Super ricchi e super inquinanti. Di chi è la responsabilità maggiore sulle emissioni mondiali di CO2?

Con i loro investimenti, 125 miliardari alimentano in totale l'emissione di quasi 400 milioni di tonnellate di CO2, una quantità pari a quella dell'intera Francia, con i suoi 67 milioni di abitanti.

Super ricchi e super inquinanti. Di chi è la responsabilità maggiore sulle emissioni mondiali di CO2?

Cambiamenti climatici e scelte cruciali per la salvaguardia del nostro pianeta. In questi giorni, a Sharm-El-Sheik (Egitto) si sta svolgendo la COP27, con la partecipazione dei rappresentanti di 197 Paesi di tutto il mondo, per provare a trovare un accordo comune che consenta di limitare l’aumento della temperatura globale a +1,5 °C (purtroppo, ormai un’utopia) o almeno tenerlo al di sotto dei +2 °C. Per raggiungere l’obiettivo, la via imprescindibile passa per la drastica riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera. Chi ne è maggiormente responsabile?
Qualche mese fa, uno studio canadese (pubblicato su “Environmental Innovation and Societal Transitions”) aveva evidenziato come ben il 98% delle potenziali emissioni future derivanti dalle riserve di petrolio, gas e carbone del mondo intero fosse in realtà prodotto da sole 200 aziende (comunemente denominate “Carbon Underground 200” o “CU200”). Per avere qualche numero significativo, va ricordato che le riserve di combustibili fossili delle CU200 possono emettere potenzialmente 674 gigatonnellate di CO2, cioè una quantità in grado di far aumentare la temperatura media globale di più di 1,5 °C sui livelli preindustriali. A rendere ancor più inquietante questo quadro, poi, è il fatto che quasi la metà di queste aziende appartiene ad appena dieci attori finanziari maggiori, soggetti che hanno quindi il potere di cambiare le sorti climatiche della Terra.
Si riaggancia a questa considerazione, ribadendola ed approfondendola, un nuovo studio finanziato da Oxfam (un’organizzazione non governativa statunitense, impegnata a migliorare le condizioni dei poveri nel mondo) che “punta il dito” contro i miliardari, responsabili di emettere (investendo in aziende altamente inquinanti) CO2 1 milione di volte in più del cittadino medio.
In pratica, lo studio ha analizzato gli investimenti dei 125 miliardari più ricchi al mondo (i dati sono stati desunti dalla lista Bloomberg, aggiornati ad agosto 2022), prendendo in considerazione soltanto le aziende in cui essi avevano una partecipazione superiore al 10%; a ciascuno individuo è stata poi assegnata una parte proporzionale delle emissioni inquinanti prodotte dall’azienda. Risultato? Ogni miliardario incluso nella ricerca, solo in relazione ai propri investimenti, “genera” in un anno una media di 3 milioni di tonnellate di CO2, ovvero una quantità più di 1 milione di volte superiore alle 2,76 tonnellate pro-capite emesse dal 90% della popolazione mondiale. In definitiva, con i loro investimenti, i 125 miliardari alimentano in totale l’emissione di quasi 400 milioni di tonnellate di CO2, una quantità pari a quella dell’intera Francia, con i suoi 67 milioni di abitanti!
Ovviamente stiamo parlando di stime, ma si tratta di stime molto probabilmente al ribasso, dal momento che, in questo studio, non sono stati presi in considerazione i miliardari e le aziende che non rendono pubblici i dati sulle loro emissioni, pur essendo quelli che hanno un impatto climatico maggiore. Dall’analisi, inoltre, è emerso che il 14% degli investimenti dei miliardari era in settori inquinanti, mentre solo 1 di loro (su 125) aveva investito in un’azienda di energia rinnovabile. Non c’è male!
Partendo da questi dati, Oxfam spinge perché si ponga maggiore attenzione alla responsabilità dei “super ricchi” nella crisi climatica, tassando con maggiore gravosità gli investimenti inquinanti. Per contro, scelte diverse porterebbero a esiti diversi: investendo in aziende con standard sociali e ambientali più elevati, per esempio, le emissioni potrebbero diminuire fino a quattro volte rispetto ad ora. Basta decidere,… in tempo!

Maurizio Calipari

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Fonte: Sir