Che non sia più notte. La poesia di David Maria Turoldo nel tempo del silenzio

Come in passato ritorna sulle labbra la domanda “Dov’è Dio?”. Ritorna di fronte al Coronavirus, alle tragedie delle guerre, alle angosce di popoli in fuga.

Che non sia più notte. La poesia di David Maria Turoldo nel tempo del silenzio

Io non prego perché Dio intervenga. Chiedo la forza di capire, di accettare, di sperare. Io prego perché Dio mi dia la forza di sopportare il dolore e di far fronte anche alla morte con la stessa forza di Cristo. Io non prego perché cambi Dio, io prego per caricarmi di Dio e possibilmente cambiare io stesso, cioè noi, tutti insieme, le cose”.

Padre David Maria Turoldo scriveva queste parole chino sulla propria vita che volgeva al termine e nello stesso tempo sui mali che sconvolgevano il mondo. Le sue parole risuonano nella sofferenza e nel silenzio di oggi.

Un cammino a volte difficile quello dell’uomo, pieno di interrogativi e di smarrimenti che lui, frate e poeta, raccontava incrociando la poesia con la fede: “Allora diremo, pure Cristo ci ha ingannati. Sarà il nome più bestemmiato, il tuo dolcissimo nome o Cristo di Dio”.

Poi il pensiero si alzava e raggiungeva il confine della sofferenza con il mistero: “Se Dio dovesse intervenire, perché dovrebbe intervenire solo per me, guarire solo me, e non guarire il bambino handicappato, il fratello che magari è in uno stato di sofferenza e di disperazione peggiore del mio? Perché Dio dovrebbe fare queste preferenze?”.

E continuava, alzandosi sempre più: “Perché dire: Dio mi ha voluto bene, il male non ha colpito me ma il mio vicino! E allora: era un Dio che non voleva bene al mio vicino? E se Dio intervenisse per tutti e sempre, non sarebbe un por fine al libero gioco delle forze e dell’ordine della creazione? Per questo per me Dio non è mai colpevole.  Egli non può e non deve intervenire. Diversamente, se potendo non intervenisse, sarebbe un Dio che si diverte davanti a troppe sofferenze incredibili e inammissibili. Ecco perché, come dicevo prima, il dramma della malattia, della sofferenza e della morte è anche il dramma di Dio.

Come in passato ritorna sulle labbra la domanda “Dov’è Dio?”. Ritorna di fronte al Coronavirus, alle tragedie delle guerre, alle angosce di popoli in fuga, alle devastazioni dell’anima di innumerevoli persone…

Torna la domanda che in “La Notte” Elie Wiesel ha fatto nascere di fronte a un bimbo impiccato in un campo di concentramento nazista. Torna anche la risposta di Wiesel. “Dio era quel bimbo impiccato”.

E’ pieno di fatiche, di ribellioni, di rifiuti il cammino dell’uomo che porta a questa risposta.

David Maria Turoldo ne era consapevole e così scriveva: “La notte è avanzata: Dio fa’ che la notte finisca, che non sia più notte”. La poesia lascia una traccia lieve, tocca a chi la scopre interpretare un messaggio di speranza per annunciarlo nel tempo del silenzio. Con parole vere e leggere, con le parole  di un poeta.

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Fonte: Sir