Bologna, appello per introdurre in città il limite di velocità di 30 chilometri orari

Ventotto associazioni ambientaliste guidate da Salvaciclisti raccolgono 10 mila firme per chiedere al prossimo sindaco di abbassare il limite di velocità in città. Larghetti: “Si possono dimezzare gli incidenti, i morti e i feriti, senza perdere un minuto nei propri spostamenti e a costi bassissimi”

Bologna, appello per introdurre in città il limite di velocità di 30 chilometri orari

Immaginiamo una città costruita attorno ai bisogni delle persone, meno inquinata, più sicura, meno rumorosa e più vivibile. Come raggiungere questi obiettivi? Abbassando il limite di velocità a 30 km orari, dicono 28 associazioni e gruppi ambientalisti, che a Bologna lanciano la petizione “30logna. Una città per tutt*”. L’iniziativa, capitanata dall’associazione Salvaciclisti, ha l’obiettivo di raccogliere 10mila firme per chiedere al prossimo sindaco che verrà eletto alle amministrative di autunno di trasformare Bologna in una cosiddetta “città30”, introducendo un nuovo limite di velocità di 30 km all’ora su tutta l’area urbana. Come tante altre città europee che hanno già messo in atto questa misura, si potrebbe così rendere più scorrevole la guida agli automobilisti, più fluido lo spostamento dei mezzi pubblici, più agevoli i tragitti per i ciclisti e più sicure e serene le strade anche per i pedoni. Tra i vantaggi ci sono anche il minor inquinamento e minor rumore, grazie alla riduzione del traffico.

“Quando proponiamo questo cambiamento, la paura numero uno delle persone è quella di passare più tempo in macchina – spiega Simona Larghetti, presidente di Salvaciclisti –. Ma non funziona così: se tu sgasi a 60 km orari e poi ti blocchi, non arrivi prima che se vai costantemente ai 30. Capiamo che, ad un primo sguardo, tale limitazione possa sembrare draconiana e non giustificata, ma cosa rispondereste se vi dicessimo che si possono dimezzare gli incidenti, i morti e i feriti, senza perdere un minuto nei propri spostamenti e a costi bassissimi? Tra il 2010 e il 2019, nel solo territorio del Comune di Bologna, ci sono stati 194 morti e oltre 26 mila feriti, per una media di quasi 20 morti e 2.600 feriti all’anno. Questi numeri fanno ancora più impressione se allarghiamo lo sguardo a tutto il territorio della Città metropolitana: 737 morti e 54 mila feriti in 10 anni. La città a 30 km orari ridurrebbe l’incidentalità urbana e anche la gravità delle conseguenze degli incidenti”.

Esclusi da tale limite sarebbero solo i viali di circonvallazione e alcuni assi di scorrimento principale (a 50 km/h), oltre alla tangenziale (90 km/h). Nel centro cittadino e in prossimità di scuole e ospedali dovranno essere aumentale le Zone20 e le Zone10. In città, inoltre, dovrebbero essere pensate più zone pedonali e zone di incontro.

Nel mondo, molte città anche più grandi di Bologna sono già passate a 30 km orari: da Grenoble a Helsinki, da Bilbao a Toronto. Le statistiche parlano chiaro: dove è stato applicato, il nuovo limite a 30 km orari ha portato a una riduzione sensibile degli incidenti stradali (circa -25 per cento), con particolare efficacia sugli investimenti di pedoni (che sono praticamente dimezzati); una diminuzione del rumore, con vantaggi per il sonno e per lo stress (da -6 a -50 per cento), calo dei livelli di inquinamento, aumento del valore degli immobili e della redditività dei negozi. Le città30 hanno anche visto un aumento degli spostamenti a piedi e in bicicletta, che ha favorito la mobilità dei mezzi pubblici e privati e il calo del traffico.

“A questo punto viene spontaneo domandarsi: e a Bologna, perché no? – continua Larghetti –. In Italia siamo ancora indietro: Genova sta proponendo una norma simile, ma deve ancora essere messa in pratica. Nel 2013, diverse organizzazioni hanno organizzato la campagna “La civiltà ha un limite”, perché questo provvedimento fosse inserito a livello nazionale nella riforma del codice della strada. La riforma del codice è passata alla Camera ma si è bloccata al Senato, e poi è caduto il governo: da quel momento nessuno ha raccolto questa eredità. Visto che la gente continua a morire, stiamo continuando la nostra battaglia sui territori. Il candidato sindaco favorito a Bologna, Matteo Lepore, ha firmato la nostra petizione e l’ha inserita nel proprio programma: questo ci fa ben sperare”.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dedicato il decennio 2021-2030 alla sicurezza stradale e prevede un ruolo fondamentale per le città30  nella riduzione del numero di morti e feriti dovuto a incidenti di traffico. Nell’agosto 2020 i Capi di Stato di 194 Paesi hanno firmato la risoluzione delle Nazioni Unite 74/299 per il miglioramento della sicurezza stradale . L’Oms stima così di salvare almeno 25 mila vite umane da qui al 2035.

“La politica deve avere il coraggio di fare scelte che vadano anche contro quella che per ora è l’opinione comune – conclude Larghetti –. Nei prossimi anni Bologna rischia di essere una città disabitata da giugno a settembre, perché fa troppo caldo. Il cambiamento climatico è una minaccia reale: la città a 30 km orari non è una smania degli ambientalisti, è una prospettiva necessaria se davvero vogliamo cambiare il nostro modello di sviluppo”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)