Ripresa della Serie A, il dottor Rezza è cauto: «Se si dovesse giocare, meglio a porte chiuse. E massimi controlli»

Il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, conferma la linea di cautela: «Si tratta di uno sport di contatto, necessari controlli assidui». La Figc vorrebbe far ricominciare il campionato nel weekend del 30-31 maggio, ma mettere in pratica le linee guida non sarà semplice

Ripresa della Serie A, il dottor Rezza è cauto: «Se si dovesse giocare, meglio a porte chiuse. E massimi controlli»

L’Istituto superiore di sanità conferma la linea di cautela sulla ripartenza del campionato di Serie A di calcio: «Si tratta di un gioco che mette a contatto gli atleti - ha dichiarato il professore Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Iss - Se si giocasse sarebbe bene farlo a porte chiuse. Nel momento in cui decidessero di ricominciare, ci sarebbe bisogno di grandissimi controlli molto assidui. Bisogna capire cosa succede anche a livello europeo. Ci sono dunque una serie di problemi molto complessi, una scelta che comunque a me lascia molto perplesso non per il campionato italiano ma per l’Europa in generale. Sta comunque ad altri decidere».

Altri infettivologi, con cui si è confrontata la Figc, avrebbero espresso un parere diverso da quello di Rezza. Il presidente Gravina resta ancorato alle parole del ministro Spadafora che ha promesso di riaprire gli allenamenti il 4 maggio se le cose dovessero migliorare in maniera significativa. Ma in attesa di capire se il calcio potrà mettersi in movimento, 56 giorni dopo l’ultima partita, ci si interroga su come farlo in condizioni di totale sicurezza. L’idea, sulla quale si sta ragionando da giorni, è costituire una specie di bolla protettiva in cui tenere le squadre.

Però mettere in pratica le linee guida dei medici non sarà facile: solo 11 club su 20 in Serie A hanno un centro sportivo in grado di accogliere le squadre a dormire. E anche le più attrezzate, come Inter e Milan, potrebbero essere costrette a rivedere i piani. Perché il gruppo, per vivere in una zona “virus free”, dovrà essere allargato oltre che a medici, magazzinieri, fisioterapisti e massaggiatori, anche al personale di servizio. Non ci sono camere per tutti. Solo la Juve, che un albergo ce l’ha, potrebbe essere in grado di affrontare la situazione senza problemi. Le altre società dovranno affittarne uno.

Sarà una settimana decisiva. Il calcio ha una sua idea di ripartenza: visite dal 27 aprile, allenamenti dal 4 maggio, campionato dal weekend del 30-31 dello stesso mese, anche se la Lega vorrebbe partire una settimana prima.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: giovanni rezza (1), istituto superiore sanità (1), coronavirus (169), sport (72), serie a (9)