A tratti mi innervosiva, tanta era la sua forza, la sicurezza, il modo in cui scappava avanti. E quel ghiaione in cui non so neppure come ci siamo arrampicati, quando a un certo punto guardai in basso e non capivo come avevamo fatto ad arrivare fin lì. Ma in realtà lo sapevo: dietro a lui. È così che si muove, Riccardo: con determinazione, concretezza, senza troppi giri di parole. Oggi lavora accanto a chi è più fragile, ha fatto esperienza nelle missioni, si è sporcato le mani dove c’era bisogno, senza paura e senza tirarsi indietro, mettendosi in gioco in prima persona. Non lo fa per apparire, ma perché ci crede. Non ha mai cercato il centro della scena, eppure riesce a trainare. Non si mette in mostra, ma c’è. E in un mondo che spesso promette tanto e mantiene poco, persone come Riccardo fanno la differenza in silenzio. Camminano avanti e, senza volerlo, indicano la strada».