La foresta sconosciuta. Una nuova ricerca sulle specie di alberi ancora sconosciute

Una nuova stima globale della biodiversità degli alberi fa ipotizzare che vi siano circa 9.200 specie arboree ancora da scoprire.

La foresta sconosciuta. Una nuova ricerca sulle specie di alberi ancora sconosciute

Alberi. Affascinanti e indispensabili, diversi tra loro in dimensione, colore, fogliame, frutti, longevità, dislocazione, ecc…, tutti insieme contribuiscono a formare l’insostituibile “polmone verde” del nostro pianeta. Gli studiosi, finora, ne hanno identificato oltre 64.000 specie differenti. Eppure, come attesta una recente ricerca (pubblicata sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”), una nuova stima globale della biodiversità degli alberi fa ipotizzare che vi siano circa 9.200 specie arboree ancora da scoprire, la maggior parte delle quali probabilmente collocata ai tropici.

Va subito sottolineato come quantificare e identificare gli alberi, soprattutto nelle foreste, non sia per nulla impresa semplice. “Le loro chiome – spiega Miles Silman, biologo della conservazione della Wake Forest University – sono a centinaia di metri di altezza; sono in mezzo ad altre cose; sembrano specie simili. È una rara categoria di persone quella che si siede nella natura per mesi e mesi e analizza ogni singolo albero”. Per questo, realizzare questa nuova ricerca ha richiesto la partecipazione e lo sforzo di centinaia di studiosi appartenenti a questa categoria di persone.

Il lavoro di questi preziosi collaboratori è consistito nel catalogare gli alberi osservati in due enormi insiemi di dati: il primo – denominato Global Forest Biodiversity Initiative – raccoglie ogni specie trovata in appezzamenti di foresta ampiamente documentati in tutto il mondo. Il secondo – denominato Treechange – registra gli avvistamenti di singole specie arboree. Queste banche dati sono state utilizzate dai ricercatori anzitutto per calcolare, con maggiore accuratezza rispetto alle precedenti stime, il numero (circa 64.100) delle specie di alberi conosciuti sul pianeta. Più in dettaglio, è emerso che la più alta biodiversità arborea si trova in Sud America (43% delle specie); al secondo posto troviamo l’Eurasia (con il 22%), poi l’Africa (16%), il Nord America (15%) e l’Oceania (11%).

Il numero di alberi rari già presenti nelle banche dati ha poi consentito ai ricercatori di formulare una stima degli alberi ancora sconosciuti pari a circa 9.200 specie. “Questa strategia di calcolo – spiega Jingjing Liang, co-autore dello studio ed esperto ecologia quantitativa alla Purdue University – si basa sul fatto che la maggior parte degli alberi sconosciuti sulla Terra appartiene probabilmente a specie rare, trovate in numero limitato in piccole aree geografiche”. Va anche sottolineato come questa valutazione rappresenti in effetti “una stima piuttosto conservativa”, dal momento che gli scienziati sanno ancora poco dell’abbondanza relativa di alberi rari in luoghi come l’Amazzonia, dove i punti inesplorati potrebbero ospitare sacche di specie insolite che non si trovano da nessun’altra parte. “Se potessimo concentrare le risorse – aggiunge Liang -, l’esperienza e il denaro del censimento forestale su quelle foreste pluviali in Amazzonia e nel Borneo, allora saremmo in grado di stimarlo con maggiore sicurezza”.

Il risultato dello studio, dunque, con molta probabilità rappresenta una sottostima della realtà. Nel solo bacino amazzonico, infatti, impiegando metodi di indagine locali, Silman e colleghi hanno stimato la presenza di almeno 3000 (e forse più di 6000) specie di alberi sconosciuti. A ciò si aggiunge il fatto che le specie di alberi vengono spesso raggruppate in base all’aspetto; è molto plausibile, quindi, che le nuove tecniche di analisi genetica condurranno alla scoperta di una biodiversità ancora maggiore.

Tant’è che qualche studioso – come, ad esempio, Drew Kerkhoff, biologo del Kenyon College, non coinvolto nello studio – comincia a domandarsi se non vi sia il rischio reale che tanti di questi alberi sconosciuti si estinguano prima che gli scienziati riescano a descriverli e classificarli. “Al contrario – si chiede Kerkhoff – quanti sono già noti alle popolazioni indigene nei bacini dell’Amazzonia o del Congo o erano noti a popoli o culture i quali ormai sono estati estinti dalla colonizzazione, dalle malattie, dal genocidio o dall’assimilazione? Quanti si trovano nell’armadio di un erbario come campioni essiccati?”.

Di sicuro, la ricerca delle nuove specie arboree sarà una base di informazioni non solo per la loro conservazione, ma anche per la conoscenza evoluzionistica di base circa il come e il perché le specie si diversificano e si estinguono.

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Fonte: Sir