Palermo, Shapoor Safari riabbraccia la famiglia

Atterrato all'aeroporto Falcone e Borsellino il volo che ha portato in Italia la famiglia dell'uomo, cuoco di Moltivolti a Ballarò. Safari: "Avremo modo di recuperare il tempo perso". Arestivo (Moltivolti): "Adesso non dimentichiamo tutti gli altri"

Palermo, Shapoor Safari riabbraccia la famiglia

Grazie alla forte e capillare rete di solidarietà di Palermo, fatta di tanti cittadini e associazioni, la famiglia afghana di Shapoor Safari,  è riuscita ad arrivare lunedì sera nel capoluogo siciliano. Un ruolo centrale in tutta l'attivazione della macchina di solidarietà l'ha avuto MoltiVolti di Ballarò che ha avviato una raccolti fondi.

"Una gioia molto emozionante - ha detto Shapoor Safari - perché non abbracciavo la mia famiglia da venticinque anni. Avremo modo di recuperare insieme tutto il tempo che abbiamo perso. Tutto è stato particolarmente difficile; è stata dura ma, quello che conta è che alla fine, ce l'abbiamo fatta grazie all'aiuto di tante persone che mi sono state vicine e sono riuscite a far arrivare qui le mie sorelle, i miei nipoti e i miei nipotini." Ad aspettare la famiglia c'era anche Feroz con un grande mazzo di fiori in mano e un grande sorriso; è un cugino di Shapoor arrivato da Francoforte per riabbracciare la moglie Waheda che non vede da cinque anni. Era riuscito a trasferirsi in Germania qualche anno fa e trovare lavoro in una friggitoria, il suo sogno è quello di poter andare a vivere con la moglie a Francoforte. La famiglia è stata sottoposta ad una quarantena sanitaria obbligatoria di dieci giorni, trascorsi i quali, la loro nuova vita a Palermo inizierà con una grande festa nel cuore di Ballarò, organizzata per loro dal loro amato Shapoor.

"Ha vinto, grazie alla solidarietà e l'accoglienza di Palermo la giustizia perché abbiamo dato la possibilità a queste persone di fuggire da Kabul. Adesso non dimentichiamo tutti gli altri. Non appena la famiglia, che per adesso si trova a casa di Shapoor, completerà la quarantena, ci sarà modo di capire, attraverso il nostro lavoro capillare di rete con le varie realtà associative, dove potrà essere ospitata. L'idea, proprio perché ci sono pure bambini, è quella di trovare un luogo in cui possano rimanere insieme senza separazioni. Siamo molto contenti di poter raccontare le storie di queste donne, di questi bambini, di questi giovani uomini che per una volta arrivano nel nostro Paese e non vengono trattati come numeri, ma come persone vere e proprie - sottolinea Claudio Arestivo, socio fondatore di Moltivolti -. Sembrava tutto impossibile, ma invece con tenacia siamo riusciti, grazie all'impegno e alla sensibilità di tante persone a raggiungere l'obiettivo. Abbiamo fatto il nostro dovere cercando nel nostro piccolo di innescare i semi del cambiamento sociale che si fondano sull'accoglienza. In queste ore, abbiamo ricevuto chiamate da altre parti d'Italia di persone che vogliono sapere come fare arrivare altre famiglie afghane."

Lunedì notte, alle 23 circa, all'aeroporto Falcone Borsellino la famiglia afghana del cuoco Shapoor Safari, anima di Moltivolti, ristorante e impresa sociale nel cuore di Ballarò è atterrata a Palermo. Qualche settimana fa era stato lanciato un crowdfunding  sulla piattaforma GofundMe che aveva raggiunto la cifra necessaria per mettere in salvo i profughi, raccogliendo oltre diecimila euro in pochi giorni grazie alla generosità di molte persone vicine alla causa.

Si tratta di dieci persone, tra cui sei donne e due bambini messi in salvo dall'inferno afghano. Dopo aver lasciato qualche settimana fa, non senza pericoli e problemi, l'Afghanistan attraverso il confine con il Pakistan ed essere rimasti per lungo tempo nella capitale pakistana Islamabad in attesa dei visti per raggiungere il nostro paese, la famiglia Safari ha finalmente raggiunto Palermo e ha potuto riabbracciare dopo 25 anni il loro amato Shapoor. Ad accogliere la famiglia in aeroporto il sindaco Leoluca Orlando, che si è molto speso nelle settimane passate con l'ambasciatore italiano in Pakistan per aiutare la famiglia a varcare il confine con l'Afghanistan e ricevere la documentazione necessaria per il viaggio.

Tra le dieci persone, c'è una giovane donna che ha studiato per diventare ostetrica che ha fatto nascere molti bambini e lavorava in un ospedale, ma da quando i talebani hanno ripreso il potere le è stato vietato di lavorare. C'è la sorella maggiore di Shapoor che per tanti anni ha lavorato come addetta alle pulizie negli uffici delle Banca Centrale dell'Afghanistan, riuscendo così a dare stabilità economica alla sua famiglia. C'è anche un giovane giornalista e blogger, che nel corso degli anni ha più volte denunciato attraverso il network d'informazione indipendente che aveva fondato, casi di storture e corruzione del suo paese, è stato minacciato più volte dai talebani e ha dovuto trascorrere lunghi mesi nascosto prima di avvicinarsi al confine pakistano e riuscire a fuggire. Ci sono due bambini piccoli con le loro mamme, accolti con regali e abbracci in aeroporto, sul loro volto nessuna traccia di stanchezza o tristezza, solo un grande sorriso e tutto l'entusiasmo e la gioia, tipica dei bambini per le nuove avventure.

Fondamentale per la riuscita di tutte le operazioni è stato anche il contributo di REACT, associazione no profit inglese fondata da Giovanna Stopponi che dal 2007 si occupa di rifugiati. "Siamo sollevati di essere riusciti ad aiutare questa famiglia ma non dimentichiamo tutti gli uomini le donne e i bambini che dovrebbero essere accolti in maniera sicura e legale quando ciò si renda necessario e che purtroppo ora non lo sono.  Il nostro lavoro dimostra che questo e’ possibile quando esiste un forte sforzo dal basso, una volontà politica e un connubio tra le realtà sociali - racconta Giovanna Stopponi -. Ci sono state diverse criticità durante questo percorso, da Kabul al confine pakistano con notevoli rischi per l’incolumità di queste persone, all’arrivo in Pakistan per l’ottenimento dei visti necessari per lasciare il paese."

"Da oggi altri dieci afghani saranno dieci palermitani perché questa città li accoglie - ha detto il sindaco Leoluca Orlando -   l'accoglienza non è soltanto aspettare che qualcuno arrivi ma anche fare in modo che qualcuno si possa mettere in salvo rispetto alla morte, alla tortura e alla violenza. Questa sera Palermo, che si conferma città dell'accoglienza, è come una nave nel Mediterraneo che salva un naufrago, questa è una famiglia di naufraghi arrivati dal cielo, in aereo, e Palermo è pronta ad accoglierli."

Serena Termini

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)