Salute mentale, lavoro e inclusione alla bottega equo solidale

Cinque le persone con situazioni di disagio e fragilità hanno trovato un lavoro a "Equonomia", che a Palermo punta sull'inserimento lavorativo. "La disabilità mentale continua a spaventare più di quella fisica" 

Salute mentale, lavoro e inclusione alla bottega equo solidale

Angelo e Antonino sono sereni e contenti di lavorare, ogni giorno, per una parte della giornata, a Equonomia, la bottega biologica e di commercio equo solidale gestita dal 2014 dalla cooperativa sociale omonima. La realtà, da sempre attenta a valorizzare i prodotti dei paesi in via di Sviluppo (Africa, America Latina, Asia) delle persone con povertà e fragilità, ha deciso a Palermo di puntare sull'inserimento lavorativo di persone con problemi di salute mentale.

In collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell'Asp sono avvenute cinque assunzioni. Dopo il primo inserimento lavorativo di Angelo che oggi ha 55 anni, avvenuto nel 2015, ne sono seguiti altri quattro. L'ultimo è stato quello di Antonino, laureato in economia che si occupa di attività contabili. Tre persone hanno avuto un contratto di lavoro stabile a tempo indeterminato mentre altre due lo hanno a tempo determinato. Si tratta di persone che avevano alle spalle anni di disagio e di permanenza, non sempre proficua, dentro le comunità terapeutiche assistite.

Dalla forte espressività degli occhi di Angelo traspare tutto il suo entusiasmo per il lavoro."Grazie al lavoro per me è avvenuta una vera e propria rinascita - racconta Angelo -. Dentro la comunità mi sentivo una persona morta e a 50 anni pensavo di non avere più speranze. Oggi, con il mio gruppo di lavoro è nato un bel rapporto di amicizia fraterna perché ci stimiamo e ci vogliamo un gran bene. Ho iniziato con una borsa lavoro nel 2009 di pochi mesi e poi sono stato assunto nel 2015 diventando pure socio della cooperativa. Inizialmente stavo all'orto-frutta mentre adesso sistemo i prodotti e sto alla cassa. Ho una fidanzata e vivo da solo in una mia casetta; sto bene pur consapevole della mia compensazione farmacologica. Con la clientela si è ormai raggiunto un bel rapporto. Vorrei ricordare che siamo 'malati' ma non 'stupidi' e quindi in grado di sapere fare tante cose e soprattutto di avere una vita normale uguale a quella degli altri. Purtroppo soffro periodicamente di gravi problemi alla schiena. Quando non mi sento bene, è bello scambiare qualche parola con Daniele che mi ascolta con grande pazienza. Ormai sono quasi 6 anni che sono in Equonomia e per me è un grande traguardo della mia vita".

L'ultimo assunto è invece Antonino, 46 anni, laureato in economia e finanze e da sempre attivo per i diritti delle persone con disabilità. La sua assunzione è avvenuta tramite l'Isil (Inclusione Sociale e Inserimento Lavorativo) del dipartimento di salute mentale dell''Asp."Ho avuto questo lavoro come Piano Terapeutico Individuale (PTI). Ho iniziato quindi questo lavoro che sta andando bene. Mi occupo di registrazione delle fatture - racconta Antonino - e di mansioni legate ai miei studi. Ci tengo a dire che sono stato assunto lo scorso marzo in piena emergenza sanitaria di Coronavirus. Dopo anni di sofferenza e di attesa, riconosco che il lavoro è un aspetto importantissimo per il nostro benessere psico-fisico. Ricordiamoci, che la disabilità mentale continua a spaventare più di quella fisica. Purtroppo, la società nei confronti delle persone con disagio mentale è dura e piena di pregiudizi. Meno male che esistono queste realtà dove invece vieni valorizzato per le capacità che hai senza essere etichettato da nessuno. Mi aspetto soprattutto che siano le istituzioni a capire di più il mondo del disagio mentale che a livello lavorativo è stato sempre fortemente discriminato. Dobbiamo uscire da una logica solo paternalistica che ci vede come dei 'poverini' relegati a fare delle mansioni inferiori a quelle di altri. Siamo in molti casi persone formate culturalmente che possono contribuire positivamente alla società. Occorre, quindi, che le figure professionali competenti, di pubblico e privato, favoriscano progetti di integrazione sociale che bilancino la vita di relazione con il supporto farmacologico. Solo in questa prospettiva, la persona con disagio mentale può riconquistare una autonomia significativa per il suo futuro di vita".

"Abbiamo scelto di coinvolgere nel nostro progetto persone della città con alcune fragilità legate alla salute mentale. Dopo avere iniziato con borse lavoro e piccoli tirocini formativi, con la cooperativa sociale, abbiamo pensato che potesse essere importante dare maggiore continuità e stabilità economica ad alcune di queste persone che spesso vivono forme di emarginazione sociale - dice Emanuela Giarraffa, socia fondatrice dal 2006 -. Il lavoro fa crescere a poco a poco la loro autostima, li gratifica e gli dà una certa serenità psico-fisica. Naturalmente, sono tutte persone che hanno consapevolezza del loro disagio ma che, nello stesso tempo, sono riuscite a raggiungere un equilibrio. In tutti quanti abbiamo riscontrato il raggiungimento di risultati molto positivi sul piano del benessere sia psicologico che relazionale".

"L'arricchimento umano è stato finora molto bello - continua Daniele Panepinto, pure lui socio-fondatore -. Sicuramente il lavoro è un sostegno ed un accompagnamento all'autonomia molto importante per la loro salute. La cooperativa è riuscita a realizzare solo con i frutti della sua attività economica questi inserimenti lavorativi senza finanziamenti esterni. In questo modo parliamo di una realtà di commercio equo solidale che ha sposato coraggiosamente il sociale, offrendo opportunità lavorative a persone  in difficoltà. Si tratta di una scommessa alta che invitiamo, però, anche altre realtà a fare. Il livello di efficienza e di produttività delle persone inserite è alto perché ci sono risultati concreti rilevanti. Occorre, quindi, aprirsi e dare fiducia a chi può dare tanto agli altri con il suo impegno. La persona con fragilità mentale, se ben accompagnata, è capace di contribuire concretamente alla crescita del territorio. In collaborazione con il privato sociale, desideriamo, quindi, che le istituzioni trovino le strade per valorizzare pienamente queste persone come risorse lavorative".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)