Santo Stefano d’Ungheria. Tanta gratitudine per questi sessant’anni
Santo Stefano d’Ungheria. Affidata il 25 maggio 1963 all’Opera don Guanella, la parrocchia B– che in giugno vivrà la sagra del 60° – non si considera “in pensione” e guarda al futuro
Santo Stefano Re d’Ungheria compie sessantanni. Era il 25 maggio 1963 quando nel quartiere di Brusegana la nuova parrocchia veniva affidata alla Congregazione dei Servi della Carità. Un provvedimento che rientrava nella strategia del vescovo Girolamo Bortignon, il quale – da buon cappuccino – scelse di affidare a ordini religiosi alcune nuove parrocchie che andava erigendo, soprattutto nelle periferie della città. Così fece per San Pio X alla Stanga, assegnata ai Giuseppini del Murialdo, e Don Bosco, andata ai salesiani, mentre per la parte destra della strada verso i Colli euganei la scelta cadde sull’Opera don Guanella, particolarmente attiva nelle opere di misericordia, a beneficio dei malati quanto degli anziani e dei fanciulli. Qualche settimana più tardi, il 22 settembre, fu lo stesso vescovo Bortignon a posare la prima pietra della nuova chiesa, che sarebbe stata inaugurata e benedetta appena due anni dopo, l’8 maggio 1965. Da allora attorno al luogo di culto, all’attiguo patronato e all’asilo guidato dalle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, è cresciuto un quartiere che oggi è tra i più popolari e multietnici di Padova, e in cui la parrocchia e le comunità religiose guanelliane sono da sempre un punto di riferimento essenziale per tutte le età e tutte le fedi. Una capacità di rinnovarsi nel solco della continuità che oggi è simboleggiata da don Oscar Kasongo, 37 anni e primo africano a guidare una parrocchia padovana. «Questo 60° significa tanto per la comunità e il primo sentimento è la gratitudine – spiega il sacerdote congolese – Gratitudine a Dio, perché la parrocchia negli anni è diventata importante per tutto il quartiere, ma anche al vescovo e all’Opera don Guanella, che ha portato e condiviso il suo carisma tramite i parroci, le sorelle e i fratelli religiosi che si sono succeduti in questi anni. La riconoscenza è però soprattutto per le generazioni di parrocchiani che si sono impegnati al servizio della comunità o ne hanno semplicemente fatto parte». Nei primi due fine settimana di giugno – dal 2 al 4 e dal 9 all’11 – ci sarà la sagra per il 60° con tanti momenti di comunione e di convivialità, mentre il 16 settembre avrà luogo la celebrazione per la ricorrenza del santo patrono assieme ai rappresentanti della comunità ungherese e della parrocchia gemellata di Sant’Anna in Esztergom. Quella di Brusegana è infatti l’unica parrocchia italiana a essere intitolata al santo magiaro: una scelta fatta per ricordare i tragici fatti del 1956, quando la sollevazione per la libertà degli ungheresi venne brutalmente repressa dai carri armati russi. Suggellerà le celebrazioni il vescovo Claudio, atteso l’8 ottobre per la messa di chiusura. «Dico sempre che compiamo sessant’anni ma non andiamo in pensione: c’è ancora tanto da fare – conclude don Oscar – Proprio perché siamo più maturi abbiamo il dovere di risvegliare e comunicare la fede che ci è stata affidata da così tanto tempo».