Difendere il diritto degli anziani a invecchiare a casa propria

L’analisi dell'associazione "Abitare e Anziani". Adeguare ai nuovi bisogni i modelli abitativi, ridurre le barriere architettoniche, un sistema continuo di assistenza sociosanitaria e rendere sempre più disponibili i servizi di tecno-assistenza intelligente, tra le priorità.

Difendere il diritto degli anziani a invecchiare a casa propria

Ripensare le relazioni con la casa e il contesto di quartiere per difendere il diritto degli anziani a invecchiare a casa propria. Un obiettivo che passa per l’adeguamento ai nuovi bisogni dei modelli abitativi, la riduzione delle barriere architettoniche, un sistema continuo di assistenza sociosanitaria (nel quadro di Piani di zona integrati con la dimensione urbanistica) e rendere sempre più disponibili i servizi di tecno-assistenza intelligente.

Il tema, che apre molte riflessioni e interroga diversi interlocutori, è stato al centro del  seminario nazionale su nuovi modelli abitativi e welfare di prossimità, promosso dall’associazione Abitare e Anziani (AeA) lo scorso 19 luglio a Roma.

«La stragrande maggioranza delle persone anziane – spiega Claudio Falasca direttore di AeA – chiede di poter invecchiare in casa. Nel nostro paese questa scelta ha un valore del tutto particolare tenuto conto che in larga percentuale gli anziani italiani sono proprietari della casa in cui vivono. Ma la possibilità di assecondare questo loro diritto, senza che sia penalizzante, dipende in larga misura dalla qualità della loro abitazione e da quella del welfare di prossimità in cui l’abitazione è situata».

La sfida prima di tutto è culturale. «Come si comprende – prosegue Falasca – il problema che ci troviamo di fronte non è dei più semplici. Ripensare i modelli abitativi; costruire un rapporto di coerenza tra dimensione urbanistica e dimensione sociosanitaria; abbattere le barriere; rendere smart il sistema dei servizi socioassistenziali, significa mettere le mani su materie particolarmente “sensibili’” sia culturalmente “il senso della casa” e sia politicamente “gli interessi sottesi all’organizzazione urbana”. Evidentemente non è una trasformazione che può essere realizzata in tempi brevi, richiede invece un lungo lavoro nel corpo della società costruito sulla base di processi partecipativi sostenuti da un chiaro progetto culturale e politico».

La risposta, secondo l’associane, passa dal realizzare città e case in modo compatibile con le esigenze dell’intero arco di vita delle persone, non solo perché più accoglienti per tutti, ma anche perché possono prevenire i rischi di fragilità in vecchiaia, generando una minore domanda sanitaria.

Occorre cioè produrre una nuova offerta abitativa in grado di mettere le persone in condizione di cercare e trovare autonomamente risposte efficaci ai propri bisogni, riducendo le barriere che i più diffusi modelli abitativi e di organizzazione urbana oggi propongono ai soggetti fragili, a causa dell’età o di altre disabilità. 

Esperienze a cui guardare esistono già negli Stati Uniti, in Canada nel Nord Europa dove si diffondo modelli d’intervento diversi: abitazioni singole o raggruppate, dotate di alcuni servizi di base (in genere una portineria-reception o operatori con funzioni di primo contatto, servizi di allarme o telesoccorso, monitoraggio e servizi di rassicurazione) e altri servizi fornibili a richiesta (ristorante o preparazione dei pasti, spesa, ritiro della posta, pulizie domestiche, assistenza alla persona). Soluzioni che prevedono quasi sempre anche spazi comuni, iniziative di aggregazione e socializzazione, centri benessere e servizi di prevenzione o sostegno alle esigenze sanitarie di base.

Anche in Italia ci sono esempi significativi. Falasca indica ad esempi i “villaggi” per le persone con demenza, “Il Paese Ritrovato” e del “Villaggio A”, in corso di realizzazione rispettivamente a Monza e a Cardano al Campo a Varese, che si ispirano alla esperienza olandese del “villaggio” “Hogewyek” a Weesp. L’obiettivo di tutte i nuovi modelli è comunque unico: garantire alla popolazione anziana (ma non solo) di abitare in autonomia in una cornice di tutela e assistenza leggera.

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Parole chiave: Anziani (187)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)