Monachesimo e paesaggio, un rapporto indelebile e fecondo

Il primo seminario dedicato al “paesaggio monastico”, dal 12 al 14 maggio a Praglia, intende studiarne le origini, in ambito artistico e architettonico, ma anche ideale e religioso, per provare a individuare un modello applicabile anche alle sfide imposte dalle attuali trasformazioni.

Monachesimo e paesaggio, un rapporto indelebile e fecondo

La regola di san Benedetto è stata e può essere ancora ispiratrice di un valido progetto “architettonico-ambientale”?
Intende verificarlo il progetto “Armonie composte”, nato dalla collaborazione tra abbazia di Praglia e università di Padova e volto ad approfondire la conoscenza del sistema benedettino di progettazione e cura del territorio, basato sulla peculiare impostazione della vita comunitaria indicata dal pensiero monastico.
Il progetto, guidato da un comitato scientifico di cui fanno parte docenti dei dipartimenti dei Beni culturali e di Ingegneria edile e ambientale dell’ateneo padovano e monaci benedettini, vuole diventare occasione di un ampio confronto tra varie discipline, attraverso un ciclo di incontri seminariali a cadenza annuale sul tema del paesaggio monastico nelle sue molteplici valenze per interpretare, e quindi tutelare, il territorio che di questo intervento è esito storico.
S’intende inoltre riflettere sulle modalità con cui il pensiero e la tradizione benedettina possono rappresentare un modello utile anche oggi, per affrontare le sfide imposte dalle attuali intense trasformazioni del territorio, nelle sue articolazioni tra aree urbane periurbane e rurali, e dal degrado che spesso ne consegue.

Il primo di questi incontri, dal titolo “Armonie composte. Il paesaggio costruito, il paesaggio nell’arte”, si svolgerà dal 12 al 14 maggio nel centro convegni dell’abbazia di Praglia, articolandosi in interventi e sopralluoghi, concentrandosi sull’inquadramento generale del tema e sullo specifico approfondimento del rapporto tra il pensiero benedettino, la sua ricaduta sul territorio e il contributo delle diverse espressioni artistiche nella elaborazione del concetto di paesaggio, con particolare attenzione al contesto rurale.
«Abbiamo intitolato il seminario “Armonie composte” – spiega Elena Svalduz, curatrice del seminario insieme a Gianmario Guidarelli – perché guardando questo ambiente dal punto di vista della storia dell’architettura, si coglie la capacità di mettere in dialogo l’architettura con il territorio, costruendo un paesaggio armonico. Il segreto sta nella capacità di costruire una dimensione esteriore che sia specchio dell’armonia dell’anima. C’è una rispondenza armonica tra microcosmo e macrocosmo. Partendo da qui intendiamo aprire una prospettiva sul passato, sul presente e sul futuro, attorno al tema del paesaggio, che è molto complesso ma si presta a una lettura trasversale, interdisciplinare. Nella fattispecie ci rivolgiamo allo studio del paesaggio monastico, perché i monaci, seguendo la regola benedettina, sono forse stati i primi “costruttori di paesaggio”. Intendiamo verificare come il pensiero e la tradizione benedettina possano rappresentare un modello utile anche oggi, per affrontare le sfide imposte dalle attuali intense trasformazioni del territorio e dal degrado che spesso ne consegue».

Questo primo seminario interpella come discipline privilegiate la storia dell’architettura e la stora dell’arte, ma ci saranno anche interventi di carattere generale, di tipo geografico e giuridico, uniti a studi specifici come quello relativo alle rappresentazioni di paesaggio nei chiostri monastici.
«Abbiamo pensato – spiega ancora la curatrice – anche a delle visite, per toccare con mano questi luoghi privilegiati: quest’anno ne abbiamo scelti due, l’abbazia stessa e villa dei Vescovi a Luvigliano, che sono snodi territoriali di primaria importanza. A Praglia, per esempio, nel rinascimento, che è il momento in cui si riformula il concetto di paesaggio, viene scelto un nuovo asse direzionale che riordina il complesso monastico tenendo conto dell’orientamento naturale di alcuni elementi del territorio come le pendici delle alture vicine e le loro flessioni».

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