Samos, polveriera migranti

In Grecia, nell’isola di Samos, si rischia una grave crisi umanitaria: oltre 4.000 migranti e rifugiati sono intrappolati in condizioni terribili, mentre le tensioni con la popolazione locale vanno via via inasprendosi. Oltre alla più nota situazione nell’isola di Lesbo, l’hotspot di Samos, che può accogliere solo 1.500 persone, è sovraffollato all’inverosimile. Perciò, all’esterno del campo, le rigogliose colline coperte di pini della bella isola dell’Egeo sono tappezzate di tende e baracche precarie, senza elettricità, con pochi punti per la distribuzione dell’acqua e una ventina di toilette. Rarissimi i medici e gli psicologi. I volontari di qualche Ong locale cercano almeno di lavare le lenzuola per impedire il degrado totale. Ma d’inverno fa freddo, il cibo è scarso e accanto agli accampamenti spontanei si ammassano montagne di rifiuti e topi. L’assenza di servizi e la presenza, a ridosso della città, di migliaia di donne, uomini e bambini disperati stanno mettendo in difficoltà la convivenza con i 33 mila abitanti di Samos, che normalmente vivono di turismo e cominciano a manifestare insofferenza.  

Samos, polveriera migranti
Lo racconta Sir  Stamatis Vlachos, project manager di Caritas Hellas (Caritas Grecia). In Europa c’è stato lo scorso anno un calo complessivo degli arrivi (139.300 nel 2018) e un cambiamento delle rotte migratorie: la Grecia risulta al secondo posto dopo la Spagna, con circa 32.500 persone rispetto alle 30.000 del 2017.  Dopo la crisi del 2015 con un 1 milione di arrivi attraverso la rotta balcanica e gli accordi con la Turchia nel 2016 per il blocco delle frontiere, «le persone stanno ricominciando a sbarcare sulle isole...