Le api a rischio estinzione. Se scomparissero le api non crescerebbe più gran parte del cibo che mangiamo ogni giorno

I dati raccolti indicano che le api sono sicuramente più diffuse nell'emisfero settentrionale rispetto a quello meridionale.

Le api a rischio estinzione. Se scomparissero le api non crescerebbe più gran parte del cibo che mangiamo ogni giorno

Qual è l’esemplare più famoso degli ultimi cinquant’anni? Lo sanno tutti: il suo nome è Maia. Sì proprio lei, l’apetta gialla e nera dai capelli ricci e biondi, allegra, gioiosa, ma soprattutto… curiosona nei confronti del mondo che la circonda. Davvero, le api non potevano avere uno sponsor migliore! E sì, perché sicuramente anche la spontanea simpatia verso questo amabile personaggio animato può contribuire ad attrarre la nostra attenzione verso le api reali e i fattori che ne stanno mettendo a rischio la presenza in natura. Questi insetti, in realtà, sono fondamentali per la vita sul nostro Pianeta, dal momento che, oltre a produrre il buonissimo miele (Apis mellifera), rappresentano il principale insetto impollinatore. In altre parole, se scomparissero le api non crescerebbe più gran parte del cibo che mangiamo ogni giorno!

Questi preziosi “operai della natura”, dunque, meritano grande attenzione e tutela. Certo, dire “ape” significa per gli studiosi aprire un vastissimo mondo. Gli entomologi, infatti, hanno fino ad oggi classificato oltre 20.000 specie di api, ovvero più di tutte le specie di uccelli (18.000, in base alle stime più generose) e di mammiferi (6.500 o poco meno).

Ebbene, un gruppo di scienziati della National University of Singapore e dell’Accademia Cinese delle Scienze ha appena concluso uno studio (pubblicato su “Current Biology”) mirato a ricostruire una mappa della distribuzione delle api nelle varie aree del nostro pianeta, un primo passo per poter agire con maggiore efficacia nella protezione di questa specie.
Dunque, cosa si è scoperto di nuovo (e forse anche di un po’ ‘curioso’)? I dati raccolti indicano che le api sono sicuramente più diffuse nell’emisfero settentrionale rispetto a quello meridionale, e più nei climi temperati o aridi che in quelli tropicali. Negli Usa è presente al momento la più alta biodiversità di api, ma molte specie poco conosciute si trovano anche in Africa e in Medio Oriente; in queste aree geografiche, infatti, si osserva una diversità di api molto più spiccata rispetto ai Paesi tropicali.

In realtà, tale differenza risponde alla logica di distribuzione riscontrata per la maggior parte delle specie animali sulla Terra: la cosiddetta “regola del gradiente latitudinale”, in base alla quale la fauna non è equamente distribuita sul Pianeta, ma mostra una maggiore abbondanza e diversità attorno ai Tropici e una scarsa diversità vicino ai Poli. In effetti, anche le api si tengono lontane dai poli, ma ci sono poche specie anche vicino all’equatore; in altre parole, è più facile trovare api in un deserto che in una foresta tropicale, in ragione del fatto che le api prediligono le piante basse e i fiori agli alberi rigogliosi e slanciati. “Quando piove nel deserto – spiega Michael Orr, uno degli autori dello studio – ci sono queste imprevedibili fioriture di massa che tappezzano letteralmente l’intera area; si crea un maggiore ricambio nel deserto proprio per la diversa distribuzione delle risorse di anno in anno. Quindi c’è molto potenziale per le nuove specie”.

Per realizzare la loro mappa “apicola”, i ricercatori hanno confrontato i circa 6 milioni di dati sugli avvistamenti delle singole specie nel mondo, con una lista oltre 20.000 specie note compilata da John Ascher, che ha coordinato il lavoro. In questo modo, gli studiosi hanno potuto ottenere un quadro più preciso della distribuzione geografica anche delle specie meno conosciute. Il risultato ha comunque richiesto un grosso lavoro di “pulizia” dei dati, dal momento che molti degli studi svolti finora erano frammentari o sbilanciati sui Paesi con i quali è più facile condividere informazioni scientifiche.
La speranza ora è che la mappa ricostruita possa servire come base di partenza per comprendere come stanno cambiando abbondanza e distribuzione delle api, anche in relazione ai fenomeni che le minacciano.

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Fonte: Sir