Anziani. Ecco le proposte del terzo settore per migliorare il decreto

Ancora pochi i dettagli sul decreto legislativo attuativo della Legge Delega 33/23 in materia di politiche a favore delle persone anziane presentato dal governo la scorsa settimana. Il mondo delle associazioni chiede un confronto e più risorse

Anziani. Ecco le proposte del terzo settore per migliorare il decreto

I dettagli sul decreto sono ancora pochi, ma per il terzo settore è sicuramente da migliorare. Dai primi dettagli sul decreto legislativo attuativo della Legge Delega 33/23 in materia di politiche a favore delle persone anziane emersi nel corso del Consiglio dei ministri del 25 gennaio, si sa che il  testo “introduce misure specifiche per prevenirne la fragilità delle persone anziane, per favorirne la salute e per l’invecchiamento attivo” e poco altro, come si può leggere nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi. “Si promuovono, inoltre, strumenti di sanità preventiva e di telemedicina presso il domicilio delle persone anziane e si introducono misure volte a contrastarne l’isolamento e la deprivazione relazionale e affettiva, a favore del mantenimento delle capacità fisiche, intellettive e sociali, quali, a titolo esemplificativo, misure volte a favorire il turismo lento o l’impiego in organizzazioni di volontariato e di formazione. Si sostiene il ricorso a nuove forme di domiciliarità e di coabitazione solidale domiciliare per le persone anziane e di coabitazione intergenerazionale; si introducono, infine, misure in materia di promozione della mobilità degli anziani in ambito dei servizi di trasporto pubblico locale, con l’istituzione di un apposito fondo, e disposizioni in materia di alfabetizzazione informatica e di facilitazione digitale”.  In materia di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti, tra l’altro, “si provvede a riordinare, semplificare, coordinare e rendere più efficaci una serie di interventi integrati di tipo sanitario e socioassistenziale, aggiuntivi rispetto alle prestazioni già fornite dal Servizio sanitario nazionale – si legge nella nota -. Si prevede, tra l’altro, la “Valutazione multidimensionale unificata” (Vmu) di base, a livello nazionale, per l’orientamento della persona anziana e la determinazione della condizione di non autosufficienza e del relativo stato di bisogno assistenziale”. Inoltre, si introducono l’offerta integrata di assistenza e cure domiciliari finalizzata all’erogazione a domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un progetto di assistenza individuale integrato; la previsione di servizi residenziali e semiresidenziali socioassistenziali e sociosanitari; il potenziamento delle reti locali delle cure palliative. Dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026, poi, in via sperimentale e nel limite di spesa massimo pari a 300 milioni annui, si introduce una prestazione universale (PU) composta da una quota fissa monetaria e da una quota integrativa definita “assegno di assistenza”, finalizzata all’acquisto di servizi, per promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali per il sostegno alle persone anziane non autosufficienti e destinata a sostituire progressivamente l’indennità di accompagnamento. Per l’Auser, l’Associazione per l'invecchiamento attivo, il testo sorprende per le lacune. “Da una prima lettura dello schema di Decreto la prima cosa che sorprende è la totale assenza di interventi cogenti tesi a favorire l’integrazione socio-sanitaria nella assistenza e cura degli anziani non autosufficienti – si legge in una nota -. Di fatto tutto come prima. L’integrazione tra Distretti sanitari e Distretti sociali, già prevista nella 382 del 2000, è ancora una volta demandata alla volontà di amministratori e operatori. Anche il timido tentativo di istituire il Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (Snaa), che in qualche modo avrebbe dovuto garantire maggiori livelli di integrazione, di fatto è drasticamente depotenziato riconducendo ogni soggetto alle proprie competenze”. A questi punti deboli si aggiunge anche “l’assenza del minimo tentativo di riforma delle Rsa malgrado la drammatica esperienza della pandemia e le numerose proposte di riforma da più parti avanzate – continua la nota dell’Auser -. Una terza cosa è la confusione in materia di adeguamento delle condizioni abitative degli anziani. Nel Decreto si parla social housing o di housing intergenerazionale quando tanto le esperienze internazionali, quanto quelle nazionali, attestano che il modello abitativo più adatto è quello degli alloggi individuali assisti a cui però non si fa il minimo cenno”. E infine, continua a porsi l’enorme problema delle risorse per attuare la riforma, “risorse che sono del tutto insufficienti e una parte recuperate da precedenti stanziamenti. E sempre in tema di risorse una domanda: ma il governo è in grado dire quanti sono i potenziali ultraottantenni non autosufficienti con un reddito inferiore ai 6.000 euro che potranno beneficiare della prestazione universale? Si tratta in realtà di una platea molto ristretta a fronte di una domanda molto più ampia a cui non vengono date risposte”. A chiedere maggiori risorse è anche l’Associazione di Confcommercio 50&Più, impegnata nella tutela dei diritti delle persone anziane da cinquant’anni. “Per i 3,8 milioni di anziani non autosufficienti e per i loro familiari che quotidianamente li assistono occorreranno ulteriori stanziamenti di risorse – si legge nella nota -. Serve, infatti, una riforma di sistema e ci auguriamo che nei prossimi mesi la condizione delle persone anziane, delle persone anziane non autosufficienti e dei caregiver venga affrontata in sede istituzionale anche per recuperare le risorse economiche necessarie a soddisfare le esigenze di una popolazione sempre più numerosa”.“Particolarmente importante – prosegue la nota - la possibilità prevista dai primi articoli del decreto attuativo, perché promuovendo la dignità, l’inclusione sociale, l’invecchiamento attivo, la prevenzione della fragilità della popolazione anziana, offre l’opportunità di coinvolgere i senior in processi di partecipazione alla comunità e di vivere, senza barriere, le attività promosse dagli attori in campo. Di rilievo anche l’aspetto legato all’impiego delle persone anziane in attività di volontariato perché non venga meno l’importanza del loro contributo alla società”. La Fish, invece, attende maggiori dettagli sul decreto prima di avanzare proposte. "Una volta che si conoscerà in dettaglio il testo approvato dal Consiglio dei ministri – commenta il presidente di Fish, Vincenzo Falabella - Fish ribadisce che alcuni punti cardini introdotti nella legge delega per quanto concerne i diritti delle persone con disabilità che divengono anziane, sono irrinunciabili. Come si ribadisce l'obiettivo principale del decreto, in attuazione della delega è garantire dignità e diritti alle persone anziane e/o non autosufficienti, contribuendo con queste nuove norme a migliorare, in modo significativo ma anche concreto, la loro qualità di vita unitamente ai loro familiari e caregiver. Leggeremo con grande attenzione il decreto, anche al fine di predisporre nostre proposte migliorative da presentare in sede di confronto con le commissioni parlamentari a cui preposte quando si aprirà la discussione in Parlamento” Più critici i sindacati. "Su anziani e non autosufficienza, la presidente del Consiglio, la ministra e la viceministra delle Politiche sociali, superano Zuckerberg in quanto a realtà virtuale, nel descrivere un mondo che non c'è", afferma la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi. Secondo la Cgil al momento non c’è traccia di risorse aggiuntive per finanziare le nuove misure. “In particolare, non c'è nessun euro in più per sostenere la cosiddetta “prestazione universale” (di 1.000 o 850 euro?) che di universale ha ben poco visto che i destinatari sono individuati con criteri molto restrittivi: almeno 80 anni, Isee non superiore a 6 mila euro, titolare di assegno di accompagnamento ed essere non autosufficiente con un bisogno assistenziale gravissimo (da definire con prossimi decreti). Una misura che riguarderà un numero di persone che potrebbe variare da 25 mila a 30 mila al massimo, a fronte di una platea di 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, di cui 1,4 milioni con l'assegno di accompagnamento”.  Non resta che aspettare ulteriori dettagli sul testo, quindi, ma una cosa per i sindacati è certa: occorrono maggiori investimenti. “Attendiamo di valutare nel dettaglio il testo del decreto e di discuterlo con il Governo e in sede parlamentare e con Regioni e Anci, ma certo non sono accettabili annunci e promesse sui finanziamenti per attuare la legge – affermano Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil -. Occorre individuare un percorso certo che accompagni i decreti attuativi, per un progressivo e consistente incremento dei fondi, sociali e sanitario, per la non autosufficienza. Sappiamo bene che per fronteggiare seriamente l’invecchiamento della popolazione è fondamentale aumentare anche le risorse: le attuali non sono assolutamente proporzionate ai bisogni. Milioni di persone non possono più aspettare”. Tuttavia, non è soltanto una questione di trasferimenti monetari a favore degli anziani. “Chiediamo e ci aspettiamo, non per noi ma per i 10 milioni di persone coinvolte nel problema (anziani, famiglie, professionisti) – spiega la presidente degli Assistenti sociali, Barbara Rosina - presenza di servizi nei territori, in tutte le regioni e quindi adeguati investimenti e politiche rivolte a servizi domiciliari, diurni, residenziali, anche con nuove forme dell'abitare pensati per rispondere ai bisogni di salute delle persone anziane non autosufficienti. Questi insieme a centri multiservizi e servizi integrati sociosanitari”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)