Naufragio, Sant’Egidio: "Stesse regole per gli ucraini e per chi fugge da altre guerre"

Dopo l'ennesima strage nel Mediterraneo, la Comunità chiede di cambiare le politiche europee sull’immigrazione: "È inaccettabile continuare ad assistere a queste stragi del mare senza cambiare le regole in vigore". Superare i criteri di Dublino e riprendere i soccorsi in mare, le priorità

Naufragio, Sant’Egidio: "Stesse regole per gli ucraini e per chi fugge da altre guerre"

"Mentre tutta l’Unione europea ha deciso giustamente di concedere una protezione temporanea a tutti gli ucraini che fuggono dalla guerra, occorre urgentemente assumere nuove politiche che introducano la possibilità di ingresso per motivi umanitari anche ai profughi di altri conflitti in corso, alcuni dei quali durano da anni, come in Siria". Lo ricorda la Comunità di Sant’Egidio dopo il naufragio al largo della Libia che sabato scorso ha causato 90 vittime.
Esprimendo cordoglio ai familiari dei migranti dispersi nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa la Comunità sottolinea: "È inaccettabile continuare ad assistere a queste stragi del mare senza cambiare le regole in vigore e, tra l’altro, lasciando che i sopravvissuti vengano rispediti in Libia, dove tutti sanno in quali condizioni sono detenuti. Come ha ricordato oggi (domenica 3 aprile, ndr) Papa Francesco, occorre non restare indifferenti e 'riconoscere i bisogni di quanti lottano tra le onde del mare, sbattuti sulle rocce di una riva sconosciuta'".

Per Sant'Egidio "prima di tutto l’Europa deve riprendere le operazioni di soccorso e di salvataggio di chi rischia la vita nel Mediterraneo. In secondo luogo vanno superati i criteri di Dublino che penalizzano fortemente i Paesi di prima accoglienza". Poi, appunto, applicare nuove politiche che introducano la possibilità di ingresso per motivi umanitari anche ai profughi degli altri conflitti in corso. "In questo senso il modello dei corridoi umanitari, che Sant’Egidio ha portato avanti dal 2016 con diversi alleati in Italia, Belgio, Francia e Andorra – permettendo l’arrivo in Europa di oltre 4.500 persone - dimostrano la possibilità concreta non solo di accogliere ma di potere integrare. - commenta l'organizzazione - È necessario al tempo stesso stabilire quote più ampie per ingressi regolari per motivi di lavoro, come richiedono ormai da tempo molti imprenditori nel settore agricolo come in quello industriale e dei servizi alla persona. In assenza di nuove politiche sull’immigrazione saranno inevitabili nuove tragedie del mare e nel deserto africano". 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)